Vittoriale, il ministro Giuli in dialogo con l’ologramma di D’Annunzio
«Ho chiesto a D’Annunzio di parlarmi del canto augurale per la Nazione Eletta, per l’Italia, e mi ha dato una bellissima risposta dicendomi dell'importanza di questo canto augurale che celebra l’Italia, il suo passato e le sue origini, la sua grande forza evocatrice e soprattutto il suo grande destino. Era molto preparato». Così il ministro della Cultura Alessandro Giuli dopo la visita al Vittoriale degli Italiani a Gardone Riviera, nel Bresciano, dove ha potuto «dialogare» con l’ologramma digitale di Gabriele D’Annunzio, a grandezza naturale, inaugurato oggi e che risponde alle domande dei visitatori.
I versi cari a Giuli
«C’è un verso di D’Annunzio a me molto caro: “Io ho quel che ho donato”, ma in questo caso, soprattutto qui al Vittoriale, vedendo tutto ciò che il Vittoriale rappresenta, oggi D’Annunzio forse potrebbe dire di chi ci lavora e di chi lo ama, “io sono quel che ho donato”», ha aggiunto Giuli, che è il primo ministro della Cultura che torna al Vittoriale cinquanta anni dopo l’ultima vista che fu di Giovanni Spadolini.
Recuperare D’Annunzio
«Per me personalmente D’Annunzio rappresenta uno dei pilastri fondamentali della mia formazione culturale, un pezzo di una destra che si vuole libertaria, oltre che patriottica e ferma, salda nelle proprie radici», ha detto Giuli. «C’è bisogno di D’Annunzio non in una forma antiquaria di recupero retorico dato che è stato anche un grande uomo di teatro e la politica è teatro naturalmente. C’è bisogno di recuperare quella forza ironica, libertaria, visionaria con inventiva avanguardista, quel modo di sorridere dell’avversario e di affermare trionfalmente le proprie verità, i propri valori di fronte al fato e probabilmente anche di fronte al genio della patria che D’Annunzio così rappresenta».
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