Salvata dall’amore per Den Harrow, la sua storia diventa una mostra

In uno scatto Federica appare di spalle, ha i capelli scombinati e lo sguardo fisso al muro. In un altro osserva il mondo dalla finestra, oltre la tenda, accennando un sorriso. In mezzo c’è un percorso interiore ed esteriore che l’ha portata a rinascere.
Federica è una donna del 1968 che vive a Caldes, un borgo della Val di Sole – provincia di Trento – in cui tutti si conoscono. Figlia unica, ha perso il papà quando aveva soltanto 4 mesi e la mamma nel 2014. Le due donne erano legatissime e per Federica il lutto è stato devastante. Ad aiutarla ad affrontare il buio – nella sua fragilità – sono state la comunità, che si è stretta attorno a lei, e un amore platonico, mentale, per il cantante Den Harrow, bresciano d’adozione.

«È entrato nella mia vita – racconta Federica, che ora lavora in Municipio – e mi ha fatto da cerotto in un momento in cui le ferite erano aperte. Den è il fratello che non ho mai avuto».
La mostra
Romina Zanon, fotografa di Caldes nonché ricercatrice e docente di Storia e tecnica della fotografia all’Università degli Studi di Udine, ha raccontato il potere che questo amore platonico ha avuto per Federica in una mostra allestita a Predaia, nella «Casa da Marta», fino al 31 ottobre, insieme al Comune e con il supporto della Fondazione Cassa Rurale Val di Non-Rotaliana e Giovo.
Immagini intime e potenti scorrono da una stanza all’altra lungo un percorso di trasformazione profonda. Un percorso che, come si diceva, parte da un ritratto pieno di ombre e solitudine e termina con un’immagine di luce e speranza. La speranza di Federica di incontrare un giorno il «suo» Den.
«Conosco Federica da una vita – racconta la fotografa –, l’ho vista crollare nel 2014 e piano piano risalire grazie a questa passione». Romina ha immortalato una risalita fatta di elementi semplici, come le scelta di indossare vestiti colorati o le notti trascorse a ballare le sue canzoni davanti alla tivù. In un ambiente suggestivo, che comprende anche una stube, la mostra si rivela un viaggio interiore fatto di fotografie, diari personali e musica.

L’ultima sala è multimediale: si vede Federica felice ballare sulle note di «Don’t break my heart», il brano dell’artista anni ’80 che dà il titolo all’esposizione. E rappresenta il messaggio che la donna vuole lanciare: «Den dammi la possibilità di incontrarti, non spezzare il mio cuore. Don’t break my heart».
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