Calcio

Brescia, Diana esonerato e la sensazione è che tutti si siano tolti un peso

Tensione nei rapporti, infortuni, valutazioni: l’esonero è la somma di tanti sbagli a ogni piano: chi arriva ora ha il compito di far alzare il livello di giocatori e club
L'Union Brescia sotto la Curva Nord - Foto New Reporter Pasotti © www.giornaledibrescia.it
L'Union Brescia sotto la Curva Nord - Foto New Reporter Pasotti © www.giornaledibrescia.it
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Un esonero è sempre la somma di errori in catena e a più piani. Poi paga l’allenatore, in questo caso Diana, che in 55 gare tra FeralpiSalò e Brescia lascia con una lusinghiera media di 1,85 punti a partita. A livello assoluto l’epilogo non avrebbe ragion d’essere: teoricamente era in linea con le aspettative di un programma triennale. In teoria: perché in realtà la sfuriata nel post-Ospitaletto di Pasini aveva fatto cadere la foglia di fico: l’obiettivo è quello di provare a vincere subito.

Diana è rimasto inchiodato dal gap di 13 punti dal Vicenza e da un rendimento casalingo mediocre: 12 punti in 9 partite. Con la squadra involuta, che contro il Lume non ha risposto ai comandi (classica partita da esonero, sì). Non mancano le attenuanti, perché le assenze, tutte in attacco sono un dato oggettivo. Ed è altrettanto oggettivo che il Brescia ha iniziato a perdere i colpi quando tante mancanze hanno presentato il conto. Sono bastati i primi intoppi sul campo per dare il via libera a mugugni che si sono sommati alla velocità della luce: se è bastato poco vuol dire che i rapporti erano segnati. Tanto da trasformarsi in una fatica quotidiana per tutti. Forse quasi una sopportazione.

Il diesse dell'Union Brescia Andrea Ferretti - © www.giornaledibrescia.it
Il diesse dell'Union Brescia Andrea Ferretti - © www.giornaledibrescia.it

Diana era ormai un allenatore indebolito che forse, col senno di poi, si è sempre sentito in una posizione fragile. È un fatto che dentro un progetto triennale, lui e il suo staff erano stati lasciati a scadenza. Sempre col senno di poi, se non c’era fiducia in lui, confermarlo in estate è stato un «peccato originale» anche se è vero che il progetto Union Brescia è stato approntato in tutta fretta. Poi, il palesarsi del peccato «derivato» che ha compromesso una prima parte di stagione da vera contendente del Vicenza: ovvero gli infortuni. Imputati alla preparazione.

Infortuni a ripetizione che hanno trovato tutti pronti a mettersi sulla difensiva per proteggere il proprio lavoro, ma senza trovare risposte, probabilmente hanno anche finito per spaventare la squadra. Insomma: se la classifica indica che un esonero non ci stava, l’incartamento generale, col tecnico indiscutibilmente entrato in confusione, dicono che ormai non sarebbe stato più opportuno proseguire così.

Se Diana fosse stato salvato ieri, sarebbe stato condannato da un altro passo falso. Si sarebbe perso tempo. Sta di fatto che ieri si è respirata un’aria di sollievo per tutti. Come se ci fosse tolti un peso. Nel cambiare strada, il club ha deciso di andare su chi ha abitato piani più alti. C’è stata una presa d’atto: per crescere, c’è bisogno anche di un occhio pulito, ed esperto, che arrivando senza avere uno storico di conoscenza dell’anima FeralpiSalò, possa non avere remore nell’indicare le cose che, anche nella società, vanno migliorate. Fermo restando che ora tocca alla squadra dimostrare di non essere stata sopravvalutata.

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