I primi anni Dieci del 2000 tra metro, Brebemi e Corda Molle

Tra inaugurazioni e grandi incompiute, la Leonessa prosegue la corsa verso il futuro che si declina ancora una volta nelle forme di importanti infrastrutture per la mobilità. Lo fa a dispetto di tutto, a cominciare dalla crisi economica che morde come non mai da decenni e che a fine 2014 farà registrare sulle colonne del GdB il record di disoccupazione in Italia del 13,2%. O, per leggere il fenomeno in chiave bresciana, un crollo della domanda tale da dimezzare la produzione siderurgica locale, il licenziamento di ottomila addetti nel settore edile e il raddoppio delle sentenze della sezione fallimentare del tribunale cittadino, tra il 2008 e il 2014 (da 199 a 392). Sfidare l’onda della crisi partita dal collasso dei mutui subprime americani è un azzardo: alla Leonessa va riconosciuto coraggio.
Parte la metro
Il giorno in cui simbolicamente si riassume lo slancio verso il domani e una nuova idea di mobilità (negli auspici non solo urbana) è il 2 marzo 2013: il giorno in cui 100mila bresciani salgono sulle carrozze del metrò (o Metrobus come ancora si usava chiamarlo con un nome di progetto già di fatto accantonato). Si inaugura un sistema costato (a Brescia, Regione e Stato) 935 milioni di euro, un decennio di cantieri e una lunga incubazione, visto che Asm iniziò ad abbozzare una metropolitana leggera nel 1986.
I dati
L’impatto di quella che il GdB del giorno dopo ricorda essere stata indicata come «un’opera per la comunità, un segno della capacità amministrativa e imprenditoriale di Brescia» è enorme: accorciate le distanze, modificati i luoghi della città, ridisegnata la mobilità interna ma non solo, alleggerita la viabilità di superficie (anche con un riduzione di 1 milione di km del tpl di superficie, ridefinito in molte sue parti). I passeggeri – è il bilancio riportato nei mesi a seguire dal GdB – sono 12 milioni il primo anno, raggiungono i 18 milioni nel 2019 e si attestano dopo la flessione Covid a oltre 17 milioni nel 2024. «Sarà motore di sviluppo» l’auspicio espresso dall’allora sindaco Adriano Paroli. Resta di attualità l’intenzione di prolungamento verso la Valtrompia.

West-west-west
Ben prima dell’avvio della metro e della festa oceanica del varo, la Leonessa taglia un altro significativo traguardo sul fronte trasporti. Se il nuovo millennio si era aperto con l’apertura della nuova 510 bis (2003), tesa come una corda a monte della sponda bresciana del Sebino, che liberava i paesi rivieraschi da un traffico insostenibile – anche il decennio seguente porta con sé una rivoluzione (auspicata, forse non tale nei numeri...) per gli spostamenti verso ovest: la Brebemi. L’autostrada A35 che, lo dice l’acronimo, nasce come alternativa all’A4 tra loro le province di Brescia, Bergamo e Milano, dopo lunga gestazione progettuale vede avviati i lavori il 22 luglio 2009, salutati dall’allora premier Silvio Berlusconi, e attivata la circolazione il 23 luglio 2014, col fatidico nastro tagliato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.
Il percorso
Successioni politico-istituzionali a parte, ci sono nel mezzo 5 anni esatti, serviti a dare concretezza d’asfalto a 62 km di arteria, costati 2,3 miliardi di euro e scaturiti da un percorso iniziato nel 1994, quando di fatto viene costituita BreBeMi, società che unisce Camere di Commercio, Province e associazioni industriali dei tre territori assieme a quelle di Cremona, accanto a Banca Intesa.
Una moderna arteria che non raccoglie per più ragioni – buon ultimo la consistenza dei pedaggi – il successo di utenza immaginato (la media dei veicoli in transito giornalmente nel primo anno è di circa 14-15mila contro i 50mila stimati) ma che con il passare degli anni finisce col riequilibrare il trend, per il quale lo scorso anno lo stesso dato è pressoché raddoppiato (27mila veicoli/giorno), al punto che la società, ora controllata da Concessioni Autostradali Lombarde (Anas e ad Aria di Regione Lombardia) e dalla spagnola Aleatica, potrebbe stando alle previsioni arrivare all’utile nel 2027. Si vedrà.

L’inaugurazione
L’inaugurazione resta comunque specchio delle speranze del momento. Per Francesco Bettoni, allora presidente della Cdc e primo promotore del progetto, Brebemi sarebbe stata anzitutto «scintilla per il rinascimento economico della Lombardia», a conferma di quanto pesasse ancora lo spettro della crisi iniziata nel 2008.
In Valcamonica
Dalla Bassa alla Valcamonica, ecco andare a buon fine un altro capitolo che pareva infinito, fra ritardi, polemiche, imprevisti. L’edizione del GdB del 7 febbraio 2013 restituisce la cronaca dell’apertura dell’ultimo lotto della nuova Statale 42: gli 8,5 km fra Nadro di Ceto e Berzo Demo. Un tratto che sgrava del traffico da e per l’Alta Valcamonica gli abitati fra Capo di Ponte e Berzo Demo, per realizzare il quale sono stati scavati due tunnel, compresa la «Sellero» che coi suoi 5.047 metri è la più lunga gestita da Anas. I costi – oltre a quelli in termini di vite umane dei due addetti morti in altrettanti infortuni durante la costruzione – sono stati di 195 milioni, complice la dilatazione dei tempi: l’iter di realizzazione, avviato negli anni ‘90, si è tradotto in cantieri solo tra il 2009 e in opera finita nel dicembre 2012.
La Corda Molle
A completare l’intricato quadro delle opere della viabilità bresciana che vedono la luce nel periodo, ci sono i primi 17 dei 30 km totali della Corda Molle. La prima firma (di Provincia e Regione) per quel progetto di una strada di gronda che sfruttando l’asse della Sp19 alleggerisca il capoluogo dal traffico, è del 1994. E se è nel 2000 che Centropadane, allora concessionaria per l’A21, mette sul piatto 300 milioni di euro per fare della strada un raccordo autostradale fra Ospitaletto (A4) e Poncarale (A21), è solo il 3 febbraio 2012 che – dopo un investimento di 206 milioni – viene inaugurata la tratta Azzano-Fascia d’Oro. Titola il GdB del giorno dopo: «Ore 14.46: auto e camion padroni della Corda Molle».

I restanti 13 km
Ma i restanti 13 km, vale a dire il raddoppio della Sp19 tra Ospitaletto e Azzano? Attenzione perché è lì che affonda le radici la querelle sul pedaggio delle cronache più recenti. Mancato il rinnovo della concessione per l’A21, Centropadane (che ha investito in totale 525 milioni – ferma i lavori, con costi che lievitano ed espropriati che attendono i soldi dovuti. L’empasse si sblocca nel 2015 con l’assegnazione della concessione al gruppo Gavio, che apre alla definizione dell’intervento mancante sulla Corda Molle dal 2019 e l’avvio delle ruspe a Fenili Belasi dall’anno dopo. Investimenti che prevedono ristori tramite pedaggio. A far data da quando ancora non si sa: una pagina della nostra storia (e del GdB) ancora da scrivere.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@News in 5 minuti
A sera il riassunto della giornata: i fatti principali, le novità per restare aggiornati.
