Storie

«Nec recisa recedit», il tributo di D’Annunzio alle Fiamme Gialle

Gerardo Severino, colonnello (Aus) della Guardia di Finanza e Storico Militare; Emanuele Maestri, Comandante della Tenenza della Guardia di Finanza di Salò
Nella celebrazione del 251° della fondazione della Guardia di Finanza il ricordo del Vate, Appuntanto ad honorem
Il «Comandante» D'Annunzio parla alla truppa raccolta nella piazza di Fiume © www.giornaledibrescia.it
Il «Comandante» D'Annunzio parla alla truppa raccolta nella piazza di Fiume © www.giornaledibrescia.it
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Quello che legò Gabriele D’Annunzio alle Fiamme Gialle è stato un rapporto davvero privilegiato, peraltro avendole anche citate in alcuni suoi racconti, e sin dall’epoca giovanile. È il caso di quando la sua città natia, la bellissima Pescara, fu chiamata ad apprezzare la ferrea azione di controllo che i Finanzieri avevano assicurato nel porto-canale, durante l’emergenza del colera, scoppiata durante l’estate del 1884, così come li avrebbe frequentati in età più matura, loro ospite presso la Caserta di Torre Astura, nei pressi di Nettuno (Roma).

Il Gabriele D’Annunzio che vogliamo ricordare in questa circostanza non è, però, il D’Annunzio uomo d’azione: l’uomo «al limite della leggenda», che dal discorso interventista di Quarto, del 5 maggio 1915, alla mutilazione all’occhio destro mentre ritornava dal bombardamento dei cantieri di Trieste, alla fulgide imprese di Cattaro, di Buccari, del volo su Vienna, nel corso della Grande Guerra e della marcia di Ronchi, seppe alternare anche il ruolo di Cavaliere, di Fante, di Marinaio e di Aviatore, meritando peraltro ben 2 medaglie d’oro al Valor Militare, tre d’argento e una di bronzo. Vogliamo ricordare, invece, il suo affetto per i Finanzieri, tanto da accertarne il grado onorifico di «Appuntato ad Honorem». Tutto ciò accadde nel corso dell’impresa Fiumana, tra il 1919 e il 1921.

Appuntato ad Honorem

In quel contesto, nella città istriana operava un Battaglione di Finanzieri, composto dalla 30^ Compagnia «Autonoma» e dalla 9^ Compagnia, già del disciolto 3° Battaglione mobilitato, reduce dalla Val di Ledro, dove aveva combattuto con grande valore. Da tale unità, il «Poeta-Soldato» avrebbe ottenuto la massima collaborazione, ma soprattutto un’impareggiabile lealtà, che egli seppe ricambiare nel migliore dei modi. Era il 20 settembre del 1919, quando le Fiamme Gialle di stanza a Fiume, al pari di tutte le truppe ivi dislocate, avevano prestato solennemente questo pubblico giuramento: «Giuriamo di essere, ora e sempre, fedeli alla causa di Fiume per l'onore e la gloria d'Italia», una promessa che avrebbero poi mantenuto. Ed ancora: il 20 ottobre successivo, D’Annunzio visitò il Battaglione dei Finanzieri, mentre il giorno dopo, agli ufficiali del medesimo toccò l’onore di avere alla loro mensa il «Comandante», come amavano chiamarlo, accompagnato dal suo ufficiale d’ordinanza e dal suo Segretario particolare, la medaglia d’oro al Valor Militare Igliori. La riunione si svolse in piena cordialità e, giunti alle frutta, il Comandante pronunziò un elevato discorso in onore della R. Guardia di Finanza, ricordandone i meriti acquisiti durante la recente guerra e le benemerenze del tempo di pace. Terminava, inviando un fervido «Alalà» a tutte le Fiamme Gialle d’Italia, e inneggiando alla Patria e al suo Re.

Non solo, ma il 4 dicembre successivo, in piazza Cesare Battisti, D'An­nunzio consegnava al Comandante del Battaglione di Finanza, con un breve, ma elevatissimo discorso, il Gagliardetto che le donne fiumane avevano voluto offrire ai Finanzieri di Fiume. Si tratta dello stesso stendardo, oggi conservato presso il Museo Storico del Corpo, sul quale, il 25 giugno del 1920, il medesimo Poeta Soldato appuntò la Medaglia di Ronchi. Trattenendosi a cena con gli ufficiali del Battaglione, accettò la citata promozione ad Appuntato ad Honorem del Corpo, pronunciando le seguenti farsi: «Fiamme Gialle, debbo confermare che aggradisco di cuore il vostro pensiero di promuovermi Appuntato della Guardia di Finanza. Il vostro capitano mi aveva chiesto in precedenza di scegliermi un grado dei finanzieri: io mi glorio si essere appuntato…».

Il motto araldico dei Finanzieri

In precedenza – era il 20 maggio 1920 – al termine di un pranzo di Corpo tenutosi nella Caserma Macchi di quella stessa città, su di una sua fotografia ufficiale, anch’essa fra i cimeli del Museo Storico, il Comandante vergò la seguente frase: «Alle Fiamme Gialle, Onore di Fiume, Nec Recisa Recedit. Fiume d’Italia, 20 maggio 1920. Gabriele D’Annunzio». In quella circostanza, il Vate si fece ritrarre sullo sfondo di un muro sul quale si era saldamente ancorata una pianta di edera, la quale, come si sa, nemmeno spezzata retrocede o si appassisce.

Il motto «Nec recida recedi» nella dedica sulla cartolina che lo ritrae davanti a un'edera © www.giornaledibrescia.it
Il motto «Nec recida recedi» nella dedica sulla cartolina che lo ritrae davanti a un'edera © www.giornaledibrescia.it

Nacque così il futuro motto araldico dei Finanzieri. Vennero, subito dopo, i tristi giorni del cosiddetto Natale Fiumano, nei quali le Fiamme Gialle, sempre fedeli, continuarono ad operare per Fiume e per la sua popolazione, rimanendo così vigili al proprio posto, ma combattendo anche per l’onore d’Italia. Ai primi di gennaio del ’21, quando gran parte delle truppe legionarie erano quasi tutte partite, D'Annunzio volle fare una visita di commiato alle sue amate Fiamme Gialle, alle quali confermò la propria ammirazione con parole altissime, rassicurandole che ben presto la situazione di Fiume sarebbe stata risolta positivamente.

Il 1° febbraio 1921, il Battaglione dei Finanzieri fu definitivamente convertito in reparto territoriale, continuando ad operare in quell’area, naturalmente in attesa dell’evolversi della situazione. Finalmente, dopo laboriose trattative, il 27 gennaio 1924, si firmava a Roma il patto di amicizia fra l'Italia e la Jugoslavia, rappresentata dal Ministro Nincic, per il quale, con la Convenzione per Fiume veniva riconosciuta sulla città la sovranità italiana, rimanendo assegnato alla Jugoslavia il piccolo porto di Susak a oriente di quello di Fiume. Le Fiamme Gialle vi avrebbero, quindi, prestato servizio per molti anni ancora, sino al tristissimo epilogo della Seconda guerra mondiale. Gabriele D’Annunzio continuò il suo rapporto con le Fiamme Gialle, che più volte aveva definito «Finanzieri di ferro», anche negli anni seguenti, ricevendoli anche a Gardone Riviera, sul lago di Garda, ove visse gli ultimi anni della sua vita. Apprese, poi, con grande gioia la decisione Sovrana, datata 14 febbraio 1933, in virtù della quale si autorizzava la Regia Guardia di Finanza a fare uso del motto araldico «Nec Recisa Recedit», che era parte della dedica di cui abbiamo appena trattato e che, pur essendo stata da lui prescelta per le sue amate Fiamme Gialle, aveva, in verità un’origine molto più antica.

L’antico motto latino risale, infatti, al 1623, anno in cui comparve nel libro di Giovanni Ferro e Gaspare Grispoldi dal titolo «Teatro d’imprese di Giovanni Ferro all’Ill. e R.S. Cardinal Barberino», per l’esattezza accompagnava l’illustrazione di un medaglione che raffigurava una quercia sulla quale si era saldamente ancorata proprio una pianta di edera.

L’omaggio alla morte

La caserma della Tenenza della Guardia di Finanza di Salò intitolata dal 2009 al poeta soldato © www.giornaledibrescia.it
La caserma della Tenenza della Guardia di Finanza di Salò intitolata dal 2009 al poeta soldato © www.giornaledibrescia.it

E, quando, il 3 marzo del 1938, il Poeta-Soldato si spense nella stessa Gardone, tra le numerose corone che precedettero il feretro del glorioso Comandante, ce ne fu anche una in rappresentanza della Guardia di Finanza. Su di un nastro verde profilato di giallo fu ricamata, in lettere d’oro, la frase: «La R. Guardia di Finanza al suo glorioso Appuntato d’onore». Lo stesso feretro fu poi scortato da un Plotone composto da 25 Fiamme Gialle, orgogliose e fiere del grande onore che quel giorno avevano ricevuto dalla Storia.

Alla prematura morte del Comandante fece, poi, seguito la pubblicazione in prima pagina, da parte della rivista «Il Finanziere» (numero 9 del marzo ’38), di un bell’articolo dal titolo «L’Appuntato d’onore dei Finanzieri di ferro non è più», con il quale furono ricostruite le varie vicende di quello straordinario rapporto che aveva sin lì legato il grande Pescarese alla Guardia di Finanza. Ma la riconoscenza che la Guardia di Finanza ha da sempre riservato al Poeta-Soldato ha avuto il suo apice il 16 maggio del 2009, data in cui fu solennemente inaugurata a suo nome la Caserma sede del Comando Tenenza di Salò, la città più vicina a Gardone Riviera, la storica dimora del grande Drammaturgo italiano, meglio nota al mondo intero con il titolo di Vittoriale degli Italiani.

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