Per il Brescia con il Cesena già un dentro o fuori: servono 3 punti

C’è una squadra che ha vinto sei partite in tutto. Di queste sei, quattro sono state conquistate nelle prime sette giornate. Poi, due in ventuno. Domanda: può una formazione con questo score, che non segna da 405’, che non vince in casa da 5 mesi, pensare di mettere insieme (almeno) l’equivalente punti di 5 vittorie in 10 giornate, quelle che restano da qui alla regular season?
La risposta è: deve. Perché, per fortuna – e ci si attacca anche a questo – il calcio non è (solo) razionalità. Però ci siamo: il conto alla rovescia è cominciato. E se lo scorso anno, di questi tempi, iniziava a scandire il piccolo sogno play off, ora la testa riporta a due campionati fa. Al countdown di una paura che se fino a tre-quattro partite fa era ancora gestibile e imbrigliabile, ora è al galoppo. I buoi non sono ancora scappati dalla stalla, ma sono irrequieti e pronti a sfondare le fragili pareti. Fuori dalla metafora, la classifica è lì da vedere.
Situazione
Il Brescia ha 30 punti che sono la quota attuale per i play out dai quali i biancazzurri restano fuori in virtù del vantaggio negli scontri diretti con Südtirol e Sampdoria. Vantaggi che, pure essi, rappresentano un piccolo appiglio. Perché lì nei bassifondi e dintorni, resta un’infelice ammucchiata e non è remota la possibilità di ritrovarsi a un certo momento a dover maneggiare classifiche avulse. A ogni modo, la buona (o cattiva?) notizia è che il Brescia ha ancora il destino nelle proprie mani pur dovendo iniziare a guardare anche all’andazzo altrui.
Ma per poter continuare a gestire la propria sorte, è necessario invertire la rotta ora. Subito. Ed è per questo che, calendario e graduatoria sotto gli occhi, prima di sprofondare definitivamente da un punto di vista del morale, la partita di sabato contro il Cesena diventa virtualmente già da «dentro o fuori» prima di andare ad affrontare – pre sosta – la trasferta contro un Frosinone che vincendo sabato scorso ha sparigliato le carte rientrando prepotentemente in gioco per la salvezza.
I conti sono presto fatti. Servono 4 punti almeno: sarà tassativo non perdere a Frosinone (sempre per il discorso di mantenersi avanti negli scontri diretti) considerando poi che il conservare la serie B, per il Brescia passerà comunque dal Rigamonti. Quindi: col Cesena tre punti sono pressoché obbligatori. Anche affinché Rolando Maran non entri in discussione, cosa che potrebbe diventare inevitabile in caso di mancate risposte anche caratteriali.
La buona notizia è che, adottando buon senso, il tecnico non è stato messo in discussione dopo la sconfitta col Palermo. Cellino ha provveduto subito, negli spogliatoi, a confortare il tecnico e il lavoro di supporto è proseguito a cena e fino al rientro su Brescia. La vicinanza anche fisica tra presidente e allenatore è stata dunque anche un chiaro messaggio per i giocatori. Che, come già più volte sottolineato, insieme al tecnico si ritrovano il cerino più corto in mano.
Timori
Il pareggio che in qualche modo stava maturando al «Barbera», al punto in cui è invece maturato il ko, si sarebbe dovuto portare a casa. Il fatto è questo: il Brescia non riesce a vincere, e nemmeno a interpretare come s’imporrebbe, le partite che dovrebbe far sue come quelle in casa con Salernitana e Südtirol e nemmeno riesce a rosicchiare qualcosa qua e là. È questo senso d’impotenza a colpire e preoccupare.
La squadra del secondo tempo di Palermo è stata «carina». Ma non è più tempo per le mezze misure: o si è belli – e il Brescia non è in condizione di esserlo – o si è brutti. Ed è quest’ultima la condizione auspicabile: la concretezza e i risultati passano dal carattere e anche dall’improvvisazione, non dal dimostrare di aver ripassato il compitino, ma senza credere nella parte che si «recita». In tutto questo pesano anche le scelte tattiche ibride adottate da Rolando Maran: che ora deve cambiare pelle e rischiare maggiormente.

È meglio provare a dare un segnale in tal senso, a costo di pagarla, che non provarci affatto e restare col dubbio. La via del 4-3-3 non funziona: c’è margine oppure no per provare a sdoganare le due punte? Anche solo per levarsi e levare il dubbio sull’esterno, anche solo per rendersi conto, eventualmente, che non possono essere sostenute. E di certo, un cambio di prospettiva anche tattico, è quel che Massimo Cellino, spalleggiato da Renzo Castagnini, chiede. Bisogna dare segnali di discontinuità, a 360°: fosse anche solo nella routine quotidiana. Provando anche a essere sovversivi: ovvero provando, ogni tanto, a sorridere.
Perché pure questo balza all’occhio: il Brescia somiglia sempre più a una fabbrica della tristezza. E tutto, come sempre, parte dal vertice per arrivare alla base. Hai quel che dai: e questi sono i risultati. Attrai ciò che emani: la paura.
Riproduzione riservata © Giornale di Brescia
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