Union Brescia-Lumezzane: modelli federativi a confronto

La meglio imprenditoria. Al punto che, come da battute da bar, «quello che sta per giocarsi è il derby del Pil». Union Brescia-Lumezzane è un inedito sul campo e anche nel confronto tra potenze economiche territoriali: un’espressione eterogenea quella del Brescia, fondamentalmente molto local - dunque più o meno puramente valgobbina - per quanto riguarda il Lumezzane. Ma insomma, ci siamo capiti: è una sfida (anche) tra imperi industriali. Singoli come «aggregati». Dato che quelli di Union Brescia e Lumezzane sono modelli, che poi si declinano in maniera diversa (con anche budget evidentemente imparagonabili) e anche con diversi riferimenti, in qualche modo federali.
In comune l’Union Brescia e il Lumezzane, che possono in ogni caso ben definirsi società amiche e affini non solo a livello territoriale, hanno il fatto di avere una larga base societaria. Naturalmente, a variare sono le proporzioni in riferimento alle dimensioni anche delle rispettive platee. Settantacinque sono i soci dell’Union, 24 quelli del club rossoblù.
Tredici i membri del consiglio d’amministrazione (dentro il quale c’è un comitato ristretto) biancoblù, 10 quelli della società della Valgobbia. Curiosità: i due vice presidenti dell’Union, Mario Gnutti e Carlo Bonomi, sono entrambi lumezzanesi doc. Il secondo fu peraltro colui che portò il «primo» Lumezzane ai suoi massimi livelli storici.
Espressioni
Entrambe le compagini hanno un leader, l’elemento trainante, il collante, la «testa»: Giuseppe Pasini da una parte, Lodovico Camozzi (colui che ha fatto rinascere il Lumezzane) dall’altra. Ma se Pasini, che dell’Union Brescia è principale azionista, oltre che regista è pure presidente nonché unico frontman, il Lumezzane ha scelto di essere rappresentato proprio da una bandiera del Brescia, Andrea Caracciolo. Che del club è presidente con poteri di firma, che ovviamente siede nel Cda, ma che della società della quale occupa la principale poltrona, non è azionista. È all’«Airone» che Camozzi - peraltro non particolarmente incline alla ribalta - dovendosi occupare del suo universo - ha deciso di delegare la gestione della società. Della quale insomma Caracciolo è il «manager» che poi risponde alla proprietà giustificando e argomentando le scelte effettuate per l’attuazione degli indirizzi societari. Pasini, come Camozzi, nella quotidianità è assorbito dalla Feralpi Group, ma ha scelto di delegare la quotidianità ai collaboratori di sua fiducia posti ai vertici delle varie aree che compongono la società.
Mentre ovviamente il Brescia ha come obiettivo anche la scalata delle categorie sul campo, il Lumezzane punta (almeno per ora) al consolidamento in serie C: ognuno con i propri fini, ma da raggiungere allo stesso modo. Ovvero attraverso la sostenibilità economica dei rispettivi progetti: se serve si mostrano i muscoli, ma tutto è sempre pesato sulla bilancia costi-benefici. Con l’attenzione sia del Brescia che del Lume posta pure sullo sviluppo dei settori giovanili. Con risvolti anche sociali nel modo di fare impresa attraverso il calcio. Così vicini, così lontani: così derby. Del Pil, ma anche della consapevolezza e della voglia di restituire qualcosa al territorio.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
Iscriviti al canale WhatsApp del GdB e resta aggiornato
@Sport
Calcio, basket, pallavolo, rugby, pallanuoto e tanto altro... Storie di sport, di sfide, di tifo. Biancoblù e non solo.
