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Dall’Om alle 262 partite con le rondinelle: chi è Gigi Cagni

Cagni è il terzo allenatore bresciano a sedersi sulla panchina delle rondinelle, dopo Vincenzo Guerini e Gigi Maifredi
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Negli ultimi trent’anni Gigi Cagni è il terzo allenatore bresciano a sedersi sulla panchina delle rondinelle. Nella stagione 1988-89 il presidente Franco Baribbi puntò su Vincenzo Guerini, fu costretto ad esonerarlo l’ultimo dell’anno dopo una sconfitta interna con la Cremonese per puntare su Giacomini, ma lo richiamò giusto in tempo per salvare la squadra dalla serie C con la storica vittoria nello spareggio di Cesena contro l’Empoli. Prima ancora ci fu la parentesi di Gigi Maifredi (6 sconfitte su 6 nella stagione 1994-95).

 

Il primo allenamento di Cagni al Brescia - Foto Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it
Il primo allenamento di Cagni al Brescia - Foto Reporter Zanardelli © www.giornaledibrescia.it

Quello di Gigi Cagni è un cammino fatto di fatica, sofferenze, da bresciano che si è sempre guadagnato tutto con il sudore della fronte e il piegamento della schiena. Nato in via Paitone, da bambino giocava a calcio nei vicoli del Carmine e di San Faustino. Frequentava il mitico bar «Busilì», il cui nome campeggiava anche allo stadio Rigamonti su uno striscione di un Brescia club.

«Da piccolo ero una peste - ha ricordato nelle interviste del Centenario che pubblicammo nel 2011 -, in quei vicoli ho imparato a essere veloce, ad anticipare l’avversario, a pensare sempre alla prima mossa giusta da fare e a rialzarmi quando cadevo...».

Iniziò a lavorare a soli 14 anni all’Om, ma era già nelle giovanili del Brescia Gigi Cagni. Faceva il fresatore-tornitore «e non era sempre facile ottenere i permessi per andare a giocare calcio». Poi il 25 gennaio 1970, a 19 anni, l’esordio in serie A con la maglia per la quale aveva sempre tifato. Allenatore Sandrokan Silvestri, rondinelle impegnate a Cagliari.

«Venni convocato insieme ad altri ragazzi con cui avevamo vinto la Coppa Italia nella De Martino (una via di mezzo tra il torneo Primavera e quello riserve, ndr): il mister mi fece debuttare marcando Domenghini. Perdemmo 4-0, ma quel Cagliari vinse lo scudetto...».

Terzino marcatore, Gigi Cagni andava sul pallone con quella «tigna» che tanto manca ai giocatori che deve allenare ora. Fu mandato via dal Brescia a soli 28 anni e dopo 262 presenze (e 3 gol) «perché avevo problemi alla schiena e dicevano che ero vecchio». In realtà il passaggio alla Sambenedettese fu la sua fortuna: altrettante 262 partite (il destino...) e l’incontro con Nedo Sonetti che lo trasformò da terzino a libero. Chiuse nel 1987-88 in serie C2 con l’Ospitaletto, ancora di proprietà di Gino Corioni. Cagni è il giocatore italiano con più presenze in serie B: 483.

La sua carriera in panchina cominciò nel 1988-89 con la Primavera del Brescia. Poi in prima squadra con Centese, Piacenza, Verona, Genoa, Salernitana, Sampdoria, Piacenza, Catanzaro, Empoli, Parma, Vicenza, Spezia e l’anno scorso alla Sampdoria come vice di Zenga. Le avventure migliori a Piacenza a metà anni Novanta dove vinse un campionato di serie B ed ottenne una salvezza con una squadra tutta italiana (c’era anche il bresciano Gianpietro Piovani) e nella stagione 2006-07 all’Empoli quando portò i toscani in Coppa Uefa. Poi alti e bassi come molti allenatori. Nacque come fautore della zona mista, poi profeta del 4-3-3, infine si vide affibiare l’etichetta di difensivista. Ora ha un solo compito: salvare il suo Brescia.

 

 

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