Calcio

Tra rabbia e orgoglio, il Brescia riflette sulle occasioni perse

Il pari con l’Alessandria come un’altra chance persa per fare il salto giusto al momento giusto
Cannoniere di squadra: Moreo ha segnato 6 gol in questa stagione - © www.giornaledibrescia.it
Cannoniere di squadra: Moreo ha segnato 6 gol in questa stagione - © www.giornaledibrescia.it
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La rabbia e l’orgoglio. Più rabbia che orgoglio. Ma non è comunque un dettaglio che non sia mancato nemmeno il secondo. Anche se siamo qui a parlare di un pareggio in casa contro l’Alessandria pericolante per quella che era l’occasione perfetta per spezzare il tabù Rigamonti, tornare in testa alla classifica e mandare all’inceneritore la scorsa settimana da incubo. Non manca l’orgoglio, perché non era scontata la reazione avuta dal Brescia nel secondo tempo e, soprattutto, nella seconda parte del secondo tempo.

Se anche solo a Cosenza fosse capitato di subire gol, tra l’altro nel proprio momento migliore, chissà se la forza di contrastare il destino avverso ci sarebbe stata. Viene da pensare di no per come avevamo lasciato in Calabria la banda con la «V». Che è stata «faticosa» e largamente zoppicante anche con l’Alessandria, ma che poi - insieme al proprio allenatore ha ritrovato un filo da seguire al quale si è aggrappato per riprenderla, perlomeno. Non lesinando sforzi anche per andare a ribaltarla del tutto.

E qui rifà capolino la rabbia perché la giri e la rigiri quella sequenza del mancato rigore all’ultimo secondo, ma proprio una ragione non riesci a fartela. Quindi, nuovamente ripetiamo: Paterna e Di Martino (Var), perché? Una domanda destinata a restare senza risposta ricordando anche un rigore (seppur meno plateale) che sempre al Brescia non venne fischiato all’ultimo minuto contro il Frosinone. Si fatica veramente tanto ad accettare lo svarione dei fischietti, ma tant’è e ora il dovere è di non cadere nel tranello del vittimismo. Che è arma da perdenti. Oltretutto, si correrebbe il rischio di trovare un nuovo filone di negatività nel quale andare a cacciarsi, proprio ora che tutti siamo impegnati per lavar via le macchie lasciate dai danni della precedente ondata di negatività.

La strada è ancora lunga, ma almeno c’è una strada. Tracciata: da qualche giorno è chiaro che c’è un allenatore al quale è stata ri-conferita la fiducia ed il mercato è terminato il 31 gennaio. Chi c’è c’è, in tutti gli ambiti e con chi c’è va fatto ineludibilmente quadrato. Il che non significa, affatto, far finta di nulla ed essere rimasti ciechi di fronte al primo tempo di sabato del Brescia: da nascondere la faccia tra le mani. Squadra ingommata, giocatori fuori sincro, alcuni fuori ruolo e persino a disagio in un quadro tattico chiaro nell’impostazione, ma non in uno svolgimento apparso «forzato». Poi la rotta è stata corretta in corsa e le cose sono andate decisamente meglio: la squadra si è scossa dallo stato di passività in cui era piombata.

Conferme

Quantomeno, forse una volta per tutte, abbiamo avuto modo di vedere confermati certi sospetti: ovvero che ora come ora non si può pensare di fare a meno dei Moreo, dei Bertagnoli, dei Tramoni. Non salvatori della Patria, ma in questo momento di sicuro più funzionali di altri per iniziare a dare anche un vestito migliore all’anima e allo spirito che il Brescia ha rimesso in mostra. Anima e spirito (armi che da un punto di vista personale riteniamo come e a volte più importanti della tattica) che ora non possono smarrirsi più perché già troppe occasioni per dare segnali al campionato sono state gettate alle ortiche.

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E buon per noi che sia questo un campionato in cui tutti si «divertono» a giocare a ciapanò: non è incredibile che con tre pareggi consecutivi pur essendo scivolato al quarto posto, pur non vincendo in casa da oltre 100 giorni il Brescia sia ancora a un punto dalla promozione diretta? Anche questo è un segnale. Rivivendo il film del campionato, il Brescia perse la prima bella occasione di saltino a metà settembre quando si fece riacchiappare in casa - dal 2-0 al 2-2 - dal Crotone (avversaria di domani): una vittoria avrebbe significato vetta in solitaria e +3 sulla terza alla quarta giornata. Poi come dimenticare quanto avvenne col Pisa: una vittoria in quello scontro diretto avrebbe significato addirittura +5 sulla terza e invece finì con i toscani a scavalcare le rondinelle in testa. Settimana dopo, col Monza, ci sarebbe stata l’occasione - almeno non perdendo - di tenere lontani i brianzoli che erano attardati - lontana dal giro della promozione diretta: la squadra di Stroppa lì invece si rilanciò. Vincendo con la Ternana il Brescia sarebbe poi tornato primo, idem vicendo a Cosenza e poi appunto con l’Alessandria. Ce n’è abbastanza per fare un pieno di rabbia da trasformare in nuovo orgoglio.

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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