Omicidio Ziliani, il professor Ghildardi: «Una tragedia familiare covata tra rabbia e rivalità»

Un processo dall’epilogo in gran parte già scritto: Silvia, Paola e Mirto hanno confessato di aver ucciso Laura Ziliani, la mamma delle due ragazze, la notte a cavallo tra il 7 e l’8 maggio 2021. Quello che resta da capire, però, è il ruolo che ognuno dei tre ha assunto in questa tragedia familiare. «Il rito del processo dovrà portare alla luce questi aspetti. Chiarire la funzione di ognuno. Se non il grado di partecipazione all’omicidio, chi ha fatto cosa, il ruolo psicologico, il rapporto tra i tre». Professore ordinario di psicologia clinica all’Università degli Studi di Brescia, Alberto Ghilardi è intervenuto ieri sera nella trasmissione di Teletutto «Messi a fuoco», condotta da Andrea Cittadini, per cercare di dare un senso e aiutarci a capire il dramma che si è consumato a Temù un anno e mezzo fa e che ha stravolto un’intera famiglia e scosso una comunità.
La prima udienza
«Vedendo in aula tutti i membri della famiglia - ha affermato Mirani -, alcuni alla sbarra come imputati, altri al banco dell’accusa, ho avuto di fronte l’immagine plastica di un disastro familiare, un dramma nel dramma. Una vicenda agghiacciante che genera in noi sgomento e paura per l’incapacità di comprendere fino in fondo come si possa arrivare a commettere un omicidio del genere».
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«Quello che mi ha colpito - ha chiosato Ferrari - è l’imbarazzo di tutti i protagonisti di questa vicenda, colpevoli e innocenti. Forse per il clamore mediatico, che poteva essere risparmiato agli imputati, e che ha influito sui racconti in aula dei testimoni. Molto più duri e diretti nei verbali, incapaci di ripetere quelle parole di fronte alla corte». Durante la trasmissione sono stati riproposti alcuni stralci degli interrogatori resi in aula dai testimoni, tra i quali il compagno di Laura Ziliani, Riccardo Lorenzi, e la madre Marisa Cinelli. «Una donna profondamente segnata dalla sofferenza», ha spiegato Moroni che l’ha incrociata nei corridoi del tribunale.
«Una madre distrutta e una nonna che ha ora l’unico scopo di proteggere l’altra nipote, Lucia, sorella di Silvia e Paola». Rimasta a casa perché affetta da una disabilità, di Lucia il presidente della Corte Roberto Spanò, ha letto una testimonianza scritta sul rapporto che le sorelle avevano con lei e con la mamma.
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