Da Gardone al Burkina Faso per creare un pozzo tra mille difficoltà

Barbara Fenotti
Per il secondo anno di fila progetto terminato con successo dal gruppo triumplino «Amici di Ariwara»
Un gruppo di residenti seguiti dall'associazione bresciana - © www.giornaledibrescia.it
Un gruppo di residenti seguiti dall'associazione bresciana - © www.giornaledibrescia.it
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L’anno precedente avevano sviluppato nella periferia di Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, un progetto di formazione rivolto agli abitanti nel settore della produzione ortofrutticola e della conservazione dei prodotti, anche per far fronte alla dilagante malnutrizione dei bambini.

Il pozzo realizzato - © www.giornaledibrescia.it
Il pozzo realizzato - © www.giornaledibrescia.it

La sfida successiva, affrontata con successo dall’associazione gardonese Amici di Ariwara, presenza solidale ormai storica nel Sud del mondo, è stata quella di realizzare un’ampia area attrezzata con un pozzo forato in profondità, un impianto di pompaggio ad alimentazione fotovoltaica, un serbatoio di accumulo in quota e una linea di distribuzione dell’acqua, anche con la realizzazione di una fontana pubblica, in un’area arretrata del Burkina Faso.

Situazione pericolosa

Un’area interessata, oltretutto, da una situazione politico-sociale pessima, che ha registrato notevoli peggioramenti dovuti all’accresciuta insicurezza nei villaggi e alle scorribande di gruppi armati locali e penetrati dal confine del Mali. In un contesto così instabile la povertà della popolazione è aumentata a causa del pericolo connesso agli spostamenti sul territorio, che penalizza l’economia agricola nella fornitura dei mercati di villaggio.

Le violenze, con i rischi e le incertezze connessi a questa situazione, hanno condizionato pesantemente anche la riuscita del progetto portato avanti dal sodalizio gardonese. Che, infine, è però riuscito nel suo intento. «L’operazione è stata conclusa con un anno di ritardo rispetto alla tabella di marcia per via di alcune difficoltà incontrate» spiega il presidente degli Amici di Ariwara, Giuseppe Salvinelli.

La condizione di grave insicurezza sociale emersa nel territorio di Yarspiga 2 ha reso necessario spostare il progetto nel villaggio di Tiaré. «Qui il risultato negativo di tre perforazioni ci ha obbligati a una ulteriore rilocalizzazione nel villaggio di Nombira, dove la perforazione è risultata positiva al primo tentativo - aggiunge -. L’acqua estratta dal sottosuolo è risultata naturalmente potabile e sarà disponibile per l’intero anno sia per la coltivazione sia per l’uso umano.

Tutte le attività previste dal progetto, che ha avuto un costo di 23.560 euro - parte dei quali ottenuti grazie al contributo della Fondazione Museke e dell’associazione Kubolem - sono infine state realizzate. Preziosa è stata la collaborazione fornita da personale esperto del Ministero dell’agricoltura. «Alle famiglie del villaggio che hanno partecipato fruttuosamente al corso di formazione agricola e a quello di manutenzione degli impianti sono state assegnate, per essere coltivate, tutte le particelle dell’area attrezzata costruita dagli Amici di Ariwara» conclude Salvinelli.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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