Mario Isola: «Anche se si corre bisogna sviluppare la pazienza»

Il direttore di Pirelli Motorsport sarà uno dei relatori ospiti di Smart Future 24, previsto dal 3 al 5 ottobre a Brescia
Mario Isola - Foto Pirelli/LAT Images
Mario Isola - Foto Pirelli/LAT Images
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A una persona abituata al rombo dei motori, alla velocità e alla voglia di competere, concetti come pazienza e tranquillità potrebbero apparire estranei. Eppure è proprio davanti alle grandi sfide che la capacità di sapersi adattare e di aspettare il momento giusto, unendo a ciò una sempre vivida voglia di emergere e di migliorarsi costantemente, risultano fondamentali.

Lo sa bene Mario Isola, milanese 55enne direttore di Pirelli Motorsport, la divisione della multinazionale produttrice di pneumatici dedicata in modo specifico alle corse, di auto e di moto.

«Nel corso della mia carriera sono sempre riuscito a migliorare e crescere - spiega il manager che sarà uno degli speaker di punta attesi a Smart Future Brescia 24, il principale appuntamento italiano di orientamento in programma dal 3 al 5 ottobre tra il PalaLeonessa e il Brixia Forum -. A volte però bisogna essere in grado di non accelerare le cose, di aspettare il momento giusto, senza smettere di dare il meglio e di volersi costruire un futuro».

Come è arrivato a ricoprire una carica di questa rilevanza, che la porta in contatto con le più prestigiose gare motoristiche, a partire dalla F1?

«Parto dicendo che sono stato fortunato perché sono riuscito a coniugare la mia passione, quella per i motori, con il lavoro. Sono arrivato in Pirelli come collaudatore di auto, avendo alle spalle diverse esperienze di gare tra kart e altre vetture. Parallelamente però studiavo Ingegneria meccanica e, sfruttando un’occasione che si presentò in azienda, riuscii a entrare nel settore della progettazione di pneumatici dedicati alla Superbike (categoria di moto da corsa con specifico campionato mondiale ndr). Ero la persona giusta nel momento giusto».

Ora di cosa si occupa e quali sono gli aspetti che più le piacciono del suo lavoro?

«In qualità di direttore gestisco le attività motorsport di Pirelli, dalla Formula 1 al rally. Guido una squadra di più di 100 persone. Sviluppiamo e testiamo pneumatici per competizioni, promuovendo al contempo il nome Pirelli in giro per il mondo (sono tra l’altro gli unici pneumatici utilizzati in F1 ndr). È un lavoro fantastico, che mi fa crescere ogni giorno».

Come ogni cosa però non è tutto rose e fiori. Un momento difficile della sua carriera?

«Le difficoltà, nella vita come nel lavoro, ci sono sempre. Bisogna essere in grado di affrontarle anche quando queste paiono insormontabili. Ricordo un episodio del passato, quando per una giornata intera tentammo di testare delle gomme da gara. Scoppiavano sempre. Ero affranto ma, una persona di grande rilievo del mondo motoristico, quel giorno venne da me e mi disse “Adesso calmati, una giornata storta capita a tutti. Torna a casa, domani è un altro giorno”. Fu per me un insegnamento importantissimo, che ancora mi porto dietro».

Pirelli è fornitore unico della F1 - Foto Pirelli/LAT Images
Pirelli è fornitore unico della F1 - Foto Pirelli/LAT Images

Ha qualche rimpianto nella vita?

«Sì, non avere finito l’università poiché a quell’epoca stavo già lavorando. Mi mancavano solo sei esami e ancora mi pento di non essere arrivato fino in fondo».

Cose vede nel suo futuro?

«Credo che, con forza di volontà, competenze e sicurezza dei propri mezzi, si possa sempre migliorare. Certo è che la vita lavorativa non è sempre una curva in crescita: a volte ci si ferma, si può persino cadere, l’importante è avere la già citata pazienza e la convinzione di potercela fare, di poter superare anche i momento di crisi o di stallo. Unitamente a ciò è fondamentale non smettere mai di studiare, di informarsi, di accrescere le proprie competenze».

Chi è Mario Isola fuori dalle piste?

«Passando più di 200 giorni all’estero nel corso dell’anno si riduce notevolmente lo spazio per gli hobby e le altre passioni oltre ai motori. Nonostante questo sacrificio, quando mi è possibile, mi piace stare con gli amici e continuare quel percorso che intrapresi tanti anni fa - avevo 18 anni quando iniziai - e che tutt'ora porto avanti.

Lavoro come volontario sulle ambulanze e tengo corsi per persone che vogliono diventare autisti dei mezzi di soccorso (è referente regionale per Anpas Lombardia per la formazione di autisti ndr). Serve sapere cosa si può e cosa non si può fare, quali sono i rischi e le responsabilità che si hanno nel momento in cui si ricopre quel ruolo. Mi piace pensare che anche in questo caso sia riuscito a coniugare diversi aspetti della mia vita, un po’ come se fossi riuscito a collegare i vari puntini che formano la mia esistenza».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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