Brescia a tu per tu con la paura: con la Juve Stabia pari da play out

Che brutto affare. Ed è difficile trovare le parole. Vale forse di più descrivere il silenzio totale nel quale a una decina di minuti dalla fine, la Juve Stabia ha battuto un corner. Non volava una mosca: tutti col fiato corto e strozzato dalla delusione e anche dalla paura che uno spettacolo al ribasso potesse trasformarsi in tragedia sportiva. Di corto, tanto per cambiare c’è stato anche il braccino del Brescia. Dalle stelle di Cittadella alla quattordicesima miseria casalinga consecutiva stagionale: sono bastati tre giorni per ritrovarsi se non al punto di partenza, quasi. Per vedere la carrozza tornare zucca. Per rimettersi a dare del tu alla paura. Figlia diretta di uno 0-0 che dice zona play out (a oggi sarebbero contro la Salernitana) e che vede anche molto concreta la possibilità che ci sia da andare a giocarsi il tutto per tutto nell’appendice di campionato.
La classifica
Ma tutto può ancora succedere: salvezza diretta, come appunto play out o come retrocessione senza se e senza ma. Intanto, dalla bagarre si sono tolte Carrarese e Südtirol, virtualmente salve. In compenso, restano lì Frosinone e Mantova. Ma c’è poco da guardarsi in giro se non si riesce a guardarsi definitivamente dentro. Intanto, guardiamo al pareggio con la Juve Stabia: che non è inutile, dati gli equilibri ancora molto sottili, ma che non era ciò che serviva. Perché se fino a ieri prima delle 15 servivano 6 punti in tre gare per mettersi al sicuro, ora ne servono altrettanti in due. E il concetto nel concetto è che non si può più perdere e che per sperare almeno nella «coda» occorrono almeno una vittoria e un pari.
Prospettive
Tutto insomma si può ancora fare, e questa è la buona notizia, a tratti incredibile se si pensa che il Brescia non vince in casa da 7 mesi. L’altra buona notizia è che lo zoccolo duro ha voglia di sostenere come ha fatto anche ieri dopo una partita che sarebbe stata da fischi tramutati invece in applausi. Non è poco. La pochezza invece, di fronte all’aspettativa di una gara di fuoco e furore, è stata ancora una volta la cifra del Brescia che contro una Juve Stabia poco meno che in vacanza (mettiamola così: certamente non aveva intenti bellicosi) ha girato a vuoto andando a sbattere a metà strada tra le fatiche post Cittadella e le solite paure di casa.

La squadra non è stata capace di aggirare la buona organizzazione (l’unica vera arma che gli ospiti hanno messo in campo insieme a svariate perdite di tempo) di chi aveva di fronte, nemmeno giocando 57’ con l’uomo in più per l’espulsione diretta di Sgarbi, reo di una manata a Dickmann (trascinatore). Era il 43’ del primo tempo ed era il secondo segnale positivo per il Brescia che era partito male – approccio timoroso – per poi andare avanti peggio iniziando a palesare già dopo 20-25’ difficoltà fisica.
Difficoltà
Il primo buon segnale era stato l’annullamento, via Var, del gol (al 37’) di Piscopo che tuttavia nel raccogliere il cross di Fortini s’era aggiustato la palla con un braccio. Var attento, uomo in più, avversari senza obiettivi: tutto apparecchiato per il pomeriggio perfetto al quale iniziare a dar vita in un secondo tempo da eseguire in maniera esemplare. E invece, come all’andata (in Campania il Brescia giocò addirittura 75’ in superiorità numerica senza cavare un ragno dal buco), l’11 contro 10 ha addirittura tolto qualcosa alla squadra di Maran che non s’è mai trovata né sul piano di un minimo di gioco, né su quello del ritmo: quello, non l’ha mai trovato chi è sceso in campo dal 1’ (il tecnico ha scelto di dare continuità ai vincenti di Cittadella) e non ha dato una mano chi è subentrato (da un irriconoscibile Bjarnason ai ripescati Bianchi e D’Andrea mentre in corsa pareva essere una partita buona, questa sì – per Nuamah). Tranne che nell’occasione del gol patito, comunque irregolare, non è stato rischiato nulla. Ma è più grave che non sia stato prodotto nulla al netto della confusione seguendo il copione dei lanci lunghi per due punte però spossate. Due le vere palle gol: nel primo tempo con Adorni sugli sviluppi di una punizione e al 95’ con D’Andrea. Solo negli ultimi 10’-15’, ma basandosi sulla forza della disperazione, il Brescia ha provato a cambiare marcia. È stato desolante.
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