A Brescia i tatuati sono 160mila, una passione senza età

Il tatuatore bresciano Stefano Cataldo parla del boom di dieci anni fa, della crescita stabile e dei trend in fatto di tattoo. Ma anche dei pentiti
Stefano Cataldo al lavoro nel suo studio al Villaggio Violino
Stefano Cataldo al lavoro nel suo studio al Villaggio Violino
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Stando agli ultimi dati «certificati», il 13% degli italiani ha almeno un tattoo. Nel Bresciano i tatuati sarebbero almeno 160mila, ma è quasi impossibile quantificare un fenomeno magmatico e in continua evoluzione. C’è chi presta la pelle all’inchiostro per una e un’occasione soltanto (un traguardo, un lutto, un memento) e poi ci sono i recidivi e contenti, che sono la netta maggioranza. Esistono infine i pentiti: chi copre e chi cancella i segni d’inchiostro, superando anche l’ultima barriera di un rito che era considerato l’epitome del «per sempre».

Il boom dieci anni fa

«Il boom vero è proprio è stato una decina d’anni fa» ci racconta Stefano Cataldo, titolare dell’omonimo studio artistico al Villaggio Violino, in città, e da 16 anni nel settore dei tattoo.

«La crescita non si è fermata -aggiunge –, ma oggi è più graduale, seppur continua. Non c’è più la corsa al tatuaggio, ma la richiesta resta stabile. Anche il numero di tatuatori è cresciuto a dismisura, ma il lavoro c’è per tutti».

Le mode

A cambiare nel tempo, in un moto ciclico come sono le mode, è la richiesta dei clienti: «Se qualche anno fa – spiega Cataldo – dominava lo stile old school e iniziavano a diffondersi i tatuaggi geometrici e i cartoon, oggi vengono richieste le linee più delicate e sottili che caratterizzano il fine line».

Sono spesso i professionisti, pur sapendosi destreggiare in ogni stile, a perfezionarsi, diventando per la clientela un punto di riferimento artistico. «Io ad esempio – ci racconta Cataldo – mi sono specializzato proprio nei tatuaggi fine line e nel microrealistico. Si tratta di tatuaggi di piccole dimensioni, massimo 6 o 7 centimetri, che ritraggono nel dettaglio animali o altri soggetti, come volti, edifici o statue. In ogni caso nel mio studio lavora anche Cristina Cirelli, professionista dei tattoo old school, rientrata in Italia dopo una lunga carriera a Barcellona, dove è tornata questa estate per una residenza».

E proprio il «turismo dell’inchiostro» è un business in espansione, con i clienti che inseguono l’artista di riferimento nello studio di riferimento, anche all’estero, oppure nelle residenze, proprio come avviene per gli artisti, o alle convention.

Nessun limite

Una passione, quella per i tatuaggio, che non ha più nemmeno limiti di età o di estensione. «Il cliente più vecchio (per modo di dire)? Ha fatto il primo tattoo a 74 anni».

Nessun limite per età o parti del corpo - Foto/Unsplash
Nessun limite per età o parti del corpo - Foto/Unsplash

Anche le aree off limits non esistono più: «Un tempo non si coloravano parti visibili se almeno l’80% del corpo non era già inchiostrato. Oggi anche questa barriera è caduta e non sono più un caso isolato le richieste che riguardano mani, collo o addirittura il viso».

Sarà che anche il «per sempre» non si applica più ai tatuaggi? «I pentiti ci sono – conferma Cataldo – e hanno solo due alternative: coprire o cancellare. Nel caso delle cover, richiedono spesso linee spesse o disegni di grandi dimensioni. L’altra strada è la rimozione: con le nuove tecnologie i progressi sono reali, ma è un procedimento che resta doloroso, lungo e costoso».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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