Brescia nell’infelice ammucchiata di coda, ma il campionato aspetta

Per un punto Martin perse la cappa. È sempre il caso di ricordare che i particolari non sono dettagli, ma sostanza. E che delle volte, da errori apparentemente piccoli possono scaturire conseguenze pesanti. E così, parlando solo di campo (ma quanto e sempre ci sarebbe da soffermarsi sulla linea di condotta societaria) una sfumatura via l’altra, soltanto nell’ultimissima mini porzione di campionato, il Brescia ha perso l’occasione di trarsi d’impaccio e sfuggire da demoni, fantasmi e paure. Che sono lì, a far gruppo insieme a tutte le squadre che tremano: in una triste, estremamente infelice ammucchiata di coda. Dentro una classifica sempre cortissima.
Sospiro di sollievo
Il Brescia che dopo una mattinata di scarico a Torbole ha trascorso la domenica pomeriggio sul divano a leccarsi le ferite ha potuto nel frattempo tirare un piccolissimo sospiro di sollievo: Mantova e Reggiana avrebbero potuto scavalcarlo. Certo, avrebbero anche potuto rimanere là dov’erano, a comporre un cuscinetto a quota 28, ma l’importante è stato evitare il male peggiore. Tanto per aiutarsi a rimanere calmi, consolarsi, e ripetersi che questo campionato ha ancora la pazienza di aspettare tutti quando eppure mancano soltanto 11 partite al termine della regular season.
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Vietato cedere allo sconforto, alla frustrazione, di non riuscire a raccogliere quanto si merita quando si merita. È successo in maniera piuttosto eclatante sabato a Reggio Emilia contro la straordinaria capolista «minimazzata» dalle rondinelle. Era accaduto, seppur con una prestazione più modesta, contro la Salernitana. E, sempre a tema d’esempio, era accaduto (in regime Bisoli senior) contro la Sampdoria. Tutte occasioni perse per mettere un po’ di terreno tra sé e il terrore. Per evitare che la partita domenica prossima col Südtirol assumesse i contorni che invece ha: quelli di una specie di spareggio salvezza con tensioni e pressione da stemperare lungo quella che si annuncia già come una settimana lunghissima.
Arbitri e mancanze
Nell’incapacità-impossibilità di sfruttare le occasioni, tanto del loro ci hanno messo gli arbitraggi: anche questi sono dettagli che fanno la differenza. Ma tanto ci ha messo anche e soprattutto il Brescia che ha il dovere di mantenere tutte le energie concentrate soltanto su ciò che può controllare: cioè se stesso. Pesa, tantissimo, la mancanza di cinismo sottoporta. Pesa, tantissimo, la mancanza di vena realizzativa da parte di Gennaro Borrelli che è, e resta, il vero unico terminale offensivo: colui che rappresenta comunque il totem al quale aggrapparsi. Da grandi investimenti (è costato 3 milioni e 200.000 euro) derivano grandi responsabilità dalle quali Borrelli deve stare attento a non farsi schiacciare.
I numeri
Non si tratta di essere ciechi e non riconoscere l’abnegazione e la generosità delle prove della punta campana il cui impegno non è mai stato messo in discussione, non si tratta di non ricordare che Gennaro ha tante attenuanti: ma a un certo punto, quando il cerchio si stringe e la clessidra si capovolge, conta il sodo e vincono i numeri. E Genny è fermo a tre marcature in una squadra in cui i top scorer sono un centrocampista – Bjarnason – che gioca pochissimo – e un altro attaccante – Moncini – che c’è e non c’è. Resta Genny l’uomo sul quale puntare nella speranza che il suo grande e indubitabile talento esplodano. Sì, c’è ancora tempo per sperare perché questo campionato, come detto, ha ancora voglia di rimanere in stand by. Solo che come aspetta il Brescia, parimenti il torneo attende tutti e può dunque essere molto pericoloso concentrarsi troppo su questo aspetto col rischio di immaginare che anche con la marcia bassa si possa arrivare dove si deve. È per un punto che Martin perse la cappa.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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