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Jacobs: «Essere qui è unico, il sogno di ogni atleta»

Abbiamo incontrato il bresciano alla vigilia dell’esordio nei 100 metri. Può essere il primo italiano a correre l’ultimo atto della gara regina
Marcell Jacobs - Foto © www.giornaledibrescia.it
Marcell Jacobs - Foto © www.giornaledibrescia.it
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Il bresciano più atteso ai Giochi è anche l’uomo più ricercato dalla stampa, non solo italiana. Alla vigilia dell’esordio nei 100 metri – il primo turno è in calendario sabato alle 12.45 italiane – Marcell Jacobs è conscio di vivere un momento speciale. Il suo 2021 è stato finora un crescendo: titolo europeo indoor sui 60, record italiano sui 100, prestazioni eccezionali nei meeting della Diamond League.

Resta da mettere la ciliegina sulla torta, ricordando che mai un atleta italiano è arrivato alla finale dei 100 metri olimpici: «È un obiettivo difficile, certo, ma oggettivamente è alla mia portata. Del resto, questo non è solo quello che pensano gli altri di me, ma anche la mia impressione. È quello che voglio, che mi sono fissato come traguardo stagionale». Ed è anche un risultato che Jacobs non sente come un peso, bensì come uno stimolo: «Mi fa piacere che le persone ci contino, vuol dire che tanti credono in me e vogliono vedermi arrivare lontano. Sono attestati di stima, che mi danno energia».

Per entrare nei migliori otto e scrivere un pezzo di storia dell’atletica italiana occorrerà rivaleggiare con campioni di primo livello. Gli statunitensi Bromell, Baker e Kerley, i sudafricani Simbine e Leotlela, il canadese De Grasse, il giapponese Yamagata, il cinese Su: «I pretendenti sono tanti, ma credo che sia anche normale ad un’Olimpiade. Bisognerà vedere quello che succederà in campo, nei turni, perché magari ai nomi attesi se ne aggiungeranno altri. Dipende da tanti fattori, dalle condizioni esterne a quelle mentali. Chi sbaglia meno porta a casa il risultato».

Il quesito che tutti gli addetti ai lavori si fanno è quale tempo servirà per la finale. Sul punto il gardesano non si sbilancia: «Non voglio pensarci, in passato non sono mai riuscito ad indovinarlo, come ai Mondiali di Doha. Sento solo che si dovrà correre forte, e tanto mi basta». Jacobs non pensa che lo stadio vuoto possa influenzare la sua prestazione: «Nella nostra specialità non c’è normalmente tanta interazione con la gente, come per esempio per i saltatori. L’assenza dei tifosi non influirà più di tanto».

Quest’anno Jacobs è cresciuto anche dal punto di vista mentale. Ora regge la pressione e il confronto diretto con i colleghi. In passato invece soffriva il duello testa a testa: «Il 2021 è stato un anno da incorniciare, arrivato dopo tante stagioni difficili, tra infortuni e delusioni. Non sarei quello che sono ora, senza aver preso quelle batoste. Mi hanno fatto crescere, maturare come uomo e come atleta. Adesso sono sereno.La famiglia, la mia compagna, i miei bambini, mia madre, mi mancano. Il pensiero di loro mi aiuta a superare le difficoltà».

In terra nipponica, dopo l’impegno individuale, ad attenderlo ci sarà anche la staffetta 4x100. «Credo che si possa correre per andare in finale, e se tutto andrà bene, anche per provare ad arrivare non lontano dai migliori. Siamo un gruppo molto affiatato, anche se in questa fase, prima della gara individuale, con Filippo Tortu siamo giustamente più distanti. Quando arriverà il momento, sapremo fare squadra».

Entrato nel villaggio da un paio di giorni, Jacobs si sta godendo ogni attivo delle sue giornate a cinque cerchi: «È una sensazione unica, il sogno di ogni atleta. Sì, era anche il mio. Uno dei miei sogni, non l’unico». Nella sua testa il colpo grosso è alla portata.

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