Ricostruzione in Siria e a Gaza: nel team Iuav anche architetti bresciani

Quando ancora urlano le sirene d’allarme, piovono missili sulle case e si lotta per la vita; prima ancora dei bilanci e della pace, c’è chi pensa e pianifica la ricostruzione. Questi sono i membri di una squadra, Urbicide task force, composta da una quindicina tra docenti, dottorandi e ricercatori dell’Università Iuav di Venezia. Un progetto che parla bresciano dato che il rettore dell’Istituto universitario di architettura di Venezia è l’architetto bresciano Benno Albrecht e nel progetto è coinvolto uno dei suoi più stretti collaboratori, l’architetto orceano Jacopo Galli. E non solo, ci sono altre professionalità di casa nostra in campo.
Da più di dieci anni in Laguna si lavora a questo progetto che in questo periodo è concentrato su aree caldissime per motivi diversi: Gaza, la Siria e l’Iraq.
Il progetto
Il modus operandi è la particolarità del progetto: la squadra non progetta soluzioni «chiavi in mano», ma fa consulenze su temi della ricostruzione.
«Attualmente – dice Galli – abbiamo una consulenza con le Nazioni Unite su Gaza, un piano di ricostruzione a Mosul, in Iraq, e in Siria». E continua: «Il problema della ricostruzione – dice – è avere un modello e delle ipotesi che verranno applicati al momento del bisogno; questo comporta grande coordinamento ed è questo quello che forniamo».
Il modello dell’Iuav è straordinario nella sua semplicità: «L’idea di base è quella di una ricostruzione cellulare dal basso».
Negli ultimi 30 anni si è sempre lavorato per aree di intervento: chi si occupa delle strade, delle case o delle scuole; per il recovery, l’emergenza o su strutture destinate a restare. «Questo ha creato danni – aggiunge l’architetto orceano –, noi progettiamo un sistema coordinato con elementi piccoli e finiti da realizzare in tempi certi». E quindi quartieri con le loro case, servizi, rete idrica e la scuola. Sistemi replicabili che possano dare risultati subito, anche nella fase dell’emergenza.
«Per questo la ricostruzione – sottolinea – deve partire quando la guerra è ancora in corso: quando ci sarà la pace sarà tutto pronto. Non si può aspettare la fine di un conflitto».

Le mosse
Non si pensi che sia semplice stringere rapporti in virtù dell’appoggio delle Nazioni Unite: «La prima cosa da fare è creare legami con le autorità locali come i governi, le organizzazioni interne e le università. Questo permette anche di trasmettere e sviluppare capacità e accrescere gli scambi. Si pensi – spiega – che in quasi 15 anni di guerra in Siria in pochi hanno avuto la possibilità di formarsi e quindi noi abbiamo la necessità anche si trasmettere capacità e conoscenze».
Dopo questa fase bisogna pensare al modello, mentale e con strumenti concettuali che possano renderlo possibile, e «immaginare la città del futuro».
A questo punto sarà l’autorità locale a realizzarlo con gli stakeholder locali: «Non è una progettazione per filo e per segno quella che forniamo – sottolinea Galli –, ma una consulenza». Si offrono competenze in urbanistica e materiali. L’obiettivo è far rinascere città martoriate e ricostruirle con moderni parametri.
In Siria

Il lavoro qui è più avanzato e il team è stato a maggio tra Tartus, Damasco e Homs. E tornerà tra qualche settimana.
Qui sono diversi i fronti d’intervento tra riforme infrastrutturali per il controllo dei valichi di frontiera, la formazione dei dipendenti governativi e gli incontri con il Governo e le autorità locali. La delegazione ha incontrato il ministro dei Trasporti per la gestione dei flussi nel trasporto pubblico, il ministro della cultura e il titolare dell’Istruzione per approfondire la possibilità di scambi tra gli atenei su temi come architettura, archeologia, medicina e turismo. A Homs la delegazione Iuav dovrà contribuire a formare personale locale per la ricostruzione e a Tartus sull’utilizzo delle risorse idriche e sulla gestione del sistema.
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