L’affascinante storia della fabbricazione delle reti di Montisola

Flavio Archetti
Le prime testimonianze scritte risalgono all’Ottocento quando le donne montisolane annodavano i fili di cotone e canapa per il monastero di Santa Giulia di Brescia
Due retaie al lavoro - © www.giornaledibrescia.it
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La fabbricazione delle reti a Montisola è attività che affonda la sua origine nei secoli. Le prime testimonianze scritte risalgono a Ottocento e Novecento, quindi i secoli IX e X, quando le donne montisolane, protagoniste del lavoro per decine di generazioni, annodavano i fili di cotone e canapa per il monastero di Santa Giulia di Brescia, proprietario sull'Iseo di riserve di pesca e in rapporti con pescatori che lavoravano per alimentare la sua dispensa.

Altra testimonianza millenaria è quella dei monaci Cluniacensi, che nell'anno mille abitavano l’isoletta di San Paolo e secondo racconti riportati dalla tradizione erano pescatori e retai, preziosi insegnanti per i colleghi della vicina Monte Isola che istruivano sull’uso di nuove reti e nuove tecniche per assicurarsi pesche abbondanti in ogni stagione.

La lavorazione delle reti © www.giornaledibrescia.it
La lavorazione delle reti © www.giornaledibrescia.it

Come riportato nel libro «Quel lungo filo che avvolge il lago d'Iseo» della collana Terre Bresciane, scritto da Rosarita Colosio e Fiorello Turla, la realizzazione di reti si è ampliata e ha incluso anche la caccia almeno a partire dal XV secolo, quando nelle corti rinascimentali si sono diffuse forme di caccia miste con reti di seta grandi e invisibili, acquistate nei laboratori di Montisola. La tradizione orale, alcuni giornali ottocenteschi e alcuni retai, hanno raccontato che Nicolò Macchiavelli per predare nelle sue tenute di caccia si riforniva dagli artigiani montisolani, e che anche le tenute dei Savoia a Monza, quelle dei papi a Castel Gandolfo e i «roccoli» del Manzoni a Lecco avessero reti fabbricate a Montisola.

Dall’isola sebina a Brescia

Alla fine del 1700 la fama dell'isola sebina come terra di tessitori di reti era molto diffusa, ma è stato il 1800 a favorire il decollo dei retai isolani, che hanno cominciato a esportare ed esporre prodotti e laboratori. Nel XIX secolo la produzione si faceva ancora nelle case ma poi il prodotto veniva ritirato, confezionato e venduto nei negozi di Brescia, Bergamo e Milano.

Di metà 1800 è la testimonianza sulla condizione economica delle lavoratrici di Giuseppe Zanardelli, che nel 1857 scrive: «Nel Monte d’Isola forse mille persone lavorano instancabilmente le reti, ingrata fatica retribuita con un guadagno veramente infinitesimale, poiché quella povera gente riceve 5 centesimi per 2.500 macchie, cioè gruppi di rete». Nel 1837 il piccolo negozio dei fratelli Ziliani si trasforma in azienda con sede a Sulzano, e come dipendenti ci sono solo donne montisolane. A metà Milleottocento a Brescia risultano aperti sei negozi di «fabbricatori e negozianti di reti», botteghe laboratorio che rimangono attive fino alla metà del Millenovecento.

Il ’900 tra diffusione dei battelli e successo delle imprese

Resiste fino al 1959 quella di Ziliani Evangelista, ma da quel momento si fa spazio la meccanizzazione del lavoro e le reti vengono acquistate direttamente nelle fabbriche, sorte anche sulle rive del lago. Il Porto di Siviano, che oggi ospita la sede del Museo della rete, diventa il centro commerciale dell’isola e «i suoi fabbricatori di reti si disseminano per tutta l’Italia, guadagnando discretamente».

Il Naet, la tipica imbarcazione dei pescatori sebini © www.giornaledibrescia.it
Il Naet, la tipica imbarcazione dei pescatori sebini © www.giornaledibrescia.it

La metà del 1900 è anche il momento della diffusione dei battelli, che sostituiscono i barconi a vela e a remi, e dei mezzi a motore, che portano nuovo impulso al commercio e decretano il successo delle imprese della rete montisolana: «Oltre la Provincia servono con ogni foggia di reti l’Italia tutta, comprese l’isole e la colonia, e non poche commesse raggiungono anche l'estero, da Turchia, Bulgaria, Grecia, Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia e Finlandia, fino ai mercati d'Africa, (coste del Mediterraneo), Asia (zona dell’Oceano Indiano), Australia e le lontane Americhe».

Una foto di un battello che si dirige verso Montisola - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it
Una foto di un battello che si dirige verso Montisola - New Eden Group © www.giornaledibrescia.it

Verso la terraferma

Nel 1900 le aziende industriali aumentano – nel 1911 sono già dieci – ma si fanno sentire le difficoltà di trasporto via acqua e la mancanza di energia elettrica. Questo spinge molti artigiani a trasferirsi sulla terraferma: sarà il fenomeno che nel tempo determinerà la fine dell’industria delle reti a Monte Isola, con conclusione negli anni 70 e 80 del XX secolo.

Sempre del 1900 è l'arrivo della corrente elettrica (1923) e la produzione aumenta molto. In quel momento a Montisola ci sono 26 telai meccanici tra Siviano, Peschiera Maraglio e Sulzano. Peschiera Maraglio da villaggio di pescatori si trasforma nel paese dei retifici e nel 1930 ospita tre stabilimenti che occupavano 200 operaie addette a 16 macchine. Si lavora nelle fabbriche, in casa, ma soprattutto nelle strade e nelle piazze, che diventano veri e propri laboratori.

Una foto di archivio di Montisola nel 1959 - Archivio fotografico bagnolese
Una foto di archivio di Montisola nel 1959 - Archivio fotografico bagnolese

Con l’introduzione delle macchine (Zang) l’utilizzo della rete viene inserita in nuovi settori come lo sport, l'edilizia, la sicurezza, l'agricoltura e il tempo libero. Negli anni 50 terminano gli investimenti in macchinari Zang e qualche imprenditore cerca di costruire le macchine da solo. Tra questi il retificio Giulio Agnesi, che le fa realizzare a Sulzano nel laboratorio meccanico di Giovanni Belometti e cerca di venderle agli altri retifici. L'avvento del nylon, nel 1954, cambia il modo di produrre e usare le reti, diventate resistenti, sottili e compatte.

Anni Sessanta

Negli anni 60 subentra una nuova piccola rivoluzione con l’introduzione di nuovi telai lanciati dall’industria tedesca Raschel, per produrre reti da pesca «senza nodo». Il manufatto risulta più economico, più leggero e ha un successo immediato, tanto da sostituire, soprattutto nei pescherecci, le reti tradizionali. Si avvia così una nuova epoca dell’industria delle reti, che comunque non cancellerà il nodo. Negli anni 80 il settore deve affrontare nuovi problemi, prima tra tutti la concorrenza di Cina, Giappone e Corea, che immettono sul mercato reti a prezzi inferiori.

Una donna che lavora al telaio - © www.giornaledibrescia.it
Una donna che lavora al telaio - © www.giornaledibrescia.it

A gravare sul commercio però c’è anche la conformazione del territorio, con aziende collocate nei centri storici impossibili da avvicinare con i normali mezzi di trasporto e anche difficili da ampliare. In più l’evoluzione tecnologica ha sempre meno bisogno di lavoratrici specializzate. Comincia così a imporsi la necessità di trasferire le aziende sulla «terra ferma». Chi può lo fa, altri imprenditori chiudono.

La ditta Carlo Badinotti

La Ditta Carlo Badinotti per esempio (diventata Badinotti spa) lascia lo stabilimento del porto di Siviano ed è proprio in questo retificio storico che si insedia la moderna impresa La Rete. Dotata di impianti all'avanguardia, La Rete sviluppa tecnologie innovative che le consentono di proporsi come partner dei maggiori utilizzatori europei di reti sportive. Nel 1990 la sua rete con maglie «a nido d’ape» è una novità assoluta a livello mondiale e caratterizza le porte dei mondiali di calcio Italia 90.

Una foto d'archivio del Porto di Saviano nel 1940 - © www.giornaledibrescia.it
Una foto d'archivio del Porto di Saviano nel 1940 - © www.giornaledibrescia.it

Nel 2002 l’exploit si ripete con una importante commessa per le porte degli stadi di Giappone Corea dove si svolge il mondiale del 2002. L’ultima creazione che si impone all'attenzione del grande pubblico è un omaggio alle celebrazioni per il centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, con la produzione di reti «tricolori» per le porte di tutti i campi di calcio di serie A e B.

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