Vela

Quel motoscafo a idrogeno che nacque sul Garda

Negli Anni '70 fu costruito dall'ingegner Frare nei Cantieri di Toscolano. La carena che l'ha ispirato è al Museo della Scienza a Milano
Una foto del motoscafo con motore a idrogeno realizzato a Toscolano negli Anni '70 - © www.giornaledibrescia.it
Una foto del motoscafo con motore a idrogeno realizzato a Toscolano negli Anni '70 - © www.giornaledibrescia.it
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L'H2iseO vuole far diventare Sebino e Valcamonica la «prima» Hydrogen Valley italiana. In verità, tra la metà degli Anni '60 ed i primi Anni '70, c'era già nella nostra provincia un Hydrogen... Lake. Era, ed è, il Benàco. I treni ad idrogeno della Alstom hanno infatti un piccolo antenato lacustre.

A Toscolano

La sperimentazione e gli studi si devono all'ingegner Gian Battista Frare, eclettico personaggio della nautica italiana, costruttore, detentore di record, che operava nei capannoni degli allora Cantieri del Garda, al Vialone di Toscolano; per l’anagrafe, viale Guglielmo Marconi. In quel tempo Frare entra a far parte di un team di tecnici che sta studiando l’alimentazione ad idrogeno di un normale motore entrobordo. Il tutto è installato su di Runabout di serie, motoscafo in fasciame lamellare di piccole dimensioni. Questo modello nasce nei Cantieri di Toscolano.

Le prove si effettuano anche lungo il fiume della Mosella, tra Francia e Lussemburgo: «Senza suscitare - dicono le cronache di allora - particolare interesse». Nessuno, a quei tempi, si preoccupava delle energie alternative. Tuttavia queste esperienze vengono raccolte e trasferite in una tesi di laurea in Ingegneria che Frare presenterà e andrà a discutere alla Sorbona, a Parigi.

La storia di Frare

L’Ingegnere della nostra storia era arrivato nel mondo delle costruzioni nautiche verso la fine del 1956 grazie all’esperienza giornalistica come redattore della rubrica nautica per «Scienza illustrata», una testata di divulgazione tecnica popolare. La passione per la motonautica l'aveva ereditata dal padre, capo meccanico alla Isotta Fraschini, in quel di Saronno, in provincia di Varese.

La cerimonia di laurea alla Sorbona di Parigi dell'ingegner Gian Battista Frare - © www.giornaledibrescia.it
La cerimonia di laurea alla Sorbona di Parigi dell'ingegner Gian Battista Frare - © www.giornaledibrescia.it

Inizia come progettista e, dopo aver avuto in regalo alcuni modelli, si impegna in un lungo percorso professionale. Prima disegna e poi costruisce mini bolidi acquatici. Sono navi-modelli con micromotori a scoppio. Il suo primo lavoro fu un 30cc, cercando così di mettere in pratica gli ottimi insegnamenti tecnici acquisiti dal padre. Arrivano così i mitici Anni '60. Approda ai Cantieri di Toscolano. Qui, all'epoca, si costruivano su licenza per l'Italia affermati fuoribordo americani. Qui si dedica a realizzare vari modelli di imbarcazioni con propulsione entro e fuoribordo per il diporto con la famiglia.

È il tempo dei Roar. Seguono gli studi sulle eliche di superficie (che poi diventeranno gli Idrogetti), dei primi record. Lavora su soluzioni che sfruttano la portanza aerodinamica su monocarene. La Fiat si interessa ai suoi progetti e gli dà l’opportunità di sperimentare con successo l’impiego dei motori diesel Cp3sm derivati dalla produzione di autocarri della Om di Brescia, poi «marinizzati» dall’Aifo di Pregnana Milanese, il cui acronimo si «decifra» in Applicazioni Industriali Fiat-Om.

Ai cantieri sul lago di Garda si varano modelli derivati in parallelo a quelli da competizione. Dal '71 al '74 i suoi Roar (il Rombo) partecipano e si classificano primi nella loro Categoria (La Op 2) in molte competizioni. Sono gli anni del Trofeo Napoli (1974 e 1975), delle Viareggio-Bastia-Viareggio (1974 e 1975) e delle lunghe S. Margherita-Montecarlo e ritorno (1974, 1975) durante una delle quali viene stabilito il record mondiale di media e durata (90.7 km/h) per diesel, con il Roar 411. La carena originale di  quel motoscafo è stato donato ed è esposto al Museo della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci a Milano. Storie di un passato, legate a doppio filo al futuro.

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