Stati Uniti al voto, diario elettorale da Brooklyn del 5 novembre

Il giorno del voto, della scelta tra Kamala Harris e Donald Trump. A mezzanotte al via le maratone delle reti televisive americane
A mezzanotte al via le maratone delle reti televisive americane
A mezzanotte al via le maratone delle reti televisive americane
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Non si scappa: a mezzanotte in punto tutte le reti news americane si collegano con la Ballot Room del Balsam Resort a Dixville Notch, nel New Hampshire, al confine con il Canada, per seguire il voto dei sei residenti registrati e il successivo spoglio delle loro schede, che fornisce un salomonico pareggio tra Donald Trump e Kamala Harris. Da quel momento in poi i talk show si rimpinzano di collegamenti con ogni sperduto angolo degli Stati Uniti.

Lo schieramento politico degli elettori intervistati e degli ospiti in studio conferma che Fox News resta furiosamente a favore dell’ex presidente, mentre CNN appare blandamente dalla parte della vicepresidente e i notiziari delle tre reti un tempo oligopoliste, ABC, CBS e NBC, tentano di apparire neutrali. Quarant’anni fa in Italia si guardava ai media anglosassoni come a esempi di equidistanza che garantivano un’informazione attendibile. Ora la faziosità delle tv, dei siti di news e di molti giornali statunitensi raggiunge livelli ai quali nemmeno Maurizio Belpietro è finora assurto.

Gli ultimi sondaggi

Qui a Brooklyn – meglio, a Greenpoint – la situazione in mattinata appare tranquilla. Al seggio del Polish & Slavic Culture Center al 177 di Kent Street c’è una breve coda di giovani e qualche coppia anziana. All’uscita si formano crocchi di quanti hanno appena espresso il voto, si scambiano opinioni, rispondono volentieri a qualche domanda.

Tutti sono già informati degli ultimi dati forniti dai più autorevoli istituti oppure ottenuti elaborando i sondaggi altrui usando algoritmi proprietari e strumenti d’intelligenza artificiale Per esempio, il popolare FiveThirtyEight dà avanti Harris con 270 grandi elettori contro 268 di Trump, mentre Nate Silver la dà vincente per 271 a 267. DailyMail e JLPartners vedono invece trionfare il candidato repubblicano per 287 a 251.

I democratici di Greenpoint

Billy, 28 anni, grafico pubblicitario, è uno dei votanti di Kent Street. Azzarda un’analisi: «Qui a Greenpoint sappiamo quale sarà il risultato, siamo in maggioranza per Kamala. La gran parte della gente del quartiere ha un lavoro, una casa, una prospettiva di vita decente. la vicepresidente ci prospetta un futuro di crescita. Tutt’altra è la situazione nelle aree interne del paese, dove prevale la rabbia per il degrado della qualità della vita subito negli ultimi anni. Trump alimenta questa rabbia e ottiene i consensi».

I repubblicani del Queens

Nel primo pomeriggio raggiungo Middle Village nel Queens. È una zona residenziale per famiglie di professionisti, commercianti, pensionati senza preoccupazioni economiche. Tre abitanti su quattro sono bianchi, parecchi di origine italiana. Rispetto a Greenpoint, qui sono i repubblicani a raccogliere più consensi: s’intuisce dal numero di case imbandierate, dai cartelli con l’accoppiata di Trump e del suo aspirante vicepresidente, JD Vance. Al ristorante Villa Erasmo un gruppo d’italiani che vivono e lavorano a New York (c’è chi vende case, chi insegna, chi importa prodotti alimentari) si ritrovano per un collegamento con ReteQuattro. Alcuni hanno già votato, altri sono attenti osservatori perché sanno che oggi potrebbe essere in gioco la loro prospettiva di un futuro negli Stati Uniti. Sono cauti, non si sbilanciano.

Il voto degli italoamericani

Fuori dal ristorante c’è il sole, fa quasi caldo, 25 gradi, un record. Lungo la Juniper Boulevard South sfila più volte un pickup RAM con le bandiere a stelle e strisce e le foto dei due candidati repubblicani. Mi spiega Joe: «Gli italoamericani di questa zona votano Trump perché sono repubblicani per tradizione. Per loro il GOP è una fede, sono tifosi come quelli della Juve, del Napoli o dell’Inter». Così, come sempre, si finisce a discutere di calcio mentre dagli altoparlanti del Villa Erasmo arrivano le voci di Umberto Tozzi che canta Gloria e poi di Massimo Ranieri con Rose rosse. La pizza, eccellente, di Villa Erasmo fa le veci dei tarallucci e del vino.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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