C’è un nuovo motivo (noir) per esplorare Brescia sotterranea: il percorso Oro della Garzetta

Gli esploratori degli abissi di BresciaUnderground ci accompagnano lungo il viaggio di mezzo chilometro, tra un antico mulino e pagine di storia criminale
Nel tunnel pagine d’epoca del GdB con le cronache dei furti - © www.giornaledibrescia.it
Nel tunnel pagine d’epoca del GdB con le cronache dei furti - © www.giornaledibrescia.it
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La porta rossa è la stessa. Quella del Serraglio, accesso agli abissi della Leonessa che negli anni migliaia fra bresciani e turisti hanno imparato ad apprezzare. Ma ora della città sotterranea fatta d’acqua, gli esploratori di BresciaUnderground svelano una nuova via che parte sempre da lì. Quella della Garzetta. O meglio: dell’«Oro della Garzetta», il nome scelto per il percorso, che si snoda tra l’antico partitore di via Annibale Calini, a ridosso di corso Palestro, e largo Zanardelli, zona via XX Settembre.

Il nuovo percorso

Un viaggio di poco meno di mezzo chilometro nelle viscere della Leonessa che ha inizio nel punto in cui il sistema di saracinesche, in uso dal medioevo, divide le acque del Bova-Celato che vi giungono scendendo dal Carmine, per dare origine da un lato alla roggia Molin del Brolo, dall’altro, appunto, alla Garzetta (detta di San Zeno). Quest’ultima prosegue la sua corsa fino gettarsi nel Mella, dalle parti di Capriano.

Visitatori alle prese con le meraviglie di Brescia sotterranea
Visitatori alle prese con le meraviglie di Brescia sotterranea

Ma il tratto più avvincente si stende sotto il centro cittadino e di esso narra alcune pagine di storia. Pagine che si aggiungono ai capitoli già restituiti ai bresciani dalla speciale prospettiva dal basso, fra epoca romana, età medievale e dominazione veneziana, attorno alle quali ruota lo «storico» percorso verso nord, quello di quasi un chilometro, fra lo stesso Serraglio e Santa Maria del Carmine. 

Al Gambero

I primi passi sono quelli che conducono il visitatore in luoghi in cui il Novecento ha lasciato segni profondi: il corso d’acqua, infatti, si infila con un certo impeto sotto la Corsia del Gambero, là dove il bombardamento alleato del 13 luglio 1944 fece collassare l’albergo omonimo, contemplato sin dal ’400 e, secondo le testimonianze d’epoca, scelto nei secoli da insigni ospiti, tra i quali Ugo Foscolo e si dice persino Napoleone. Vi morirono intrappolati quanti avevano cercato rifugio nei seminterrati, proprio pochi metri sopra la quota a cui scorre la Garzetta.

L’antico mulino

Attraversata piazza Bruno Boni, ecco che il nuovo percorso regala una delle suggestioni principali. Nascosto tra muri spessi e portoni che solo lavori recenti hanno aperto allo sguardo di chi ama la storia locale, insiste quello che è stato quasi di certo l’ultimo mulino in funzione del centro. È proprio di fronte alla Parrocchiale di S. Lorenzo e alle spalle dell’ex albergo Montini.

«Si tratta del mulino degli Umiliati» spiega Andrea Busi, anima e infaticabile presidente di BresciaUnderground (al sito bresciaunderground.com è possibile prenotarsi per le escursioni) - che fu in gestione nell’Ottocento alla famiglia di conciatori Cavalieri, attiva principalmente in contrada Pozzo dell’Olmo. Di fatto è il solo mulino di cui tuttora è preservato in città il salto d’acqua», quel balzo di tre metri che garantiva l’impeto necessario alla Garzetta per muovere la pala del mulino stesso. Un dislivello coperto a inizio Novecento ma ora ammirabile... da sotto. Si scende accompagnandosi con la catena di sicurezza, installata per i visitatori, ai quali si spalanca il tempo andato con botteghe e laboratori artigianali raccolti attorno all’acque.

Assalto al caveau

Ispezione ai fori della banda nella Garzetta in via Moretto (1978)
Ispezione ai fori della banda nella Garzetta in via Moretto (1978)

Pochi passi oltre, la scansione della storia cambia radicalmente. Il salto, più che d’acqua, si fa temporale e conduce in una dimensione «noir». Un lungo tunnel in cemento sfila sotto piazza San Domenico, costeggiando quella che negli Anni ’70 era la filiale Cariplo, tra via Moretto e via Gramsci. Una banca con tanto di caveau, quello ambìto dal sodalizio criminale che passò alle cronache come «banda della lancia termica». In tre anni, furono altrettanti i tentativi di assalto allo scrigno blindato dell’istituto di credito mossi dal sottosuolo. Passando da una grata, in un caso, ma proprio dalla Garzetta in un secondo. Risalendo il corso d’acqua da sud i ladri si adoperarono per settimane a creare un varco per accedere alle stanze interrate della banca. Ne restano tracce, ora riscoperte da BresciaUnderground in 4 anni di esplorazioni e ricerche.

Camera oscura

Cosa avvenne laggiù, lo ricostruisce una serie di gigantografie di pagine del Giornale di Brescia di mezzo secolo fa esposte in una porzione di tunnel illuminata di luce rossa e ribattezzata «Camera oscura». Come oscure erano le trame della «gang dei sette uomini d’oro», capeggiata da «Giotto» Bertoli. Un balzo, l’ennesimo, stavolta tra le pieghe della «Malabrescia» d’altri tempi, a cui lo stesso ex bandito ha voluto dare un suo personale contributo: già prodigo con i membri di BresciaUnderground di suggerimenti sulla Brescia sotterranea, di cui è stato pionieristico ed esclusivo frequentatore ai tempi, ha rivolto loro un messaggio, riprodotto a grandi dimensioni sotto la volta di cemento della galleria - museo semi-subacqueo - in cui si compiace che dai suoi errori fiorisca ora qualcosa di bello.

Pochi passi ancora e il tour si conclude: l’uscita è manco a farlo apposta ai piedi della statua di Giuseppe Zanardelli, ministro della Giustizia del Re. Quasi un contrappasso, un trionfo del diritto sugli abissi del crimine.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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