Premio Bulloni 2025, Fratel Silvio e il desiderio di aiutare i più poveri

Missionario laico nel Sahara, da 40 anni è accanto a chi ne ha più bisogno. Ha accolto il Premio Cuore Amico con la sorpresa di chi non cerca riconoscimenti
Fratel Silvio Bertolini - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
Fratel Silvio Bertolini - Foto Marco Ortogni/Neg © www.giornaledibrescia.it
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Ha lasciato la provincia di Brescia alla fine degli anni Ottanta con una valigia leggera e una vocazione pesante: spendere la propria vita per gli altri. Silvio Bertolini, originario di Comezzano Cizzago e quinto di dieci fratelli, oggi missionario nel Sahara Occidentale, ha accolto il Premio Cuore Amico con la sorpresa di chi non cerca riconoscimenti.

La vita

Religioso laico dell’ordine degli Oblati di Maria Immacolata, ha presto maturato il desiderio di aiutare i più poveri. Dopo la scuola dell’obbligo ha iniziato a lavorare per non pesare sulla famiglia, ma ha continuato il suo cammino spirituale e il servizio nell’oratorio parrocchiale, dove ha mosso i primi passi nel volontariato e nella vita comunitaria.

La scelta missionaria è arrivata dopo un anno nella congregazione: prima in Italia a formare giovani confratelli, poi la partenza per il Senegal.

In Africa

In Africa ha trascorso oltre vent’anni, impegnato nella formazione dei futuri missionari, nella gestione delle scuole, nel dialogo interreligioso e nella costruzione del santuario dedicato a Maria Immacolata, inaugurato nel 2010. Un lavoro di comunità che ha costruito fiducia e rispetto, in contesti dove convivere non è mai scontato. Non è mai stato un semplice operatore: ha vissuto tra la gente, cercando ogni giorno di costruire relazioni autentiche, anche dove sembrava impossibile.

Dopo un breve rientro in Italia, nel 2021 ha accettato una nuova destinazione: il Sahara Occidentale. Lì, tra due cittadine, vive oggi con altri confratelli. La sua presenza garantisce una testimonianza cristiana in una terra grande quanto l’Italia, dove i fedeli sono pochi e spesso invisibili.

Caritas locale

Visita i carcerati, collabora con la Caritas locale, si spende per i migranti che affollano le rotte nordafricane, spesso in fuga da guerre e povertà. Insieme ai suoi confratelli, offre una presenza silenziosa ma concreta, fatta di ascolto, piccoli gesti e ostinata fedeltà.

«Molti missionari vivono in condizioni più difficili delle mie», dice con umiltà. Ma da oltre quarant’anni – tra Africa, Italia e Medio Oriente – la sua è una vita interamente dedicata a chi ha perso quasi tutto. Anche il ritorno in Italia, una volta l’anno, non spezza quel filo. Per la premiazione non ci sarà lui, ma un confratello e alcuni familiari, perché il dovere, anche a migliaia di chilometri da casa, viene prima.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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