La storia di Corini al Brescia: la B vinta, gli esoneri e il ritorno nel 2022

Per calcio espresso e risultati, il miglior Brescia dell’ultimo decennio (e, probabilmente, anche di più) aveva in panchina Eugenio Corini, il principale indiziato a sostituire Aimo Diana. Parliamo della squadra che, al termine della stagione 2018-2019, era stata in grado di conquistare la promozione in serie A sbaragliando la concorrenza. L’ultimo salto (in alto) di categoria nella nostra città diventa realtà il primo maggio 2019. Al Rigamonti, alla terzultima di campionato, le rondinelle superano l’Ascoli 1-0 grazie a un gol di Dessena al 36’ del primo tempo. Il risultato trasforma in una sorta di giro d’onore le successive sfide con Cremonese (il pareggio dà la certezza del primo posto) e Benevento.
Corini, bresciano di Bagnolo Mella, 55 anni compiuti lo scorso 30 luglio, è l’ultimo tassello di una macchina da guerra con – praticamente – zero difetti. Ma arriva in corsa, alla quarta di campionato, dopo l’inizio stentato con David Suazo, scelto per la panchina da Massimo Cellino e dal direttore sportivo Francesco Marroccu. È la stagione dei 25 gol di Donnarumma e dei 12 di Torregrossa. È l’annata della consacrazione di Tonali, l’annata in cui Cistana mette in mostra tutto il proprio potenziale. L’annata dei Bisoli e dei Sabelli inarrestabili. La miglior stagione di Ndoj.

Purtroppo, in serie A, le cose andranno male. Dopo un inizio di campionato interessante, il Brescia – che punta tanto su Balotelli – entra in un vortice di risultati negativi. A Corini risulta fatale la sconfitta a Verona all’undicesima id campionato. Viene sostituito con Fabio Grosso, che dura fino alla quattordicesima e che viene a sua volta sollevato dall’incarico dopo tre ko (dieci gol subiti, zero segnati). Torna Corini che, però, non riesce a far cambiare rotta a una squadra nata male. Salta di nuovo alle ventiduesima, dopo il ko di Bologna. Prende il suo posto Diego Lopez, che non farà molto meglio, in un’annata peraltro spaccata in due dalla pandemia.
Dopo Inzaghi
Cellino e Corini ci riprovano insieme nel marzo del 2022. Il Brescia di Inzaghi, costruito per il salto di categoria, è soltanto quinto in classifica. Pippo salta, torna l’allenatore della Bassa, che nel mentre aveva lavorato a Lecce. Le rondinelle – che nel frattempo hanno nuovamente Marroccu come diesse – non riescono ad accelerare quanto servirebbe, finiscono nella giungla dei play off, battono il Perugia, ma devono inchinarsi al Monza, in semifinale. Per Corini, è di nuovo tempo di salutare.
Il «Genio» ha iniziato la carriera da allenatore nel 2010 a Portogruaro. Poi, le esperienze a Crotone, Frosinone, Chievo, Palermo e Novara, prima degli anni di Brescia. Tra il 2022 e il 2024 ha allenato di nuovo il Palermo. Tra l’ottobre e il novembre del 2024 è stato guida della Cremonese. Tanta serie B, ma pure massima categoria, tra Chievo, Palermo e, appunto, Brescia.

Per Corini, andare e venire dalla terra natale è abitudine. Centrocampista tecnico e intelligente, cresciuto calcisticamente tra Fionda Bagnolo e Voluntas, disputa tre campionati cadetti con il Brescia, tra il 1987 e il 1990. È troppo forte per restare. Lo cerca e lo prende la Juventus, squadra nella quale milita tra il 1990 e il 1992. Poi Sampdoria e Napoli, prima del rapido ritorno a casa, in corsa, nella sciagurata stagione 1994-1995. Le rondinelle vengono triturate in serie A e chiudono ultime.
La carriera del Genio è proseguita tra Piacenza, Verona e Chievo, Palermo e Torino. Da calciatore ha vinto il campionato di serie B con i rosanero (2003-2004) e l’Europeo Under 21 con l’Italia nel 1992. L’unico «titolo» da allenatore, invece, è quello splendido campionato cadetto, col Brescia.
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