Bresciano ai Giochi Mondiali di Dresda: «Dopo il trapianto sono rinato»

«Ho effettuato il trapianto all’Ospedale Civile, seguito dalla bravissima dottoressa Valerio, e così è rinata la vita».
Fino a un anno e mezzo fa, per Michele Salvo ogni giornata era una sfida. Dialisi quotidiane, stanchezza costante, la vita scandita da orari e limiti che sembravano insormontabili. Padre di due figli, 49 anni, sentiva crescere ogni giorno il peso della malattia. La quotidianità in casa era sempre più difficile. Fino a quel giorno, quando dopo mesi di analisi, è arrivata la risposta positiva: il rene di sua moglie Francesca era compatibile e poteva essere trapiantato. Un gesto che non ha soltanto salvato la sua vita… ma l’ha riaccesa.
La ripartenza
«Adesso le ore della giornata non sono più sufficienti – racconta – e tra il lavoro, lo sport e la famiglia diventa difficile riuscire a inserire nuovi impegni, che sono sempre sportivi perché vorrei farne molti di più». Nei diciassette mesi dal trapianto, effettuato a marzo del 2024, Michele non solo è tornato a vivere, ma ha scoperto una nuova passione: lo sport. Si è iscritto all’ANED, l’Associazione Nazionale Emodializzati, ed è entrato nella nazionale italiana dei trapiantati, per le discipline corsa, lancio della palla e tennis da tavolo, e ha conquistato la convocazione per i Giochi Mondiali di Dresda, che cominceranno in Sassonia domenica 17 agosto.
A Dresda
«L’evento si realizza ogni due anni in città e Paesi diversi – spiega – Nel 2023 i giochi si sono svolti in Australia. In Germania è previsto l’arrivo di 2200 partecipanti, la maggior parte sono persone trapiantate anche se c’è una piccola componente di donatori provenienti da 51 paesi diversi». I giochi, World Transplant Games 2025, a Dresda dureranno una settimana. Dal 17 al 24 agosto, gli atleti si sfideranno in 17 sport diversi per dimostrare che la vita dopo la donazione e il trapianto di organi può essere attiva e piena di sport.
Il messaggio
Da Brescia, Michele è partito per la Germania il giorno di Ferragosto, pronto a vivere un’avventura che va ben oltre la competizione sportiva: una testimonianza di rinascita e speranza. «Il messaggio che si vuole trasmettere – conclude Michele – è anzitutto che fare sport è possibile nonostante la malattia, perché il trapianto non è una guarigione, ma è un terapia, la più efficiente che ci sia per tante tipologie di trapianti, e che quindi si può ricominciare a fare una vita normale e fare molte più cose di prima del trapianto. C’è poi anche il tema della donazione degli organi. L’Aned, l’associazione dei trapiantati e dializzati, lavora spesso in collaborazione con AIDO, l’associazione italiana donatori di organi, e l’una non potrebbe esistere senza l’altra. Donare gli organi è importante perché consente alle persone di vivere una seconda vita».
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