Università

«Sale l’attrattività di UniBs, superato l’obiettivo dei 17mila iscritti»

Barbara Fenotti
Il rettore Francesco Castelli: «Studiare nel nostro ateneo significa prepararsi per il futuro»
Il rettorato in piazza Mercato (foto d'archivio)
Il rettorato in piazza Mercato (foto d'archivio)
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«Studiare all’Università di Brescia significa davvero prepararsi per il futuro: i nostri laureati manifestano un alto grado di soddisfazione per la qualità dell’offerta formativa e, cosa forse ancora più significativa, registrano tassi occupazionali superiori alle medie regionali e nazionali».

C’è grande soddisfazione nelle parole del rettore dell’UniBs, Francesco Castelli, mentre commenta i risultati dell’ateneo bresciano emersi dal Rapporto AlmaLaurea 2025 sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. Un risultato che si affianca a un altro importante traguardo: la crescita degli iscritti, che hanno superato i 17mila a fine anno accademico.

Controcorrente

«Quando abbiamo inaugurato l’anno abbiamo citato anche questo obiettivo, poi superato con 17.020 iscritti». Un dato significativo soprattutto in un contesto nazionale in cui il tasso di laureati rimane tra i più bassi in Europa. Il rettore ha poi ricordato come il Rapporto AlmaLaurea sia uno strumento fondamentale per riflettere sulle trasformazioni del mercato del lavoro e sulle esigenze dei giovani. In particolare ha rimarcato la problematica del mismatch – cioè il disallineamento tra formazione e richieste delle imprese – che richiede un costante monitoraggio e un’azione coordinata.

«La velocità con cui cambiano le condizioni lavorative, trainata dall’innovazione tecnologica, spesso supera la capacità di adattamento del sistema universitario e del territorio anche nel Bresciano stesso – ha aggiunto Castelli –. Un problema che si intreccia con temi più ampi come l’inverno demografico e l’impoverimento delle famiglie ben segnalato anche dai dati Istat, fattori che incidono sulle scelte di iscrizione all’università».

Mismatch

Questo in un contesto, come quello dell’Università di Brescia, che è in grado di attrarre studenti non solo dalla provincia, ma anche da Mantova e Cremona. «Dobbiamo però fare uno sforzo ulteriore per rafforzare la nostra capacità attrattiva anche oltre i confini locali», ha sottolineato il professor Castelli.

A proposito del mismatch il rettore ha posto l’attenzione su come le aziende cercano personale: «Il modello tradizionale è ancora funzionale? – ha domandato –. Qual è il ruolo dell’Università in questo processo?».

Soffermandosi su questo tema il professor Castelli ha citato l’esempio della fiera «Domani lavoro», nella quale le imprese bresciane si presentano in cerca di giovani talenti, auspicando un dialogo sempre più stretto fra mondo accademico e realtà produttive per facilitare, appunto, l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. 

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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