Dopo 80 anni i resti del soldato Bolentini tornano dalla Polonia

Un figlio, un soldato, una storia di coraggio: per quasi mezzo secolo il ricordo di Francesco Bolentini, soldato del 63° Reggimento Fanteria, è rimasto custodito nel silenzio e nel dolore privato di una famiglia, orfana perfino di una tomba su cui piangere. Oggi, a ottant’anni dalla sua morte, il suo nome è uscito dall’oblio per diventare memoria condivisa e patrimonio di una comunità. Dopo oltre ottant’anni i resti di questo eroe faranno finalmente ritorno a casa, nella sua Castelletto di Leno.

Le sue spoglie arriveranno oggi e, in attesa della cerimonia commemorativa organizzata dalla Giunta Tedaldi in programma domani, saranno conservate nella chiesetta della frazione, suo paese natale. La famiglia, accompagnata dall’assessore Alberto Canobbio, proprio oggi a Padova riceveranno in un’urna i resti del loro amato parente. «Alcuni mesi fa - spiega il sindaco di Leno Cristina Tedaldi - ci è arrivata una comunicazione dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano, ma anche da parte del Ministero della Difesa e della Rappresentanza Diplomatica italiana in Polonia, che ci ha confermato ufficialmente l’identificazione dei resti mortali del nostro concittadino Francesco Bolentini».
Chi era
Lenese doc Bolentini nacque a Leno il 23 dicembre 1914 e, come si apprende dalle carte, morì il 18 marzo 1944 nel campo di prigionia tedesco di Lamsdorf, in Polonia. Bolentini fu uno dei circa 650.000 soldati italiani catturati dai tedeschi all’indomani dell’armistizio dell’8 settembre 1943 e venne deportato in un campo di concentramento in Polonia, dove fu internato in condizioni durissime. Il suo corpo è stato ritrovato in Polonia nel 2023 nell’ambito di un progetto di ricerca condotto da enti istituzionali polacchi presso il sito commemorativo di Lambinowice, dove in passato si trovava il campo di prigionia n. 344 di Lamsdorf.
Restituzione
Il recupero rientra in un progetto più ampio che, negli ultimi due anni, ha permesso di ritrovare e identificare le spoglie di circa sessanta soldati italiani sepolti in diversi paesi dell’Europa orientale.
«È un dovere morale e civico ricordare uomini come Francesco Bolentini - conclude la Tedaldi -. Il loro sacrificio non può e non deve essere dimenticato. È anche grazie a loro se oggi possiamo vivere in una democrazia. La breve cerimonia rappresenta non solo un momento di raccoglimento, ma anche un’occasione di memoria storica condivisa, per onorare il coraggio silenzioso di quei soldati».
I resti mortali di Bolentini saranno accolti e tumulati nel Cimitero di Castelletto domani dopo la celebrazione della messa in programma alle 10, alla presenza dei parenti, ma anche di autorità civili e militari e molte associazioni d’Arma uniti per rendere l’ultimo omaggio a un figlio della patria che ritrova «il riposo del giusto» nella sua terra natia.
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