Premio Bulloni 2025, la rete «Un medico x te» che cura chi ne ha bisogno

In principio erano in cinque, operavano alla Don Vincenzo. Oggi sono più di cento, un piccolo esercito di medici che, nel silenzio, ha costruito uno dei più solidi presìdi di salute per le fasce più fragili della città. L’associazione «Un medico per te», che ha ricevuto il Premio Confindustria Brescia, nasce così, da una domanda semplice: perché non fondare un ambulatorio che accolga chi non può permettersi nulla?
Le specialità
Dal 2018, rispettando il proprio statuto, l’associazione promuove un’attività assistenziale e gratuita che copre quasi tutte le specialità. Il primo dato sorprende: non solo pensionati. «Tutti pensano che siamo solo ex medici, ma non è così: il 70% sì, ma ci sono anche giovani molto motivati», spiega il presidente Francesco Puccio.
Dermatologia, odontoiatria, oculistica, cardiologia: sono le aree più richieste, con numeri in crescita. In ambito odontoiatrico, oltre 200 pazienti seguiti. Per la vista, si è creata una sinergia con alcuni club Rotary – in particolare il Franciacorta – che ha permesso di aprire un ambulatorio oculistico in via Mazzucchelli.
L’attività va oltre la cura. C’è la formazione nei dormitori, nelle scuole, con un progetto recente nato dalla collaborazione con la Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori: lezioni di prevenzione calibrate sui diversi gruppi etnici. C’è anche la ricerca, come dimostra lo studio ecografico sulle patologie epatiche negli homeless della nostra provincia.
Le storie
Le storie, e i ricordi, inevitabilmente si accumulano. L’ultima riguarda un bambino autistico, seguito dal nuovo pediatra dell’associazione: è appena stato inserito in un percorso specialistico grazie alla rete dei medici del Civile. Poi, un giovane ragazzo italiano con problemi gravi di tossicodipendenza: è stato letteralmente raccolto dalla strada. O, più recentemente, la campagna vaccinale promossa tra i senzatetto.
Il motore, racconta Puccio, è sempre lo stesso: «C’è un bisogno profondo di sentirsi utili in una comunità che troppo spesso viene ignorata. Questa rete nasce da lì, e cresce ogni giorno».
Ed è un lavoro che non si esaurisce in ambulatorio: c’è chi presta il proprio studio, chi accompagna i pazienti, chi si mette in gioco in mille modi, ciascuno con la propria competenza e disponibilità. L’obiettivo non è solo curare, ma restituire dignità, tracciare un ponte tra chi può offrire aiuto e chi non ha altro che il proprio bisogno.
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