Cultura

Nessuno lo ha mai visto: chi è Liberato

Tutti vogliono sapere chi è, ma parte dei suoi fan hanno già rinunciato a svelarne l’identità, preferendo concentrarsi sulla sua musica
  • Alcuni frame dal video di LIBERATO Nove maggio
    Alcuni frame dal video di LIBERATO Nove maggio
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    Alcuni frame dal video di LIBERATO Nove maggio
  • Alcuni frame dal video di LIBERATO Nove maggio
    Alcuni frame dal video di LIBERATO Nove maggio
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Canta in napoletano e produce la sua musica da solo. Il suo tumblr è uno psichedelico collage di foto di Maradona, meme pornografici, spinelli con il Vesuvio sullo sfondo, santini e statue della Madonna, Maria Nazionale, Ghildish Gambino e perfino Beyoncé.

È tutto quello che si sa di Liberato, autore di due soli pezzi, «Nove maggio» e «Tu t’e scurdat’ ‘e me». Punto. O quasi.

 

 

 

 

Intorno al cantante partenopeo che rifiuta le etichette di rapper e di neomelodico - fondendole però entrambe con tracce hip hop e r’n’b - sta esplodendo un caso mediatico, fomentato dalla sua scelta dell’anonimato.

La rivista Rolling Stone ha provato a stanarlo ma Claudio Biazzetti è riuscito a ottenere soltanto un’intervista via mail fatta di risposte svianti o non risposte, tutta in napoletano e rigorosamente in caps lock, cifra già marchiata Liberato, perché «E’ ‘CCHIU’ BELL’ STILISTICAMENTE ECAI’» (è più bello stilisticamente).

Tutti vogliono sapere chi è, ma parte dei suoi fan hanno già rinunciato a svelarne l’identità, preferendo concentrarsi sulla musica, sulle parole e i video. «Liberato, un altro mistero napoletano. Non m'importa chi sia, ma da giorni mi inietto nei timpani come un tossico "Nove Maggio" e "Tu t'e scurdat' 'e me"» ha scritto Roberto Saviano su Facebook qualche settimana fa.

 

 

Un altro, perché, come hanno già notato il Fatto Quotidiano e il Corriere del Mezzogiorno, Liberato è preceduto dal successo mondiale di Elena Ferrante, l’autrice napoletana di «L’amica geniale»: nessuno ha ancora scoperto chi si celi dietro lo pseudonimo della scrittrice, nonostante le ipotesi accumulate in questi anni da chi si è messo sulle sue tracce, come lo scrittore e critico letterario Marco Santagata.

Quando è invitata ai festival o alle premiazioni, al suo posto si presentano sistematicamente gli editori di e/o; e Liberato ha già fatto proprio questo copione. Il suo nome figurava nel cartellone del MI AMI Festival, tenutosi a Milano dal 25 al 27 maggio. Centinaia di fan lo hanno atteso fino all’1 di notte, orario in cui era fissata la sua performance. E invece sul palco sono saliti, in ordine, Dj Shablo, che si è messo alla consolle, Calcutta, Izi e Priestess, che ha intonato «TU T’E SCURDAT’ ‘E ME».

La mossa a sorpresa ha già suscitato grida al fake e slogan come Liberato trollato, ma in realtà si inserisce in una studiata strategia di marketing che sta facendo di Liberato un interessante prodotto commerciale di alta qualità. Per dirne una, la presenza di Calcutta rimanda al regista in comune fra i due, Francesco Lettieri, director esperto in videoclip (fra gli altri, anche di Thegiornalisti, Emis Killa, Davide Petrella, GiovanniTruppi, Motta).

Oppure basta pensare ai fili che hanno legato la diffusione delle due canzoni: «Nove maggio» è uscita a San Valentino, «TU T’E SCURDAT’ ‘E ME» allo scadere della mezzanotte del 9 maggio (e la scelta della primavera si lega forse alla rosa simbolo di Liberato?). Tutti indizi e meccanismi per cui vanno pazzi gli utenti dei social e che creano un circuito di ipotesi e discussioni sul web. 

Ma di cosa parlano le canzoni di Liberato? Al centro di tutto c’è Napoli. In «Nove maggio» la protagonista è una ragazzina vestita completamente Nike, che cammina a passo di rap fra palazzoni di periferia, piazza San Carlo, vicoli e il Vesuvio. Sullo sfondo ci sono i muri scrostati dei Quartieri Spagnoli con i murales di Maradona. Il ritornello che fa «Nove maggio m’hê scurdat’/ T’aggio visto ca’ turnavi ‘nziem’ a ‘n’at’/ Nun me siente, nun me pienz’/Tengo ‘o core ca’ nun può purtà pacienz» ci conduce in una storia d’amore tradito. Il tema viene ripreso nel video della seconda canzone. I due attori principali sono ragazzi, quasi o appena maggiorenni: lui un piccolo gangster cresciuto in periferia, lei una giovane fine della Napoli bene. Fra una canna e l’altra, giri in motorino, lungo mare e bar dei rioni, i due si innamorano. Ma le ultime immagini del ragazzo che getta rabbiosamente la sigaretta a terra e guida solo il motorino nella notte lasciano un senso di malinconia e il sospetto che lei si sia ormai dimenticata di lui, come insinua il titolo del pezzo. 

La città non è semplicemente il set dei video e non potrebbe nemmeno esserlo dato il modus operandi di Lettieri, che non lascia nulla al caso (la rivista Studio parla addirittura di video perfetto). Si vede che i luoghi sono vivi, intimamente vissuti. Napoli è il vero soggetto delle canzoni di Liberato. Anzi, per il Napolista, «LIBERATO è Napoli di oggi. È quello che la città è diventata, è il modo per raccontarla. È una Napoli che sopravvive, che si differenzia da altri quartieri della città. Che LIBERATO racconta, e centra perfettamente. Anche se non ci piace. È oleografia moderna». Anche per questo motivo il calcio ha un ruolo di primo piano: oltre a Maradona, ci sono i ringraziamenti speciali alla fine di «TU T’E SCURDAT’ ‘E ME» a Mertens, Insigne e Collejon, e il nome tumblr di Liberato, che aggiunge alla sua firma anche 1926, anno di fondazione della società sportiva. 

Certo, inserire nei video personaggi famosi o mainstream e tanti riferimenti a una squadra come il Napoli attira follower e aumenta like e views - Rovazzi docet. Ma se Liberato sta piacendo così tanto (nonostante i suoi video non abbiano raggiunto il milione di visualizzazioni su Youtube) probabilmente è proprio perché accoglie sia elementi estetici e artistici sofisticati sia i modi di produzione del nostro tempo, riuscendo in questo modo a catalizzare un pubblico di nicchia con grande potenzialità di espandersi. 

Ma sono considerazioni di terzi. Le sue uniche dichiarazioni si riducono per ora a quanto riportato dal Rolling Stone e suggellano l’immagine che Liberato vuole dare di sé: «T’POZZ’ DICERE SUL’ CA ME CHIAMM’ LIBERATO, SO’ NAT’ A NAPULE E FACCIE ‘A MUSECA» (Ti posso dire solo che mi chiamo Liberato, sono nato a Napoli e faccio musica). E questo è il suo programma musicale e mediatico. 

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