Brescia: Calvani e Cistana, tra meriti e «ragion di stato» c’è un caso

Per il Brescia sarà una settimana tanto decisiva quanto corta: martedì si decide il destino sul campo, mentre per mercoledì dal Cda del club può uscire qualche indicazione utile sul destino «l’altro», quello del club. Quanti nodi da sciogliere, quante partite ancora da giocare a contorno della gara contro la Reggiana, squadra del destino. Quello che sembrava crudele nel momento in cui il turno di Pasquetta venne rinviato: allora i granata erano semi derelitti ed era l’occasione giusta per affossarli. Quello che è tornato benevolo ora, consegnando al Rigamonti una squadra clamorosamente salva.
In difesa
Intanto che si cerca di riprendere fiato e colore dopo lo spavento di Modena, c’è spazio anche per alcune riflessioni. Chi avrebbe potuto pronosticare che saremmo arrivati qui con Gabriele Calvani nei panni di muro difensivo e persino da uomo gol-provvidenza? Non c’è dubbio sul fatto che tra Cittadella, Juve Stabia e Modena il garbato Gabriele si sia meritato tutta la fiducia della quale ha goduto. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e su quello c’è Andrea Cistana. Tra i più qualitativi, tra i pochi con uno stipendio importante. Ma ancora oltre: tra i pochi simboli. Ed è vice capitano.
Le esclusioni
Non possono non far discutere le sue tre esclusioni di fila proprio ora. La panchina col Cittadella era stata letta come una punizione dopo la sanguinosa espulsione di Cosenza. Quella scelta di Maran, così come tante altre di un tecnico ora ombra di se stesso, lasciò perplessi. Ma puntare su Calvani pagò e quindi, con la Juve Stabia, spazio ancora a questi: che a quel punto se non fosse stato confermato, sarebbe stato da considerare solo come una pedina per mandare un messaggio a Cistana. Che però a un certo punto di una gara senza idee avevamo invocato auspicando una rimescolata tattica. E invece niente. A Modena un rientro di Andrea era scontato. Niente. Anche se poi «Cista» ha fatto in tempo a partecipare alla tonnara finale ed essere nell’azione che ha portato al gol proprio del suo sostituto. «Non c’è un caso, solo scelte» ha spiegato Maran. Ma è stato il tecnico stesso poi a rivelare che Adorni per esserci aveva stretto i denti. Difficile non andare oltre con i pensieri anche perché i retroscena raccontano del gelo, soprattutto societario, attorno al giocatore dopo Cosenza. Nel calcio parlano i segnali e quelli che arrivano sono anche di presupposti per una separazione con la prima tessera del domino mossa dall’alto. Se non è un caso, ci somiglia. Sta per arrivare il tempo delle rese dei conti: l’importante è che ora non si facciano «prigionieri politici».
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