Südtirol, Bravo: «Col Brescia sfida importante, ma non decisiva»

È il suo ottavo anno a Bolzano. E sul petto, ha dunque anche la medaglia della prima, storica promozione del Südtirol in serie B nel 2022: fiore all’occhiello di una società giovane (mezzo secolo, come lui) e organizzata. Paolo Bravo, bresciano doc – di San Zeno – è il direttore sportivo degli altoatesini e la sfida di domenica al Rigamonti non sarà per lui come tutte le altre.
Non decisiva
Una sfida salvezza, seppur anticipata, a tutti gli effetti. Ma Bravo, proprio per la tempistica anticipata non la considera tale: «In B, c’è talmente tanto equilibrio che sfide tra chi è a 34 punti e chi ora è ultimo sono a tutti gli effetti degli scontri diretti. Ecco perché ritengo quella di domenica una partita importante con tre punti pesanti in palio, ma non decisivi per la salvezza». Quindi, match dal buon peso specifico, ma non un crocevia: «Noi siamo stati anche ultimi, ma poi ci siamo ripresi. In B è facile trovarsi giù, così come è altrettanto frequente riuscire a risalire la china».
La classifica
Sul come vede, se veritiera o inaspettata, la classifica del Brescia, ha una sua teoria: «Ci sono alcune squadre importanti che hanno speso parecchio, e sono quelle che sono ai primi quattro posti più il Palermo, che devono giocare per puntare alla promozione. Tutte le altre – prosegue il dirigente – devono pensare in primis a salvarsi. La discriminante è proprio quella: il denaro speso. Chi ne ha investito tanto, ha l’obbligo di giocare per vincere; le altre, prima si mettono al sicuro e meglio è. Poi, una volta raggiunto questo obiettivo, si vedrà cosa si può fare di più». Con buona pace del blasone... «Ma il blasone a volte può diventare una zavorra. Semmai, ogni anno, ci sono le sorprese, in positivo, vedi la Juve Stabia o noi due anni fa con quel fantastico sesto posto, così come in negativo, vedi la Samp. Questo è un campionato dove l’aspetto caratteriale e l’organizzazione sono determinanti».
Apprezzamenti
Brescia-Südtirol è anche la sfida tra due allenatori esperti come Maran e Castori: «Io ho avuto il piacere di conoscere bene Castori, seppur anche con Maran ci siamo parlati qualche volta, e l’impressione è che siano due tecnici dallo spessore caratteriale e personale di livello superiore. Persone strutturate, che lavorano. Castori ha tra l’altro infilato un ruolino di tutto rispetto: lo descrivono come tecnico solamente pratico, ma vi garantisco che è più evoluto di chi si ritiene tale».

Ma Bravo, ha mai pensato di poter lavorare nella sua città? Il diesse nicchia: «Non ci ho mai pensato. Semmai, da ragazzino c’è stato un momento in cui mi voleva la Voluntas, ma andai a Cremona e poi a Como. Nel dopo carriera del campo, non c’è mai stata un’opportunità. Logico che Brescia sia una piazza importante, con una storia importante, con una tifoseria importante. Ma noi operatori del calcio – conclude – siamo un po’ nomadi, andiamo dove ci chiamano a lavorare. Chiaro che Brescia per me ha e avrà sempre un senso particolare».
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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