Matteo, non vedente dalla nascita, è cintura arancione di karate

Non vede, ma ha imparato a «sentire» il karate. Matteo Cornalini ha 14 anni, è non vedente dalla nascita, ma soprattutto è un ragazzo curioso, determinato. Oggi può stringere tra le mani un traguardo che parla di impegno e coraggio: la cintura arancione. Un risultato difficile da raggiungere per chiunque, ancor più per chi, come lui, ha dovuto lottare contro diffidenze, ostacoli e porte chiuse, prima di trovare qualcuno disposto a scommettere davvero sulle sue potenzialità.
Quel qualcuno è il maestro Onorio Luscia, sindaco a Sabbio Chiese, karateka da 37 anni e maestro dal 2011, nonché direttore tecnico dell’associazione sportiva Munen Karate Club Vestone, realtà inclusiva dove ogni persona trova spazio, ascolto e possibilità di crescere. In occasione dell’ottavo «International Summer Camp» dedicato agli insegnanti di karate, che ha avuto luogo lo scorso fine settimana nel mantovano, Matteo è stato intervistato e Onorio ha raccontato quella che ha definito essere una delle esperienze umane più intense e gratificanti della sua carriera.
Sfida vinta
«All’inizio - spiega il maestro - la richiesta sua e dei suoi genitori mi ha spiazzato. Ma ho deciso di raccogliere la sfida. Insieme abbiamo costruito un percorso fatto di contatto, fiducia e linguaggio corporeo, che ha permesso a Matteo di inserirsi con naturalezza nel gruppo, migliorare coordinazione, equilibrio e consapevolezza del proprio corpo».
Il progetto, seguito anche dai collaboratori della scuola, ha avuto come obiettivo non solo il miglioramento fisico e tecnico, ma anche l’inclusione attiva del ragazzo all’interno della classe, trasformandolo da «allievo con disabilità» a punto di riferimento per tutti. Matteo ha sostenuto e superato tre esami con coraggio e determinazione, fino a ricevere la cintura arancio dalle mani del maestro Dino Contarelli, tra l’emozione di genitori, compagni e insegnanti.
«La soddisfazione più grande - conclude Luscia - è vederlo oggi entrare in palestra con il sorriso, muoversi con sicurezza, fare battute e allenarsi con gli altri. Lavorare con lui mi ha reso un maestro migliore». Per chi guarda Matteo oggi sul «tatami» le barriere sembrano non essere mai esistite.
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