Caffaro Brescia, iniziata l'operazione di abbattimento di cromo e clorati
I primi a cadere sono stati i ciclopici silos di Caffaro, rimasti sdraiati a terra per poi essere «lavati» dagli inquinanti e smaltiti, primo segno tangibile dell’addio che la storica fabbrica si prepara a dichiarare alla città. Ma ora, dopo mesi e mesi di lavori snodati su sei cantieri paralleli, si è arrivati a una delle fasi clou: l’accensione dell’impianto di trattamento dell’acqua di falda, un ingranaggio fondamentale che ha l’obiettivo di aggredire uno dei problemi chiave del sito, ossia l’alta concentrazione di cromo esavalente e di clorati, sostanze che saranno abbattute.
Via Nullo, anno 2023: a chi è capitato di passare davanti alla cittadella industriale che, con i suoi 110mila metri quadrati, resta incastrata tra le vie Morosini e Milano, non sarà sfuggito il via vai di mezzi, attrezzature e operai, come pure quei continui rumori a modi centrifuga, il borbottio delle pompe e delle macchine che lavano e bonificano i residui dell’azienda che fu. Alla regia del primo atto di quello che è stato battezzato come il primo gran cantiere della fase di rinascita dello spazio c’è Caffaro Brescia Srl, i cui operai non hanno mai smesso di presidiare la cittadella e di fare da «sentinelle» alla città per tenerla al sicuro dalla fuoriuscita dei veleni.
I costi

Il cronoprogramma si è scontrato con la difficoltà nel recupero dei materiali. E proprio per questo, qualche mese di ritardo ci sarà: se non ci saranno altri intoppi, l’azienda riconsegnerà le chiavi del sito a dicembre. Due i filoni operativi principali: lo smantellamento del sito produttivo e la realizzazione della nuova barriera idraulica, il sistema di pozzi che fa da «diga» agli inquinanti, impedendo cioè alle sostanze chimiche di intaccare ulteriormente terreni, acque, rogge. In poco più di due anni - da quando cioè è cessata la produzione, nel settembre 2020 - l’azienda ha dovuto sborsare oltre 13 milioni di euro (13.100.000 per l’esattezza).
«Nel 2021, a seguito dei provvedimenti disposti dall’Autorità Giudiziaria e a fronte degli impegni assunti con il Ministero della Transizione ecologica ed i vari enti di vigilanza interessati, l’operatività della società ha incluso anche la realizzazione di alcuni impegnativi interventi di adeguamento della barriera idraulica esistente - rimarca l’azienda -. Nonostante le difficoltà contingenti legate soprattutto all’esorbitante aumento dei costi energetici e ai ritardi nell’approvvigionamento dei materiali, dal settembre 2020 Caffaro Brescia Srl in liquidazione ha assicurato un regolare avanzamento di tutti i lavori sopportando oneri significativi e crescenti».Il solo mantenimento in funzione della diga anti-veleni con il trattamento dell’acqua di falda è costato (dal 1° settembre 2020 al 31 dicembre 2022) 7.100.000 euro: di questi, 3.300.000 euro sono stati spesi solo per l’approvvigionamento di energia elettrica.
I lavori
Ma nel sito, che cantieri ci sono? I lavori di dismissione procedono secondo quanto previsto dal Piano di decommissioning presentato agli enti e autorizzato nel corso del 2021. Il piano articola gli interventi secondo lotti omogenei (lotto serbatoi, lotto elettrico...) e prevede specifiche operazioni di lavaggio e bonifica delle apparecchiature e delle linee prima di procedere alla loro demolizione. «Le modalità di lavoro da eseguire sono oggetto di confronto di carattere tecnico con gli enti e il quadro dei lavori svolti è regolarmente comunicato con frequenza quindicinale. Oltre al personale e ai Consulenti tecnici di Caffaro Brescia sono coinvolte società esterne che forniscono operatori e attrezzature specializzate».
Il fatto di avere diversi cantieri operativi all’interno del sito deriva anche da questo e offre la possibilità di accelerare e ottimizzare i tempi. Il conto della sola dismissione della porzione del sito occupata da Caffaro Brescia è stato di circa 3,8 milioni.
Quindi, il capitolo barriera idraulica. Lungo il confine meridionale del sito, lato via Morosini, sono stati realizzati i due nuovi pozzi destinati all’emungimento dell’acqua di falda: «Si tratta di pozzi a doppia canna, che raggiungono 90 metri di profondità massima. Attualmente - spiega l’azienda - si stanno completando le attività di progettazione degli impianti di trattamento dell’acqua di falda emunta da questi due nuovi pozzi e si è nella fase di avvio dell’impianto di trattamento dell’acqua di falda emunta da sette piezometri». L’operazione «abbattimento del cromo» è iniziata.
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