Da Capriolo all’Antartide, il viaggio di Mattia Peri alla scoperta della natura

«Soffro di più il freddo a Brescia che qui». Parla da una nave ferma nelle acque dell’Antartide Mattia Peri, guida escursionistica bresciana in costante viaggio per il mondo. Ora si trova oltre l’85° parallelo sud tra foche, pinguini, balene, orche. E qualche stazione meteorologica. «Qui ora è estate, ci sono circa zero gradi. Ma il clima è sempre molto secco. Ho lavorato anche in Lapponia a -20 gradi, ma continuo a soffrire il freddo di più a Brescia che mi entra nelle ossa».
In viaggio
Qualche mese fa si è spostato con tutta l’equipe della «Seabourn» dal Rio delle Amazzoni all’Antartide, aggiungendo un altro luogo remoto del globo nel suo personalissimo mappamondo. E anche tra i ghiacciai continua a portare i turisti a scoprire posti atavici e inesplorati a bordo di gommoni e kayak. «Ogni giorno vediamo luoghi spettacolari, limpidi, incontaminati. È facile scrutare animali che sono più allo stato brado. Sono esperienze gratificanti sia per i clienti che per me». Nel 2023 sono infatti stati circa 100mila i turisti arrivati in Antartide, ma quest’anno si prevede di raddoppiare i flussi. Non mancano gli italiani, ma la maggior parte americani. E senza popolazioni autoctone, l’Antartide negli ultimi secoli è stata terra di conquista.
«Inizialmente c’è stata la stagione dei balenieri, poi quella degli esploratori - spiega il 36enne -. Dopo la Seconda guerra mondiale è cominciata l’era scientifica ed è stato sancito che l’Antartide non è di nessuno Stato ma solo un luogo di scienza e di pace. Eppure ci sono nazioni che se ne sentono proprietarie, come l’Argentina che addirittura ha fatto nascere la prima persona in Antartide per rinforzare questa paternità».
I rischi
Ora, invece, è cominciata tutta un’altra era: del turismo. Ogni giorno la nave della «Seabourn» si muove per stazionare in un punto diverso (non può ancorare perché i fondali sono troppo profondi) e Mattia scende con i turisti su gommoni o con gruppi di 18 persone sui kayak per portarli a fare un’escursione, valutando con attenzione ogni variabile.
«I rischi ci sono, non sono mancati incidenti per colleghi di altre aziende. Ogni giorno facciamo delle valutazioni con gli esperti in base alla direzione e all’intensità del vento e alle maree». D’altronde il cambiamento climatico può diventare una minaccia seria a quelle latitudini, specie in presenza di ghiacciai lunghi chilometri e spessi centinaia di metri. «Se tutta la neve dei ghiacciai dell’Antartide dovesse sciogliersi, il mare si alzerebbe di 60-80 metri», spiega Peri.
Esploratore
Ma cosa spinge un ragazzo a esplorare il mondo per quasi venti anni, partendo dal piccolo paese di Capriolo? Lui ci pensa un po’, poi risponde così: «L’uomo è nato esploratore e migrante, voglio mettermi in gioco e mi spinge la curiosità di scoprire il mondo. E poi lavoro al fianco di scienziati ed esperti, gli stimoli sono tanti e intensi». Ed esploratore lo è già dal 2007 quando, dopo aver preso il diploma all’Abba-Ballini, a 20 anni Mattia è andato in Irlanda e a Londra per imparare l’inglese lavorando nei ristoranti. Poi la Finlandia e l’Austria, «dove mi sono fermato per studiare business & management all’Università».
Da quando ha cominciato a lavorare come guida, il ragazzo con i sogni nel mondo ha già toccato piede nel sud-est asiatico, in Lapponia tra cani e motoslitte e in Amazzonia nel mezzo del fiume più lungo sulla Terra. Tra poco pausa a Brescia per qualche settimana. E poi si riparte. «In primavera andrò in Polinesia e Tahiti, nella zona delle isole del Pacifico». Tutt’altro clima. Il freddo lì non sanno proprio cosa sia. E il ghiaccio lo usano solo nei cocktail.
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