Calcio

Sergio Domini: «Io nella storia del Brescia grazie a Lucescu»

L’ex centrocampista biancazzurro ricorda l’Anglo Italiano vinto nel 1994: «Fu lui a farci capire quanto fosse importante quel trofeo. Un vincente e un maestro con i giovani»
In primo piano Sergio Domini, alle sue spalle Hagi e Lucescu - © www.giornaledibrescia.it
In primo piano Sergio Domini, alle sue spalle Hagi e Lucescu - © www.giornaledibrescia.it
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Dici Lucescu (che oggi compie ottant’anni) e il collegamento con l’Anglo Italiano del 1994 è immediato. Nella squadra che entrò nella leggenda a Wembley c’era anche Sergio Domini, mediano di corsa e ricami. A lui, se parli di Mircea, scatta subito in mente una qualità: «La capacità di lavorare con i giovani e valorizzarli. Tra i tecnici che ho avuto in carriera è stato quello che ha inciso maggiormente nella mia crescita. Lo considero un vincente».

Voi due, insieme, scriveste la storia del Brescia con quel trofeo.

«Per l’appunto. È qui che emerge la sua grandezza: noi quella competizione non la snobbavamo, ma ovviamente la priorità era il campionato. Lui ci tenne sulla corda, ci trasmise la consapevolezza di quanto contasse far bene anche in quel torneo».

E così arrivaste a Wembley.

«Gliene saremo grati per sempre. Se siamo nella storia del Brescia il merito è soprattutto suo. Giocare in uno stadio del genere e alzare una coppa è un privilegio concesso a pochi».

L'Anglo Italiano vinto a Wembley con Lucescu

A Londra c’era anche Hagi, campione tra i campioni. Quanto fu decisivo Lucescu per il suo arrivo?

«Fu bravissimo Corioni, ma Mircea ebbe un peso determinante. Oltre a Gica vennero a Brescia Raducioiu e Sabau, giocatori di caratura internazionale. E negli anni successivi si aggiunsero altre stelle: Baggio, Guardiola. Per questo dico che anche il supporto della società fu fondamentale perché campioni così vestissero la maglia biancazzurra».

Dove lo colloca tra i grandi tecnici della storia del Brescia?

«È certamente nell’Olimpo, gli allenatori di quel livello passati da Brescia si contano sulle dita di una mano. Uno di questi è Mazzone: a differenza di Mircea non ho avuto modo di conoscerlo, ma credo che i due fossero accomunati dall’empatia che avevano nel rapportarsi ai calciatori».

La grinta di Sergio Domini, qui con la fascia di capitano al braccio - © www.giornaledibrescia.it
La grinta di Sergio Domini, qui con la fascia di capitano al braccio - © www.giornaledibrescia.it

In cosa fu un innovatore quando arrivò in Italia?

«Prima di ogni partita dedicavamo un quarto d’ora allo studio dell’avversaria a livello tattico. Per me fu una novità assoluta. Ma l’aspetto fondamentale qui è un altro».

Dica.

«La vera innovazione, per quanto mi riguarda, fu mentale. Voleva che le sue squadre giocassero in modo semplice e, soprattutto, con serenità. Sembra un dettaglio, ma per noi fu la svolta».

Riproduzione riservata © Giornale di Brescia

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