Golf, la storia di Alla Tanfoglio dall’orfanotrofio alla vita sportiva

Vincenzo Cito
L’artrite reumatoide, i problemi visivi e l’abbandono dei genitori naturali: nulla le ha impedito di eccellere
Alla Tanfoglio alle prese con il golf
Alla Tanfoglio alle prese con il golf
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Conosce bene il dolore Alla, è la prima cosa che ha provato in vita sua. L’artrite reumatoide l’ha colpita fin dall’infanzia, con la ferocia con cui ci si accanisce su una vittima indifesa, ma non l’ha mai sconfitta. «Chiudevo gli occhi – ricorda –, e aspettavo che quanto mi stava accadendo passasse presto, anche se non capivo cosa fosse».

Erano gli anni dell’orfanotrofio a San Pietroburgo, dove i genitori naturali la lasciarono ad appena tre mesi. «In istituto mi curavano con le punture, non avevano altro. Eppure ho un buon ricordo di quel periodo, le assistenti mi volevano bene». L’amore, però, è un’altra cosa, ed è quello che le rovesciarono addosso, senza condizioni, i genitori adottivi quando aveva 7 anni. «Mi hanno voluto per quella che sono, potevano scegliere altre bambine, hanno voluto me».

La nuova vita

Della Russia è rimasto solo il nome, oggi Alla Tanfoglio, prima a Orzinuovi e ora a Gargnano (dove tuttora abita), ha costruito una nuova vita. La malattia le ha presto precluso l’uso dell’occhio destro e ora – dopo la doppia ondata del Covid – ha cominciato ad avere problemi anche con l’altro. Abituata ad affrontare sempre nuovi ostacoli, Alla ha subito trovato le sue contromisure. «Ho mille risorse, dall’olfatto al gusto. So distinguere la traiettoria della palla sentendone il rumore». Perché oggi Tanfoglio gioca a golf, e nella sua categoria degli ipovedenti è la più brava di tutte in Italia.

La scelta del golf

Vi si è avvicinata per necessità perché - debilitata dalla malattia e da dal Covid - non ha più potuto praticare nuoto, ciclismo, pallavolo, basket, calcio e perfino triathlon, gli sport che l’hanno aiutata a combattere l’artrite reumatoide. Ora è diventata una scelta. «Il golf ti fa stare sempre all’aria aperta, in lotta con te stessa prima che con gli altri – racconta –. E poi nel circolo di Bogliaco ho trovato tanti amici». Non le è mai stato difficile. Col suo sorriso e il suo straordinario coraggio, ogni giorno Alla insegna il vero senso dell’esistenza.

Vita piena

Alla è forte dentro, sempre pronta, a 37 anni, a nuove esperienze. Finiti gli studi si è appassionata alla cucina e presto ne ha fatto un lavoro. «Vi raccomando i miei risotti - sorride -, presto li farò assaggiare ai soci del circolo». Non ha esitato a ricevere proposte professionali anche dall’estero ed è pure stata protagonista a Vienna di una puntata dello show televisivo «Little Big Italy». E anche se l’esistenza l’ha esposta a un altro durissimo colpo, con la scomparsa dell’amatissimo papà Fausto Felice («Lo adoravo, la sofferenza per la sua mancanza è stata più dolorosa dell’artrite reumatoide») è sempre andata avanti, perché è la condizione che le ha imposto la malattia stessa.

«Guai fermarsi se vuoi conservare l’uso delle gambe. Qui in Italia, poi, ho trovato i medici giusti come il dottor Luigi Ambrosoli, che mi segue da quando sono arrivata. Con le pillole e una terapia adeguata si può arrivare a un’accettabile qualità della vita».

Alla Tanfoglio
Alla Tanfoglio

La malattia

Prima o poi, però, la tempesta ritorna. «Basta un attimo e la malattia ti travolge in tutta la sua violenza ed è difficile spiegarlo a chi, fino a pochi minuti prima, ti vedeva in ottima forma». Le è anche capitato, dopo un attacco, di perdere temporaneamente la memoria. Anche a questo ha trovato una soluzione. «Ho preso l’abitudine di scrivermi tutto. E se qualcuno mi chiede qualcosa che non ricordo – sorride – con una scusa corro a casa e mi guardo gli appunti». I problemi visivi non le hanno impedito di costruirsi una solida cultura. Tanfoglio è informata su tutto e ha l’hobby della lettura. «Gli audiovisivi? Macché, preferisco l’odore della carta, specie quella dei testi antichi. Quando ero ragazza, alla biblioteca di Orzinuovi, un giorno mi dissero che avevo battuto ogni record, ero arrivata a divorare 5-6 libri alla settimana».

La musica

Fra gli interessi coltiva anche quello della musica, il suo idolo è Laura Pausini. «Grazie alle sue canzoni ho imparato presto l’italiano», afferma. C’è un brano («Un buon inizio») che sembra scritto apposta per lei: «Tu lo sai dove va la vita senza il coraggio, rimane vera a metà come una statua di ghiaccio, scomparirà pian piano quello che ho passato come dediche a mano sopra un libro usato. Bisogna dare il giusto peso a uno sbaglio, le cicatrici servono a volare meglio». Quelle di Alla sono ancora profondamente incise nell’anima, senza averla mai lacerata. «Lo dico a chi è nella mia condizione, abbattersi peggiora solo le cose. Invece che compiangersi, alla vita bisogna sempre sorridere perché ogni giorno sa offrirci un motivo per farlo».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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