Calcio

Terremoto Brescia: Inzaghi via e c’è il ritorno di Diego Lopez

La gara di Cosenza ha fatto riaffiorare vecchi malumori: il non gioco alla base dell'esonero
Massimo Cellino e Pippo Inzaghi - © www.giornaledibrescia.it
Massimo Cellino e Pippo Inzaghi - © www.giornaledibrescia.it
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Come un fulmine a ciel sereno, ma in fondo senza che lo sia per davvero. In casa Brescia lo 0-0 contro il Cosenza ha fatto montare la rabbia e le ultime ore sono state un crescendo al punto da diventare incandescenti: al punto che Pippo Inzaghi ieri sera intorno alle 22 dopo un pomeriggio che era servito al club per tirare le somme di riflessioni che in verità erano maturate da un po’, è stato esonerato.

Manca l’ufficialità, ma è così. E torna, per la terza volta, Diego Lopez. Possibile tutto questo dopo la fine di un mercato che era sembrato un atto di fiducia nei confronti di Inzaghi? Dopo che l’ultima settimana aveva rimesso in circolo la giusta energia? Possibile, se poi il risultato è stato quello maturato a Cosenza. Laddove, per la società, il risultato non è lo 0-0 in quanto tale e dunque il punto maturato bensì il contenuto della prestazione.

Ok, ma possibile che sia bastata una sola partita post-mercato a far precipitare all’improvviso la situazione? Possibile perché scelte e poi gestione della gara hanno riportato prepotentemente in superficie quei malumori che da un bel po’ Cellino covava e che erano emersi pubblicamente prima di Natale, quando un sito specializzato riportò l’indiscrezione di un presidente ai ferri corti con il proprio allenatore e pronto a chiamare Venturato, allora libero.

L’istantaneo intervento del direttore sportivo Francesco Marroccu riuscì a evitare che si aprisse una frattura tra il presidente e Inzaghi, con l’allenatore che era al corrente di quanto Cellino gli imputava (la carenza di gioco, il sovrautilizzo di certi giocatori come Palacio e il sotto utilizzo di altri), ma che si sentì destabilizzato da quella indiscrezione.

I due il giorno dopo vennero messi davanti a un tè caldo e l’imbarazzo reciproco rientrò. Curiosamente quella «notizia» uscì all’indomani di un 1-1 contro il Cittadella che in realtà non turbò così tanto Cellino come invece in precedenza le sconfitte contro il Pisa e, soprattutto, il Monza.

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Ora, i retroscena raccontano che dopo quel ko - per via della prova modesta - Inzaghi era virtualmente esonerato con la mossa che poi rientrò nella notte. Ma da ancora prima - già da ottobre - raccontano alcuni addetti ai lavori con cui si confida, Cellino era preoccupato per la mancanza d’identità della squadra a dispetto di risultati eccezionali e di una classifica sempre da promozione diretta: di fatto sono sempre e soltanto stati i numeri a tenere al timone Inzaghi che con l’arrivo di Marroccu aveva visto aumentare anche la protezione attorno a lui.

Ma il suo rapporto con Cellino era per la verità rimasto sempre sul filo, guastato nel tempo da troppi confronti che erano avvenuti in maniera diretta, senza mediazione. Il direttore sportivo in carica da fine ottobre, ha fatto quello che ha potuto per tenere insieme il tutto e anche nell’incontro a tre in sede di cui demmo conto a fine anno, in occasione della sosta invernale, fu un importante mediatore. I rapporti. Come scrivemmo Cellino e Inzaghi si scornarono anche e ci furono diversi puntini sulle «i» da mettere.

Si vissero forti momenti di tensione, ma il lungo faccia a faccia portò a trovare la traccia da seguire sul mercato decidendo di virare sul 4-3-1-2 per provare a dare anche una dimensione tattica e di gioco preciso alla squadra. Tutti uscirono rinfrancati da quella serata e i frutti si erano visti con la chiusura del mercato. Ma dopo aver provato il nuovo-vecchio modulo contro la Reggina e con la Ternana, Inzaghi è tornato al fresco passato del 4-3-2-1/4-3-3 e questo sarebbe stato il primo motivo di disappunto insieme a quella che poi è stata tutta la gestione della gara in sé. Una partita sommata ad altre partite accomunate dal non gioco.

Diego Lopez quando sedeva sulla panchina del Brescia - © www.giornaledibrescia.it
Diego Lopez quando sedeva sulla panchina del Brescia - © www.giornaledibrescia.it

Fino ad arrivare a pensare che così, senza dominare mai, non si andrà lontano. La faccia di Marroccu al rientro da Cosenza era tutto un programma: l’emblema della preoccupazione. E ieri dal quartier generale del Brescia è calato un silenzio totale che ha portato a «indagare» e scoprire che la situazione era ormai irrimediabilmente compromessa.

E la decisione è stata presa senza ulteriori indugi perché questa che porta alla partita contro l’Alessandria è l’ultima settimana lunga prima di un tour de force da 7 partite in 21 giorni. Ora o mai più insomma. E per questo è stata fatta una forzatura, un azzardo, che occorrerà capire anche che ricadute avrà sull’ambiente dato che il Brescia è pur sempre terzo e Inzaghi ha un incredibile appeal.

Ma la società è convinta che qualcosa andasse fatto - la decisione è stata comunicata ieri sera a Inzaghi. Per dare una quadra ad una squadra che si pensa necessiti solo di poca organizzazione. Per questo dopo aver vagliato alcune strade come la suggestione Gastaldello che però avrebbe avuto bisogno di un tutor o Fabio Liverani, si è deciso - anche qui abbastanza clamorosamente (o forse no) di andare su Diego Lopez che però ieri era ancora in Uruguay.

Se non tornerà in tempo a Torbole Casaglia la seduta sarò diretta da uno dei suoi collaboratori: il vice Michele Fini e/o il preparatore Francesco Bertini a loro volta ancora sotto contratto. Come preparatore dei portieri resterà Alessandro Vitrani, uomo della società. Questa la fredda e per certi versi incredibile cronaca.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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