Quel pittore che dipinge gli scorci di Brescia: chi è Maurizio Gottardi
Quando si cammina tra le vie del centro di Brescia capita spesso di incontrarlo: alto, con un cappello marrone in camoscio, e i vestiti e le mani sporche di pittura. È Maurizio Gottardi, il pittore bresciano che cattura su tela gli scorci più belli della città. Anche ieri si trovava sotto i portici di piazza Loggia: il cavalletto piantato a terra, lo sguardo assorto e la tavolozza sporca di colori. «La prima volta che ho dipinto questo palazzo mi tremavano le gambe – racconta –. È successo parecchi anni fa. Questo posto rappresenta il mio arrivo a Brescia».
Tra montagna e città
Gottardi nasce nel 1953 in Trentino-Alto Adige, a Villa Rendena, e passa la sua infanzia tra montagna, natura e sapori tradizionali. Poi all’età di 16 anni arriva insieme alla sua famiglia a Brescia, dove inizia subito a lavorare in un’officina meccanica. Con il tempo comprende che non è la sua strada e si iscrive così all’Associazione Artisti Bresciani: qui perfeziona il suo disegno, utilizzando spatole di acciaio da carrozziere, oltre ai pennelli. Tempo di prenderci la mano e il giovane inizia ad esporre i suoi primi quadri nella vetrina del negozio di cornici dove lavora.

Oggi Gottardi, che si definisce «un uomo di montagna che ama la città», racconta gli scorci più belli della Leonessa attraverso pennellate rapide e precise. Succede così: passeggia tra le vie alla ricerca di un’ispirazione e quando accade si ferma, posiziona quindi il cavalletto e fa danzare la mano sulla tela. «È questo il mio ufficio – dice, indicando il cielo –. La bellezza dello studio all’aperto è il contatto con il pubblico», confessa mentre una piccola folla si crea intorno a lui.
L’arte e mostre
Gottardi dipinge utilizzando la tecnica della pittura ad olio su tela. Difficile contare quanti monumenti bresciani ha realizzato con questo metodo. Tra i tanti citiamo i quadri realizzati in occasione della Mille Miglia nel 2010, 2012 e 2018 e per «The floating Piers», nel 2016. Il suo soggetto preferito da dipingere però rimane la torre della Pallata.

«Il mio nome non appare nei libri dei pittori bresciani per scelta. Non mi sento di far parte dei pittori: io appartengo alla gente – chiude l’artista che alla domanda “Cosa rimane di te?” risponde –: La mia immagine negli occhi delle persone».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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