La fucina riapre: la nuova vita del Museo del ferro a San Bartolomeo
Un tassello significativo si aggiunge alla sempre più articolata rete museale bresciana. Domani pomeriggio riaprirà al pubblico il Museo del ferro di via del Manestro, nel quartiere di San Bartolomeo, intitolato all’industriale bresciano Lodovico Giordani. La riapertura è stata possibile grazie al contributo di 100mila euro deliberato dal Comune di Brescia, integrato dall’aiuto di alcuni privati, fondi che hanno permesso la messa a norma dell’edificio e il completamento del percorso con la possibilità – questa è la novità – per i visitatori di accedere alla fucina che custodisce il grande maglio settecentesco e i molti attrezzi da lavoro che prima di oggi si potevano vedere soltanto attraverso un vetro.
Allestimento
La nuova sistemazione è stata presentata ieri da Francesco Fontana, presidente della Fondazione Musil, Museo dell’industria e del lavoro, alla quale è affidata in comodato la struttura, e dal direttore del Musil, René Capovin.
Con loro la sindaca Laura Castelletti, Andi Giordani, figlio dell’ingegnere Lodovico, il rettore dell’Università di Brescia, Francesco Castelli, e Mario Gorlani, presidente della Fondazione Civiltà Bresciana, che mantiene la proprietà dell’edificio. Fu infatti monsignor Antonio Fappani, con una di quelle sue «geniali intuizioni» evocate da Gorlani, a decidere a metà degli anni Ottanta l’acquisto dell’opificio per trasformarlo in sede museale.
Nel tempo, il museo ha conosciuto fasi alterne di apertura e chiusura. Questa nuova ripresa propone un sito «che dalla comprensione del passato intende estrapolare principi anche per il futuro».
Dice Capovin: «Questi musei hanno a che fare direttamente col presente: abbiamo cercato di evitare l’effetto “esotico”, l’impressione di entrare in un luogo dove il tempo si è fermato, per accoppiare alla storia il rapporto col contemporaneo».
Aiutano a produrre questo effetto i video realizzati da Albatros Film che mostrano il funzionamento attuale della gestione delle acque e dell’industria siderurgica, e la postazione allestita da A2A con un video immersivo dedicato all’installazione Flow realizzata l’anno scorso alla Fonte di Mompiano. L’acqua è, infatti, l’elemento essenziale dell’opificio costruito lungo il canale Bova, che si guarda scorrere sotto il ponticello esterno, anch’esso accessibile grazie al nuovo allestimento. Da lì si osservano la ruota idraulica, l’unica tuttora funzionante in città, che azionava le mole - ancora visibili all’interno - con cui venivano levigati o affilati i manufatti in ferro; e la tromba idroeolica che produceva la corrente d’aria necessaria ad alimentare la forgia o il forno.
Il valore del polo museale
La sindaca Castelletti ha sottolineato il «valore storico, culturale, educativo del museo», sostenuto con convinzione dal Comune e aperto alla possibilità di diventare «un’opportunità anche per il quartiere». Il rettore Castelli ha esortato a fare del sito un «museo visto e sfruttato», con la presenza non solo delle scuole ma anche dell’università: l’ipotesi in corso di elaborazione prevede di accostare alla materialità del lavoro in fucina la presenza immateriale dell’intelligenza artificiale, «realizzando un connubio tra passato e futuro e utilizzando le sale anche per eventi scientifici».
Suggestioni interessanti, ma va detto che in questi locali è ancora anzitutto il passato a esercitare il suo fascino. Come ricorda Capovin, solo qui è possibile farsi un’idea di come fosse, fino a un secolo fa, il paesaggio industriale della città operosa lungo il Bova: «Da qui a Porta Pile giravano 31 ruote idrauliche» che alimentavano magli, fucine, mulini, concerie. Nei locali di San Bartolomeo arrivavano da miniere e forni della Val Trompia i metalli da lavorare. In uno spazio attiguo alla fucina è stata ricostruita la carbonaia.
Parte dell’allestimento è «in progress»: un piccolo locale al piano superiore verrà arredato come un tinello degli anni Settanta, a ricordare che diverse famiglie abitavano sopra la fucina. Accanto ad esso, un’altra sala ospiterà mostre temporanee.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato

@Buongiorno Brescia
La newsletter del mattino, per iniziare la giornata sapendo che aria tira in città, provincia e non solo.