Unibs, il senato accademico approva mozione per il popolo palestinese

Il Senato accademico dell’Università degli Studi di Brescia, nel giorno dello sciopero nazionale per Gaza che ha visto scendere in piazza migliaia di bresciani, ha approvato all’unanimità una mozione di solidarietà al popolo palestinese. Un documento che si colloca all’interno di un dibattito acceso, a livello internazionale e nazionale, sulla campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza. L’Onu, lo scorso 16 settembre, ha parlato di genocidio e il testo dell’ateneo prende le mosse proprio da quel pronunciamento.
L’impegno
La mozione impegna l’Università a rafforzare i rapporti con le istituzioni palestinesi e a chiedere garanzie di un’effettiva assistenza umanitaria nella Striscia. Un segnale che segue un precedente passaggio: il 28 maggio 2025, durante la visita del ministro degli Esteri Antonio Tajani, la comunità universitaria aveva firmato una lettera, indirizzata al rettore, che esprimeva preoccupazione per la situazione a Gaza e raccoglieva le firme di docenti, personale tecnico-amministrativo e studenti.
Il coordinatore di «Studenti Per - UdU Brescia», Wade Giovanni Baisini, ha commentato positivamente il voto: «La mozione oggi approvata è il primo momento di vera presa di posizione dell’Ateneo, che non possiamo non accogliere con piacere». Allo stesso tempo, Baisini sottolinea i limiti del documento: «Non possiamo ritenerci completamente soddisfatti, perché è vero che si cita il rapporto Onu, ma non si usa mai la parola genocidio. Inoltre si chiede attenzione per i futuri accordi con enti coinvolti in violazioni dei diritti umani, senza però affrontare quelli già in vigore».
Il ruolo delle istituzioni
Durante la seduta i rappresentanti degli studenti hanno ricordato che «le università israeliane sono storicamente complici nella pianificazione, attuazione e giustificazione dell’occupazione», richiamando casi di atenei che ospitano basi militari o che promuovono borse di studio riservate a studenti con esperienza nelle forze armate. «Questa simbiosi militare-accademica – hanno detto – è un fattore estremamente rilevante quando si discute del ruolo che le istituzioni universitarie possono avere in questo contesto geopolitico».
Gli studenti hanno anche proposto che nei corsi universitari vengano inseriti momenti di riflessione sull’etica della scienza e della tecnologia, sottolineando come «l’accademia e la ricerca non siano neutrali».
«Crediamo nel principio di autodeterminazione del popolo palestinese – hanno concluso – e continueremo ad attivarci dentro e fuori dall’università per lo scioglimento di tutti gli accordi con enti coinvolti nell’economia del genocidio sionista».
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