Interessi e ripicche armano le mani dei piromani

Anche l'incendio di ieri in Maniva è di origine dolosa, esattamente come quello della Corna Blacca e del Monte Maddalena
L'incendio in Maniva - © www.giornaledibrescia.it
L'incendio in Maniva - © www.giornaledibrescia.it
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«L’incendio che stiamo affrontando a Collio è di matrice dolosa, non ci sono dubbi. Abbiamo trovato, e repertato, inneschi a poca distanza da una strada agrosilvopastorale».

I Carabinieri forestali di Brescia non hanno dubbi sull’origine del rogo che ha devastato i boschi del Maniva, nel territorio del comune di Collio: «L’orario in cui si è sviluppato, le particolari condizioni metereologiche e il punto in cui il fuoco è partito indicano chiaramente un gesto deliberato» spiegano dal Gruppo di via Donatello. Sul posto, oltre alle squadre per contrastare le fiamme ci sono anche «i colleghi della stazione di Marcheno che stanno raccogliendo elementi per arrivare all’identificazione dei responsabili».

Il caso di cronaca della giornata, che giunge purtroppo a poche ore dagli episodi della Corna Blacca e del Monte Maddalena in città, sono l’occasione per fare il punto sul fenomeno. I militari al comando del tenente colonnello Cesare Nascè spiegano infatti che «all’origine di questi incendi ci sono due categorie di motivazioni: interessi economico oppure ripicche».

I carabinieri si riferiscono a situazioni del passato recente, nella nostra provincia o in quelle limitrofe, in cui le indagini avevano accertato come appiccare il fuoco ad un bosco era stato lo strumento per perseguire un profitto: recuperare terreni per pascoli o coltivazioni ma anche deprezzare particolari appezzamenti nei pressi di zone turistiche o di pregio o ancora guadagnare dal nuovo equilibrio del bosco nei primi anni dopo l’incendio.

Le indagini però hanno anche documentato situazioni in cui il fuoco è stato usato contro qualcuno o qualcosa e non per ottenere un profitto. In alcune zone i carabinieri avevano capito che il rogo era stato appiccato per protesta contro le restrizioni imposte dalla presenza di un parco naturale o per ripicca contro un ente pubblico o un amministrazione comunale «ma non sono mancati neppure gli episodi in cui si è pensato di risolvere con il fuoco liti di vicinato e ripicche tra famiglie o gruppi. Sempre a spese del bosco».

Nel bresciano «le zone più colpite sono quelle della Valtrompia e della Valsabbia, con tutta probabilità per la conformazione specifica dei boschi, molto meno la Valcamonica e abbiamo purtroppo registrato la novità degli incendi dolosi in città, cioè sulla Maddalena». In ogni caso è bene ricordare che le pene per chi fosse riconosciuto colpevole del reato di incendio possono arrivare fino a sette anni di reclusione e si applicano anche nel caso di proprie cose o terreni se si mette a rischio l’incolumità altrui.

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