Scorribande dei cinghiali in Valtrompia, l'allarme degli agricoltori

La presenza dell’ungulato è sempre più dannosa. Le soluzioni adottate «non sono sufficienti»
I prati danneggiati dal passaggio notturno dei cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
I prati danneggiati dal passaggio notturno dei cinghiali - © www.giornaledibrescia.it
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Le scorribande dei cinghiali non sono certo cosa nuova in Valtrompia, specialmente nei prati, nei campi e nelle malghe che punteggiano il territorio dell’Alta Valle. Di recente, se possibile, la situazione sembra però essere sfuggita di mano rispetto agli anni passati. A denunciarlo sono gli stessi abitanti dei paesi da Marcheno in su, che si lamentano di non riuscire più a stare al passo: «di giorno sistemo i danni e di notte tornano a colpire - spiegano -. È diventato deleterio, perché sembra che non ci siano vie di fuga».

Le lamentele

Ed è proprio di soluzioni che sono in attesa ormai da tempo agricoltori e semplici cultori dell’orto e del campo che, però, nella lavorazione dei terreni ci mettono impegno e fatica, investendo tempo e denaro. «Numerosissime persone, proprietari di terreni agricoli e gli agricoltori valtrumplini continuano a subire immensi danni a causa del sovrannumero di cinghiali - afferma Sergio Piardi, ex primo cittadino di Marmentino e proprietario di alcuni appezzamenti colpiti dagli ungulati in Vaghezza -. La situazione è insostenibile perché, dopo aver subito i danni, si ripristina e a distanza di qualche ora il cotico erboso torna nello stesso stato di devastazione di prima: in questo periodo le visite di queste bestie sono quasi giornaliere e rendono ormai impossibile lavorare i terreni colpiti e, quindi, trarne i relativi frutti».

L'effetto degli scavi degli ungolati - © www.giornaledibrescia.it
L'effetto degli scavi degli ungolati - © www.giornaledibrescia.it

Consolazioni

Gli agricoltori ritengono di essere stati abbandonati, dal momento che «pur essendo un problema conosciutissimo da molti anni, crediamo che non venga fatto abbastanza». L’unica consolazione «è un piccolo ristoro economico messo a disposizione dalla Regione e dal comprensorio territoriale - osserva Piardi -, che è però destinato ai soli titolari di aziende agricole e che, comunque, rimane lontano dal riconoscimento del danno effettivo». 

Soluzioni

La categoria chiede insomma che «venga messa in campo molta più energia per contrastare il fenomeno» e che «si utilizzino tutti gli strumenti possibili - e ce ne sono diversi - per ridurre il numero di cinghiali in modo significativo». Il che «non comporta necessariamente e unicamente massive campagne di abbattimento, bensì di sterilizzazione per evitare che questi animali continuino a riprodursi in maniera del tutto incontrollata».

Come spiega Piardi «le gravidanze per esemplare possono essere due all’anno e ogni volta vengono partoriti fino a 12 cuccioli». Numeri notevoli, che arrivano comprensibilmente a minare l’equilibrio nella convivenza tra uomo e animale. 

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