Reggina-Brescia si gioca sui tavoli della Lega e dell’Ats

«Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi. Staremo a vedere cosa succederà». E infatti... Così commentò Massimo Cellino poche ore dopo il termine dell’assemblea di Lega nella quale il 23 dicembre la maggioranza dei club cadetti votò per il rinvio delle giornate del 26 e del 29 dicembre. Fuor di metafora «diavolesca», per il presidente del Brescia che si batté per giocare tutte quelle partite che si potevano giocare, perché le conseguenze di un rinvio sarebbero state potenzialmente maggiori.
Tantopiù che non si approfittò di quella sede (fu il vero cruccio di Cellino che, va detto, dalla scorsa estate temeva uno scenario invernale simile a quello che si sta configurando e sollecitava prese di posizione) per prendere una decisione su come comportarsi nel caso in cui anche in questo mese di gennaio si fossero riproposte condizioni simili a quelle che portarono al doppio rinvio. E adesso, tra chi rischia di pagare subito le conseguenze della mancanza di un tracciato da seguire c’è proprio (anche) il Brescia. Perché puntualmente - nelle stesse condizioni in cui erano Monza, Vicenza, Pisa eccetera che contavano molti casi Covid - ci sono adesso altre squadre: come a esempio il Frosinone oppure, ciò che interessa a noi nel caso di specie, la Reggina. Che conta 20 positività.
Nell'aria da giorni
E ciò che era nell’aria da giorni tenendo monitorate anche le uscite mediatiche dei dirigenti della squadra calabrese già da quando i casi di positività erano 5, adesso è una certezza: la Reggina vuole il rinvio della partita del 15 gennaio contro il Brescia. E il Brescia? Dal club fanno sapere ufficialmente che si resta sulla stessa linea tenuta nell’assemblea del 23: niente rinvii. E rispetto delle regole. Che per questa stagione non prevedono che una squadra possa giocarsi il jolly di un rinvio. Detto che resta ancora da capire perché la regola non sia stata mantenuta o, in seconda istanza, perché mai nell’ultima assemblea non si sia deciso di reintrodurla o di darsi perlomeno delle linee guida, ieri la Reggina - dopo appunto qualche uscita che già andava in tal senso nei giorni scorsi - ha fatto sapere che «il 15 non saremo in grado di giocare».
Così il general manager dei calabresi Fabio De Lillo che ha parlato a Radio Touring: «Diciotto giocatori sono positivi più due membri dello staff. L’allenatore Toscano ha a disposizione solo 10 elementi. I ragazzi hanno avuto le ferie, sono giovani e pur con le precauzioni hanno girovagato. Visto l’elevato numero dei positivi, il 15 non siamo in grado di giocare». Considerazioni. Aggiunge De Lillo: «Noi e il Brescia il 26 dicembre volevamo giocare, eravamo tutti negativi e sapevamo che a gennaio la situazione sarebbe stata peggiore. Sarei stato propenso, al contrario di molti, a spostare solo le gare che non si potevano giocare. Ora vedremo quale sarà l’intendimento della Lega: se rinviare solo le singole partite o tutto il campionato».
E ora?

E a rigor di logica di quanto deciso il 23, la seconda sarebbe l’opzione più coerente... Sul caso specifico, il Brescia non può avere grossi margini perché qualora a esempio intervenisse l’ente sanitario locale di Reggio Calabria fermando l’attività della Reggina, alla Lega non resterebbe che disporre il rinvio della partita. Ma appunto, il tema - esattamente come fu il 23 dicembre quando i club interessati dai focolai sollecitarono una assemblea straordinaria - non può non essere di interesse generale perché ipoteticamente è destinato a ripetersi ancora per altre settimane.
A ora non risultano fissate assemblee di Lega, ma dovrebbe essercene una dopo l’Epifania: quel che si profila, a naso, è un altro scontro con la tensione che non può non salire. È già stato molto difficile ricollocare due turni (più altri recuperi) col risultato di un febbraio ingolfatissimo. La constatazione, amarissima, che immancabilmente resta sullo sfondo, è relativa all’incapacità sistematica delle istituzioni calcistiche di darsi delle regole per tempo senza attendere che i buoi siano scappati dalla stalla per poi trovare «soluzioni pezza» col risultato che nel frattempo le accuse e i sospetti di malafede reciproca nell’andare a navigare nelle zone grigie (o nere) di mancanza di determinazioni condivise, si sono già sprecati.
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