Massimo Cellino: «Riparto da Gastaldello e faccio una squadra da salvezza»

All’ora di pranzo ha risolto due problemi. Affidato la panchina per il prossimo anno e ottenuto il dissequestro dell’ultimo milione di euro che ancora era congelato nell’ambito dell’inchiesta fiscale che si trascina da due anni. «Non sono più ricco, ma se è stato liberato vuol dire che quel milione non era da sequestrare».
Così Massimo Cellino rompe il silenzio nel quale si era chiuso dopo la retrocessione a parte lo sfogo di un paio di settimane fa fuori dal tribunale. «È fuori luogo parlare del futuro perché ancora non sappiamo se giocheremo in serie B o C» racconta, ma un tassello è andato al suo posto.
L’allenatore
«Ho visto Gastaldello, l’ho incontrato, è carico e in forma. Riparto da lui» annuncia l’imprenditore sardo. «So cosa mi ha dato e so anche cosa ho patito. È sotto contratto e con lui mi sento di andare sul sicuro. Non ho più voglia di fare salti nel buio. Non avrebbe senso prendere un altro allenatore per poi magari cambiarlo tra 15 giorni e riprendere Gastaldello. È con me da quando ho comprato il Brescia, prima da capitano e poi come allenatore, e lo consiglierei anche ad un futuro acquirente. Se era meglio cambiare guida dopo la retrocessione? Lui sul campo si è salvato. Perché se non avessimo pareggiato con il Palermo era tutto inutile. Anche la battaglia di giustizia che stiamo facendo nei confronti della Reggina» dice Massimo Cellino. Che torna al campionato scorso.

Il passato
«Sono amareggiato, ho il cuore che mi sanguina per una retrocessione della quale mi prendo le mie responsabilità anche se non le ho solo io. Se erano necessari i cambi in panchina? Rispondo chiedendo se c’era bisogno di sequestrarmi il Brescia. Comunque se potessi tornare indietro non farei molte cose che ho fatto. Chiedere scusa? Non ho fatto nulla in malafede» le parole di Cellino.
«Abbiamo avuto molti infortuni e tanti giocatori hanno reso meno delle loro possibilità» è il pensiero del presidente delle rondinelle, il quale resta in sella al club acquistato sei estati fa.
La società
«Ci sono sicuramente presidenti migliori di me, ma io non scappo. Se arrivasse una persona che ha più soldi me, più voglia di me gli mollo il Brescia. Ma con gente che si nasconde con fantomatici fondi non ci parlo neppure. Non sono egoista e non resto a dispetto dei santi, ma non vado via da Brescia danneggiando la città e lasciando la squadra a gente che non dà garanzie».
Massimo Cellino, prima ancora di aver scelto di confermare Daniele Gastaldello in panchina, pur avendo pensato - su consiglio delle persone a lui vicine - ad altri tecnici nelle scorse settimane, aveva puntato su Renzo Castagnini come direttore sportivo.

Un cavallo di ritorno all’ombra del Cidneo. «Io meno mi faccio vedere e meglio è. Il nuovo diesse sarà presente perchè è una persona valida. Se l’ho riportato è perchè l’ho conosciuto nella predente esperienza ed è un uomo capace». Ma un uomo non cambia, soprattutto all’età di Massimo Cellino. E quindi: «Castagnini ha sicuramente libertà certo, ma sempre limitata alla protezione dell’azienda. Non gli lascerò prendere o vendere i giocatori che vuole. Fino a quando sarò a Brescia l’ultima parola sarà la mia. Come fanno tutti gli amministratori di società e tutti i presidenti».
Il futuro
Il primo obiettivo è naturalmente quello di ottenere la riammissione in Serie B. «Fino a quando non succederà non voglio commentare, ma non posso negare che stiamo guardando al mercato per rinforzare la squadra» ammette il presidente.
«Promesse non ne voglio fare. Sarebbe da "bauscia" dire che voglio fare una squadra di Serie A. I soldi di Tonali per ora non mi sono ancora arrivati (andranno peraltro a bilancio nel 2024, dovrebbe trattarsi di poco meno di 5 milioni ma un conteggio preciso ancora non è possibile farlo perché occorrerà conoscere le cifre definitive dell’operazione Milan-Newcastle, ndr) e per fortuna che mi ero tenuto una percentuale sulla rivendita. Vogliamo fare un lavoro serio e onesto e costruire una squadra per salvarci. Siamo ancora nella fase della malattia e prima dobbiamo guarire e poi eventualmente correre. Abbiamo bisogno di tutti per ripartire» spiega Cellino.
«Nella mia carriera ho fatto squadre che per gli esperti erano da 6-- e con le quali poi sono andato in A o mi sono salvato e altre che erano ritenute da 8 che invece hanno fallito gli obiettivi. Lo scorso anno per la vicenda dell’inchiesta a Brescia non voleva venire a nessuno. A giugno e ancora peggio a gennaio. Quest’anno spero sia diverso. Bisoli e Cistana? Sono in scadenza, ma non è un problema visto che parliamo del 2024. Molti giocatori devono - conclude Cellino - dimostrare di meritare lo stipendio che hanno e che hanno sempre preso puntualmente».
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