Cultura

Il viaggio di Camarillo tra disegni al ritmo di jazz

Dal negozio di dischi alla Galleria dell’ombra: in mostra decine di lavori di Giovanni Gioacchini
Camarillo col volto coperto da una delle sue opere. A destra, il fratello Giuseppe - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
Camarillo col volto coperto da una delle sue opere. A destra, il fratello Giuseppe - Foto Pierre Putelli/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Guarda di lato spostando solo gli occhi neri, lascia che un sospiro gli esca dal petto e si confida: «Nessuno mi chiama Giovanni, ahimè. Soltanto un paio di amiche, ma per tutti sono Gianni Jazz, perché mi conoscono per i concerti».

Oppure lo chiamano Camarillo, aggiungiamo noi, come l’ospedale in cui si disintossicò Charlie Parker, o come il negozio di musica che da quarant’anni gestisce col fratello Beppe, in via Calzavellia, pieno centro. Vinili e cd, che ormai non si vendono più mentre i primi sono tornati (un po’) di moda, tipo le barbe e il risvoltino. «Siamo rimasti solo noi lì, gli altri negozi sono diventati tutti garage».

 

Un'opera di Camarillo in mostra alla Galleria dell'ombra - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un'opera di Camarillo in mostra alla Galleria dell'ombra - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

Camarillo. Ma c’è ancora? - ci si chiede. Onestamente, era uscito dai radar. «A volte a stare lì mi girano un po’», e non ha bisogno di specificare cosa. Quindi passa il tempo disegnando, lo fa da venticinque anni abbondanti a dire il vero, ben prima che i clienti si diradassero, e ci sono voluti diversi amici per convincerlo del fatto che quel materiale non era da buttare, anzi.

 

Una delle opere di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Una delle opere di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

Potete farvene un’idea andando alla Galleria dell’ombra, in via Nino Bixio, dove da ieri sera è allestita la mostra di Camarillo, «Box & Chaos», un titolo che rende bene il concetto (fino al 31 agosto, ingresso libero, tutti i giorni dalle 19 all’1 di notte). Sono intarsi mentali, quelli di Gioacchini, che si dispiegano su fogli sparsi, retro di poster, scatole di cartone con cui i corrieri consegnano i vinili, pannelli di compensato.Usa pastelli a cera, pennarelli, anche gli Uniposca che a volte sbrodolano, matite, penne a sfera. Come i disegnini che facevamo durante le lunghe telefonate ad amici, fidanzate o fidanzati dal fisso, quando ancora si usava, ma portati all’estremo, fino a completare un viaggio che riprende, inesorabilmente, sul foglio successivo.

 

Un'opera di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un'opera di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

«Uso tutto quello che mi capita, quello che faccio non è preordinato. Se mi organizzo un po’ non combino niente». Improvvisa, insomma, come col jazz. «Sì, puoi vederci anche un po’ di jazz. Il jazz è la mia vita».

«Guarda che questa è art brut vera», dice Paolo Mucciarelli passando con gli attrezzi, mentre completa l’allestimento nel locale. È lui che ha convinto Camarillo a fare una mostra, vincendo la sua naturale ritrosia. «Questa è la seconda, la prima devo averla fatta nel 2009, a Botticino, durante un festival jazz». Si parla di questi quadri, definizione impropria, ma si finisce subito nella musica.

 

Un'opera di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it
Un'opera di Camarillo - Foto © www.giornaledibrescia.it

 

«Nel nostro negozio sono passati Dexter Gordon, Dizzy Gillespie, Steve Lacy», racconta. E anche Paolo Conte o Alice, aggiunge il fratello. Il soprannome Gianni Jazz, Camarillo se l’è guadagnato frequentando e organizzando concerti per anni. Molti se lo ricordano col suo microfono, o attaccato al mixer, impegnato a registrare i bootleg. «Ho migliaia di registrazioni di concerti jazz a casa. Oppure di Tom Waits, vado pazzo per lui». Poi ci sono i vinili. Quanti? «Non lo so nemmeno, ce ne sono diversi che valgono molto, anche mille euro. Ma non li vendo, dovrei essere proprio con le pezze... anzi, nemmeno. I dischi sono l’ultima cosa che si tocca».

 

 

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