Alberto e la passione per i lavori stagionali: «Preferisco cambiare»

Alberto ha 28 anni, sta concludendo un percorso di studi durante il quale ha incontrato qualche intoppo e nel frattempo si arrabatta accettando di lavorare a progetto nel settore dell’informatica. Tanto basta per pagare affitto e spese varie. Ma Alberto ha una singolare, se vogliamo dire così, «passione»: i lavori stagionali.
«Da cinque anni nei mesi estivi e nel periodo a ridosso di Natale seguo gli annunci e decido cosa fare. Ho già fatto di tutto, lavorando come magazziniere, receptionist, steward, commesso, rider. Un anno sono stato persino l’aiutante di Babbo Natale».
Problematiche
Un’opportunità per i giovani che vogliono garantirsi una minima indipendenza economica, una giungla per chi legittimamente cerca il giusto equilibrio tra diritti e doveri. «Il problema principale dei lavori stagionali è la condizione di subalternità in cui subito ci si trova: chi ti assume sa che hai tutto da perdere e può capitare che se ne approfitti. Si lavora più di quanto dichiarato, c’è spesso meno rispetto per il lavoratore. E poi si fa la corsa al contratto meno pesante per il datore di lavoro. Anche in questo caso ho fatto di tutto: somministrazione, collaborazione, intermittente, una volta sono stato pagato anche in voucher, prima che li togliessero. Ovviamente ci sono sempre le eccezioni e la qualità del lavoro e della vita migliorano molto quando le condizioni sono anche solo minimamente migliori. Basta poco».
Nuova esperienza
In questo inizio di inverno Alberto proverà qualcosa di nuovo, lavorando come addetto in un impianto sciistico ad alta quota. «Due mesi. È il tempo che ho deciso di investire nel lavoro stagionale di quest’inverno. Riuscirò a studiare poco perché gli orari degli impianti sono serrati e starò lontano da casa. Dal punto di vista contrattuale non è andata male: da quando ho cominciato con i lavori stagionali, è uno dei contratti migliori sottoscritti. Per me è un’esperienza nuova, che aspetto di commentare solo alla fine».
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