«Il midollo osseo che mi è stato donato arriva da Israele»

La parola Israele di questi tempi evoca sofferenza, divisioni, bombe. Ma è proprio da uno scenario di guerra come quello che sta devastando il Medio Oriente che arriva a Brescia una speranza. Una speranza che non ha orientamento, nazionalità o colore e che si è dimostrata più forte degli attacchi, dei blocchi, della paura. Una speranza che ha fatto 3.800 chilometri per Gabriele Pasotti, il cinquantanovenne di Bovezzo affetto da leucemia acuta che necessita di un trapianto di midollo osseo.
Altruismo
«Da Israele è arrivato il midollo osseo che mi è stato donato», ci racconta lui stesso dal Civile di Brescia. È ricoverato, in isolamento, il telefono prende poco, ma le emozioni si sentono benissimo: «Non ho parole per ringraziare il donatore. Io penso che le persone che fanno questi gesti abbiano il grande dono di saper usare a mille la testa e il cuore. Un "grazie" non basta: uscito dall’ospedale mi impegnerò affinché anche da noi cresca la sensibilità nei confronti del dono e ulteriori persone si mettano a disposizione della rete mondiale che, nonostante conflitti e distanze, rende possibili i trapianti come quello previsto per me la settimana prossima».
Gabriele non sa nulla di quella persona: «Mi hanno soltanto detto che è giovane». Non sa quanti anni abbia, che lavoro faccia. Non sa come questa guerra stia condizionando la sua vita. Non sa se è israeliana o palestinese. Ciò che è certo è solo il suo altruismo, il suo mettersi a disposizione di uno sconosciuto la cui vita dipende dal suo gesto.
Chi è
Gabriele abita a Bovezzo, ha una figlia ed è volontario e vicepresidente della Sevac (Squadra ecologica volontari antincendio) di Concesio. Ogni anno, racconta, «al lavoro ci sottoponiamo a controlli di routine: nel 2023 dal mio esame del sangue sono emersi valori un po’ strani. All’apparenza stavo bene, non mi sentivo nemmeno stanco. Ho comunque fatto ulteriori accertamenti. Ed è arrivata la diagnosi: leucemia acuta».
Era novembre. Inizialmente «non mi sono spaventato, poi mi hanno spiegato e ho compreso la gravità della situazione. Paura, però, non ne ho mai avuta per due motivi. Il primo è che ho sempre avuto accanto dei medici speciali in un reparto speciale. Il secondo è che, da volontario del Sevac, di fronte a un problema sono abituato a non fermarmi e a cercare subito una soluzione, un piano B, un piano C, un piano D. Applico questo principio al nostro lavoro di squadra, ma anche alla mia vita».
Gabriele è ricoverato in Ematologia più o meno da novembre («In questi mesi sono uscito pochissime volte», racconta). Un mese e mezzo fa è iniziata, in tutto il mondo, la ricerca di un donatore compatibile: «Sono stato fortunato a trovarlo subito. Altre persone ci mettono anni. Altre ancora non lo trovano nemmeno».
Il midollo osseo che verrà trapiantato a Gabriele è stato prelevato nei giorni scorsi dal donatore in Israele e, nonostante la guerra, gli attacchi recenti e le limitazioni ai voli, è arrivato in Italia «senza ritardi. In questi giorni sto facendo delle chemio per "azzerare" il mio midollo. Il trapianto avverrà martedì attraverso una sorta di flebo. In ospedale immagino di doverci rimanere un altro mese». Poi, una volta rientrato a casa, il cinquantanovenne terrà fede alla sua promessa: «Con la collaborazione dell’associazione intendo organizzare iniziative per far conoscere a tutti la possibilità di diventare potenziali donatori di midollo osseo». Un gesto semplice, che può salvare la vita.
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