Lorenzo Econimo, chef errante che cucina un futuro per chi non ce l’ha

Barbara Fenotti
Nell’epoca della cucina come mezzo per fare audience, c’è chi fa di questa disciplina uno strumento di sensibilizzazione e paracadute sociale
Chef Econimo in veste di insegnante - © www.giornaledibrescia.it
Chef Econimo in veste di insegnante - © www.giornaledibrescia.it
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Nell’epoca della cucina come mezzo per fare audience sia in tv sia sui social, c’è chi di questa disciplina, o arte a seconda delle interpretazioni, preferisce farne uno strumento di sensibilizzazione e paracadute sociale. Mettendosi a disposizione per aiutare chi non ha un lavoro, o addirittura una casa, a costruirsi un futuro tra i fornelli o in sala. La storia di Lorenzo Econimo, chef errante e presidente di Slow Food TerreAcque Bresciane, affascina e al contempo dà la misura di come non tutto ciò che si fa debba necessariamente essere fatto per la gloria personale.

«La cucina sociale mi ha dato sempre tanto – afferma –: preparare un piatto a livello personale è appagante, ma lo è ancora di più quando arrivi a constatare di persona come la cucina possa essere una cura per gli altri. Ho visto rasserenarsi i volti di molti, che sono riusciti a risollevarsi cucinando».

Uno di questi è Antonio, un utente dell’Angolo (spazio diurno per persone senza fissa dimora gestito dalla coop La Rete), che oggi non c’è più. «Quando abbiamo aperto il Bistrò Popolare lui stava in sala: era un musicista, una persona divertente che aveva sempre la parola giusta e i clienti lo adoravano, arrivando addirittura a invitarlo a cene e appuntamenti fuori dal contesto lavorativo». Antonio, grazie a quell’impiego, è tornato a sentirsi vivo e ha ripreso anche i contatti con i figli residenti all’estero. «Ha vissuto con dignità l’ultimo periodo della sua vita – spiega Lorenzo – e questo, per me, è stata la cosa più bella e appagante di tutte».

La carriera

Lorenzo Econonimo è l'anima del Bistrò Popolare a Brescia
Lorenzo Econonimo è l'anima del Bistrò Popolare a Brescia

Lorenzo è nato nel nel 1976 e ha frequentato il corso biennale alberghiero all’ente di formazione professionale Cfp di Clusane. Subito dopo inizia a lavorare nelle cucine. «Ho fatto esperienza sul territorio per rendermi conto sin da subito che quello della cucina era un mondo difficile – racconta –. Non era ancora esplosa la moda delle cucine e degli chef stellati, che si intravedeva appena con l’apertura da parte di Gualtiero Marchesi dell’Albereta a Erbusco, perciò la figura del cuoco non era ancora portata in palmo di mano».

Nonostante ciò la sua passione è più forte di tutto e riceve ulteriore impulso dall’incontro con Stefano Cerveni, proprietario del ristorante stellato Due Colombe al Borgo Antico di Rovato. «Lì, dove lavoravo solo nei fine settimana, mi sono formato – prosegue –. Durante la settimana, invece, mi occupavo del reparto gastronomico di un supermercato della grande distribuzione, che mi piaceva ugualmente pur essendo tutt’altra cosa, perché ognuno mi dava cose diverse».

Cucina sociale

Quando arriva il momento della leva militare, Lorenzo sceglie il servizio civile, e in quel momento cambia tutto: «Come obiettore di coscienza faccio esperienza in un centro di accoglienza gestito dalle suore Poverelle per persone con fragilità, insegnando a ragazzi e ragazze che abitavano lì a cucinare per imparare a essere autonomi e questa cosa fa nascere in me un entusiasmo ancora nuovo». È quello il momento di svolta che porta Lorenzo sulla strada che poi sceglierà di percorrere per gli anni successivi: una strada accanto a chi è meno fortunato e più fragile, per aiutarlo a rialzarsi e a riprendere il cammino. «A volte ci si riesce, a volte no – racconta Lorenzo –, ma in ogni caso i rapporti che si creano sono in grado di dare vita a legami profondi».

Una volta compreso come la cucina possa avere anche un importante risvolto sociale, con alcuni amici apre il circolo culturale «Il dito e la luna» sul Monte Orfano, a Rovato; una realtà della quale farà parte per i 14 anni successivi sempre stando in cucina. Tra pentole e fornelli arrivano presto, grazie a una collaborazione siglata con il Cps di Rovato, persone impegnate in percorsi di recupero. Strada facendo il circolo diventa una piccola comune: quasi tutti i ragazzi che lo frequentano lavorano nel sociale e studiano per diventare operatori. Lorenzo incluso: «Qui mi strutturo come cuoco, fino a quando decido di lavorare completamente in ambito sociale: ho 27 anni e mollo il lavoro nella grande distribuzione, che all’epoca era super pagato e inizio a frequentare dei corsi per diventare operatore sociale».

Bistrò Popolare

Dopo due settimane viene contattato dalla cooperativa La Rete, che all’epoca era ancora al Carmine, e in quel momento inizia a lavorare nell’housing sociale, occupandosi di percorsi di recupero delle autonomie per persone con fragilità. Quando nel 2013 lo spazio diurno per persone senza fissa dimora «L’Angolo» della Rete è a rischio chiusura per via dei tagli statali, lui è in prima linea: partecipa attivamente (ci rimarrà per 10 anni) alla nascita del Bistrò popolare, il ristorante ancora oggi aperto in via Industriale, che rappresenta di fatto la prima esperienza di ristorante sociale a Brescia.

«Iniziamo a formare alcune persone senza fissa dimora e constatiamo che la cosa funziona, pur tra alcune difficoltà dovute al fatto che sono pur sempre persone con fragilità spesso legate a dipendenze di vario tipo». All’interno del Bistrò Popolare vengono promossi, tra le altre iniziative, percorsi formativi in sinergia con i Cps e corsi di cucina con persone disoccupate. Da lì lo chef errante si appassiona al mondo della formazione. Attualmente lavora per il Cfp Canossa sia a Brescia sia a Bagnolo come libero professionista nell’area degli adulti con i progetti «Gol» (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) dedicati a chi ha perso lavoro o ha una invalidità.

Slow Food

Il cuoco bresciano con alcuni colleghi di Slow Food - © www.giornaledibrescia.it
Il cuoco bresciano con alcuni colleghi di Slow Food - © www.giornaledibrescia.it

Da due anni è anche presidente di Slow Food TerreAcque Bresciane, che oggi conta circa 200 soci e comprende l’area che dalla Valtrompia arriva fino al confine con Cremona passando per il lato bresciano del Lago di Garda e la Bassa Bresciana, e fa il formatore per Slow Food Italia nel campo della cucina. Oltre a organizzare cene con prodotti Slow Food, TerreAcque Bresciane organizza al Castello di Padernello il «Mercato della terra» ogni terza domenica del mese e collabora all’Orto di comunità del Brolo di Sant’Anna. Hanno inoltre aperto una collaborazione con Abe, Associazione bimbo emopatico, per un progetto di educazione alimentare all’interno del reparto di Pediatria del Civile sia per genitori sia per bimbi.

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