Valcamonica

Esondazione in Valcamonica: «Danni per 5 milioni, ora stato di calamità»

Il sindaco di Niardo Carlo Sacristani all’opera in prima linea: acqua grazie alle autobotti e si lavora anche di notte
Scantinati e garage allagati a Niardo - © www.giornaledibrescia.it
Scantinati e garage allagati a Niardo - © www.giornaledibrescia.it
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Niardo è sottosopra. La località Crist, le vie Brendibusio, Nazionale e Primo Maggio sono sconvolte, i connotati cambiati. Molte altre portano i segni del fango e della devastazione.

Si parla di almeno duecento locali inagibili, tra abitazioni e attività commerciali. Fuori casa ci sono una trentina di persone, per lo più ospitate da parenti, sgomberate mercoledì notte dai Vigili del fuoco e alle quali non è permesso rientrare a casa: le loro abitazioni sono sventrate, piene di fango e massi, i mobili ridotti in poltiglia. Eppure, camminando per il paese, all’odore di fango si mischia quello della rinascita, la voglia di far sparire il sudiciume e tornare alla vita di sempre. In sicurezza.

La svolta, per cominciare davvero il ripristino, è arrivata tra la tarda serata di mercoledì e ieri mattina, quando i mezzi sono riusciti a rimettere in alveo i torrenti tracimati, il Re e il Cobello, eliminando il pericolo principale.

Centinaia di volontari, sia della Protezione civile sia semplici cittadini, a questo punto hanno iniziato a ripulire. All’opera decine di mezzi, i Vigili del fuoco e le Forze dell’ordine: una delle esigenze impellenti è portare via quanto più materiale possibile, sgomberare edifici e strade. Ma c’è tanto, tantissimo, un’enormità di cose da fare prima di tirare un sospiro di sollievo. In molte case manca ancora l’acqua, perché nella rete idrica c’è una perdita che non si riesce a trovare, a causa dei metri di materiale che ancora ricoprono la via; nel resto delle abitazioni è necessario bollirla.

Il gas invece è ripristinato e per la gran parte anche l’elettricità, staccata inizialmente solo a scopo precauzionale. Il sindaco Carlo Sacristani, dopo un primo giorno con il terrore negli occhi, ieri ha trascorso gran parte della giornata tra il municipio e le strade, prima di portarsi in Comunità montana per un briefing interforze di coordinamento.

Calamità naturale

Su tutto, la prima richiesta è il riconoscimento dello stato di calamità naturale, perché «è l’unico modo percorribile affinché le attività commerciali e artigianali, già in ginocchio per la crisi economica, abbiano ristori per i danni subiti. Noi ci stiamo mettendo il nostro, ma la Regione ci riconosca lo stato di calamita naturale. Abbiamo inviato a Milano schede danni calcolati per cinque milioni, ma ce ne saranno altri, questa è solo una prima ricognizione. Oggi abbiamo attivato tre operazioni di pronto intervento con i 700mila euro dalla Regione, e ne abbiamo attivati noi per altri 200mila».

Pioggia e grandine

Le centraline in quota hanno rilevato che mercoledì sera sono caduti, in due ore, 186 millimetri di pioggia (nel dirimpettaio Ono solo 16) e moltissima grandine, al punto che nel pomeriggio, dopo parecchie ore, in quota ne erano ancora depositati almeno venti centimetri.

La frana si è staccata a oltre duemila metri, dove ha piovuto e grandinato in modo spaventoso: acqua e materiali sono finiti nell’alveo del Re e del Cobello, che hanno trascinato tutto a valle, dove erano state realizzate le opere di difesa post-alluvione 1987. Qui il sistema ha retto, più a valle, nelle strozzature vicino al canale e alla ferrovia, tutto è saltato in aria».

I soccorsi

I massi trascinati a valle dalla forza dell’acqua -à © www.giornaledibrescia.it
I massi trascinati a valle dalla forza dell’acqua -à © www.giornaledibrescia.it

Il Centro operativo è allestito nella sede dei Vigili del fuoco a Breno, dove è un brulicare di forze. Ieri sono arrivate anche le unità con i droni da Milano, che si sono affiancate al Nucleo movimento terra con mezzi speciali. In avamposto ci sono gli ingegneri strutturali, che stanno eseguendo le verifiche statiche sui manufatti. La situazione, secondo i tecnici, ieri era abbastanza stabile, «tranquilla», in quota non ci sono emergenze e neppure bolle d’acqua; il problema permane solo su una valletta laterale del torrente Re, dove c’è ancora del materiale rimasto in bilico.

Nell’incontro di coordinamento è stata decisa l’attivazione delle autobotti per rifornire l’acqua, delle torri faro in modo da poter operare anche col buio e di nuovi mezzi per lo spurgo per sgomberare le cantine.

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