Augusto Pasini agli Emmy Awards: «I miei gnocchi un piatto da star»

Erbusco-Los Angeles: volo diretto. Senza scali: dal territorio alla scena internazionale. Con la sfida, il compito, la soddisfazione di poter trasformare «gli gnocchi di patate alla plancha in salsa Franciacorta e tartufo nero» in un piatto da e per le star.
Domani a Los Angeles va in scena la cerimonia per l’assegnazione degli Emmy Awards - gli Oscar della tv - e c’è chi, però, comunque andrà, la sua «statuetta» l’ha già vinta: si tratta dello chef del ristorante di Erbusco «Hill Colle» (curiosità: tra i soci dell’attività c’è Sergio Ranghetti, ex assistente arbitrale di serie A) Augusto Pasini il quale, primo italiano di sempre in 76 edizioni degli Emmy, avrà l’onore di cucinare per un selezionatissimo parterre di celebrità internazionali che parteciperanno al «Governors Gala», la festa che farà seguito all’assegnazione dei premi. L’appuntamento è per domani sera al Peacock theater di Los Angeles: «E confesso - ci racconta Pasini - di essere molto emozionato. È una cosa grossa: è il regalo perfetto per i 40 anni che compirò a ottobre. È un traguardo». Raggiunto in «sinergia» con il Consorzio Franciacorta che da 4 anni è partner degli Awards.
Pasini, come è nata l’opportunità?
«Un po’ per caso. Un giorno di maggio ero stato informato che a pranzo a Hill Colle con un rappresentante del Consorzio Franciacorta ci sarebbe stata una collaboratrice dell’Academy che organizza gli Emmy, un’americana in vacanza che aveva visitato alcune cantine della zona. Era un pranzo veloce, mi erano stati chiesti due piatti. Peraltro quel giorno eravamo molto impegnati, il ristorante era pienissimo. Non avevo nemmeno troppo tempo da dedicare in maniera particolare a quegli ospiti... Sui due piedi, ho deciso di andare sul sicuro e di proporre - oltre a quello che considero il mio cavallo di battaglia, ovvero il "Franciacorta-New York 2016" (bufala, limone, peperoncino, gambero rosso, basilico, pomodoro e agone di Montisola, ndr) - gli gnocchi di patate alla plancha in crema Franciacorta e tartufo nero».

Quali sono state le reazioni?
«Quando al termine del servizio sono uscito per salutare, la rappresentante dell’Academy mi ha detto "vorrei che venissi a cucinare a Los Angeles". Un’uscita che lì per lì ho preso come una carineria che mi ha fatto molto piacere, ma che ho considerato quasi come una boutade. Invece a giugno il Consorzio mi ha contattato per invitarmi al Gala degli Emmy per cucinare gli gnocchi (il piatto che Pasini proporrà domani è stato svelato in occasione di una cena "pre Emmy" che si è svolta giovedì sera da "Angelini", il ristorante delle celebrities a LA, ndr) come cuoco "ospite" fra tre chef Usa che in America sono delle celebrità. Sono felice perché significa che ciò che ho cucinato è "arrivato" a chi lo ha assaggiato: per chi fa il mio lavoro è la cosa più importante. Inoltre, la felicità è doppia perché mi presento con un piatto che mi riporta alla mia infanzia: i miei primi ricordi in cucina sono infatti quelli di me che rubo i pezzi bruciacchiati degli gnocchi che mia mamma prima bolliva e poi passava sulla piastra. Poi la crema di Franciacorta che rimanda al territorio, quindi il tartufo nero che richiama i giorni di festa... Dovrò cucinare 3.400 gnocchi per 850 porzioni: sono elettrizzato e anche agitato perché non sarò nella mia cucina con i miei collaboratori ai quali peraltro cerco sempre di trasmettere il messaggio del "date sempre il massimo perché non sapete mai per chi state cucinando e dunque quali strade vi si possono aprire". Il mio caso dice che è vero...».
Peraltro lei si è formato ed è cresciuto «giocando in casa»...
«Sì. Sono valtrumplino e mi sono diplomato al "Mantegna". Da lì ho lavorato 5 anni al "Miramonti l’altro" con Philippe Léveillé col quale ho coltivato il mio pallino per la Francia. Lui poi oltre che un mentore è diventato anche un grande amico nonché mio testimone di nozze. Da lì sono passato a lavorare con Vittorio Fusari, che di Léveillé è molto amico, proprio in Franciacorta. Da Vittorio nell’esperienza al "Dispensa pani e vini" ho imparato il valore dell’appartenenza al territorio. Quindi ci sono stati 6 anni molto belli in città da "Lanzani" prima del rientro in Franciacorta a "Hill Colle": avvio difficile perché dopo poco è arrivata la pandemia, ma ora siamo tutti felici con la possibilità di sviluppare cose importanti. Formazione local, ma mente aperta. Ora, qui, mi sento come un atleta chiamato alle Olimpiadi».
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