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Lucia Tononi, i nuovi libri sulla vita santa della giovane valsabbina

Arcangelo Campagna, autore di «Signore sia fatta la tua volontà», racconta nel volume la straordinaria vita della ragazza morta il 5 luglio 1990. E c’è anche un fumetto
Lucia Tononi
Lucia Tononi
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Un fiore di montagna, piccolo, quasi nascosto, profumato, dai colori smaglianti, resistente a tutte le intemperie. Questa è Lucia Tononi nelle parole di Arcangelo Campagna, autore di «Signore sia fatta la tua volontà», edizioni Velar, il nuovo libro che racconta la straordinaria vita della giovane valsabbina morta il 5 luglio 1990, trentacinque anni fa: la fede ha guidato ogni giorno della sua breve esistenza. Per usare ancora le parole di Campagna: «È un fiore di breve esistenza, eppure non muore perché mette le sue radici nel cuore di colui che lo ha contemplato e in lui continua a vivere nella semplicità di tutti i giorni come splendida lode, inno a Dio creatore e datore di ogni bene». Oltre a quello di Campagna, c’è anche un altro nuovo libro a fumetti con illustrazioni di Chiara Nicosia e testi di Carla Tononi, sempre pubblicato da Velar: entrambi verranno presentati alla chiesa di Gazzane domani, sabato 5 luglio, dopo la messa delle 18.

Felicità sognata

L’immagine del fiore era stata usata anche da don Luigi Bresciani in un altro volume (edito da Ancora) dedicato alla giovane nata a Gazzane di Preseglie il 10 agosto 1967: «Lucia Tononi è passata sulla scena di questo mondo come un fiore, ma un fiore appeso a una croce».

Così si descrive nel tema per l’esame di terza media, il titolo è «Autoritratto di un’adolescente», scrive Lucia: «Sono una ragazza triste, generosa. Mi piace la compagnia, sogno la felicità e sono molto sensibile. Mi sento di peso per la mia famiglia. Certe volte sogno la felicità, ma penso: quando avverrà? Forse presto, forse mai». Lucia, che diceva «la mia vocazione è la sofferenza», era cresciuta inizialmente senza problemi, una piccola bimba vivace sempre sorridente. Ma quella serenità purtroppo dura molto poco, a due anni e mezzo un dolore al braccio è il primo sintomo di quello che sarà il calvario che la porterà alla morte giovanissima. Una visita stabilisce che si tratta della sindrome di Ollier, un morbo che le ha già preso tutte le ossa.

Lucia Tononi e la sua famiglia
Lucia Tononi e la sua famiglia

La malattia

Il 13 dicembre 1982, giorno del suo onomastico, annota: «Mi hanno mandato al Rizzoli di Bologna perché dovevo fare il controllo al braccio e così mi hanno fatto fare anche una radiografia alla schiena. Il mio dottore mi dice: risulta che c’è un male peggio di un tumore (tu pensa che complimento). Per fortuna con altri esami non è risultato quello che pensavano. Ma non sto ancora bene. Vivo di continuo con pastiglie e non sono ancora sicuri di cosa ho». All’età di 17 anni Lucia viene a sapere in che cosa consiste la malattia che la tormenta. Non ne fa una tragedia.

I genitori con suor Giuliana Galli al Cottolengo nel 35esimo anniversario della morte
I genitori con suor Giuliana Galli al Cottolengo nel 35esimo anniversario della morte

Nel gennaio del 1983 così scrive all’amica Anna: «Tutti i giorni ho qualche cosa, non sto mai bene. Accettiamo con coraggio i nostri dolori e offriamoli a Gesù per chi ha veramente bisogno. Io prima pensavo di essere la ragazza più sfortunata del mondo. Ora mi viene da ridere a pensarci perché mi sono accorta che ero proprio stupida ad avere certi pensieri. Ho visto molte persone e bimbi piccoli più sfortunati di me e che hanno malattie peggiori della mia, di fronte alle croci più pesanti preferisco portare la mia».

Il prossimo

Nonostante la sofferenza, Lucia si è sempre impegnata al servizio del prossimo, decide di fare un anno di volontariato alla Piccola Casa del Cottolengo a Torino. Lucia soffre nel corpo, ma è lieta e serena nello spirito. La gioia che prova nel servire gli ultimi attenua i suoi terribili dolori. Non si lamenta mai. Nel Natale 1985 scrive alla famiglia dal Cottolengo: «Le feste qui le ho passate benissimo, le più belle della mia vita. Vi ho pensato molto e mi sarebbe piaciuto che anche voi foste stati qui a partecipare alla mia gioia».

Lucia Tononi al Cottolengo di Torino
Lucia Tononi al Cottolengo di Torino

Ad appesantire il suo calvario si aggiunge un tumore alla testa che la rende in poco tempo cieca all’occhio destro. In famiglia le suggeriscono un pellegrinaggio a Lourdes, lei sgrana gli occhi e così risponde alla nonna: «Tu pensi che io abbia il coraggio di andare a chiedere alla Madonna di farmi guarire con tutti quelli che al Cottolengo stanno peggio di me? Non sia mai, non sia mai». Il dolore alla testa diventa lancinante. Lucia viene operata e per un periodo è ricoverata alla Domus Salutis. Il tumore si ripresenta. L’ultima speranza è a Lubiana in Slovenia nell’ex Jugoslavia. Ma per Lucia ci sono solo ulteriori sofferenze. In un momento di lucidità trova la forza per abbracciare la mamma, darle un bacio e dirle con un filo di voce: «Grazie di tutto». Fino all’ultimo portatrice di luce.

Lucia Tononi e il suo impego per il prossimo
Lucia Tononi e il suo impego per il prossimo

Come ha scritto il vescovo Pierantonio Tremolada nella sua prima Lettera pastorale: «I santi non sono eroi irraggiungibili o lontani, ma persone come noi, nostri amici. La santità riguarda ciascuno di noi. La santità è la vita nella sua forma più bella». In questa prospettiva, non c’è alcun dubbio nell’affermare con convinzione che quella di Lucia è stata una vita santa.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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